I SALMI LETTI A NAZARET
Guida alla lettura e utilizzazione dei Salmi
realizzata sotto la direzione di P. EVODE BEAUCAMP o.f.m.
con un commento “nazareno” di
Fr. LINO DA CAMPO, f.s.f.
Il commento è diviso in tre parti precedute da tre parole:
“Israele”: per ricordare la sensibilità dell’Antico Testamento
“Chiesa”: che indica la sensibilità cristiana del Nuovo Testamento
“Nazaret”: che offre una lettura di ciascun salmo alla luce di Nazaret.
Prologo
“Venite e vedrete” (Gv 1,39), e i due discepoli andarono e videro e divennero testimoni e, alla luce della loro esperienza e testimonianza, camminiamo ancora oggi.
Se noi sentissimo risuonare lo stesso invito nel nostro cuore ed entrassimo “sotto l’umile tetto di Nazaret”, che albergò la famiglia di Giuseppe, con Maria e Gesù, la nostra mente e il nostro cuore si aprirebbero a una particolare contemplazione delle possibili e ideali relazioni con Dio e con gli uomini.
La casa di Gesù, Maria e Giuseppe a Nazaret è una scuola dove si diventa più umani e più divini. È il tempio dove Dio si incarna sempre più profondamente e dove l’uomo si familiarizza con il divino. È il tempio dell’incontro di Dio con l’uomo nell’umanità di Gesù.
Quando la mente e il cuore vivono a Nazaret, i sentimenti di Nazaret ne prendono possesso poco a poco e li rendono nazareni, arricchendoli di emozioni e sentimenti umani e divini, incarnati, immanenti e trascendenti.
Nella vita pubblica di Gesù, si direbbe che fiorisce quello che ha coltivato a Nazaret con Maria e Giuseppe. In primo luogo, ci sono le relazioni con Dio, che prende a manifestare il suo vero volto di Padre. Su questa sensibilità filiale, la preghiera dei salmi confluirà nel Padre Nostro.
Da buon ebreo, Gesù non modificherà il testo dei salmi, e non lo faranno neppure i suoi discepoli. Ma dal Vangelo e dagli Atti degli Apostoli si percepisce che c’è stata come una misteriosa evoluzione nel celebrarli. Si passa quasi impercettibilmente, ma in profondità, dal salmo celebrato con mentalità israelitica ed ebraica, al salmo celebrato con mentalità cristiana, dai Salmi di Davide al Padre nostro di Gesù e della Chiesa. Celebrando con cuore nazareno-cristiano i salmi, ci è dato di scoprirne e di recuperarne, giorno dopo giorno, l’umanità, la loro “cristianità” e la loro “nazareneità”.
Celebrati a Nazaret, i salmi ci portano a volte a contemplare e ad adorare Dio, il Padre, unendoci allo sguardo d’amore e religioso di Gesù, Maria e Giuseppe.
Altre volte, lo sguardo passa dal tempio di Gerusalemme, imponente e ieratico, all’umile casa di Nazaret, il tempio dell’incarnazione e del quotidiano, dove Gesù, Maria e Giuseppe vivono la loro fede e ci insegnano a vivere la nostra e dove parlano con Dio il linguaggio dell’intimità e dell’umiltà, il profilo più bello dell’amore.
A volte lo sguardo si centra su Gesù. A Lui guardano Maria e Giuseppe. A Lui guardiamo anche noi. Della sua presenza e alla sua presenza vivono Maria e Giuseppe, il germe iniziale della Chiesa e ogni comunità cristiana. Con Lui e guardando Lui, noi affiniamo la nostra intimità con Dio.
Gesù, Maria e Giuseppe costituiscono il nucleo iniziale della Chiesa. La loro preghiera diventa sempre più cristiana, giacché Cristo la rende preghiera sua. La pienezza della preghiera di Cristo sarà celebrata nella sua Pasqua: il Figlio di Dio, attraverso la porta della morte, passa dalla parte del Padre e ci insegna il cammino dell’amore da Dio all’uomo e dall’uomo a Dio. Di Maria sappiamo che ha oltrepassato il limite del tempo pasquale di Gesù per aprirsi al nostro, per ricordarci che, se una spada attraversa il cuore, la bocca può ancora cantare il suo magnificat, perché sia la vita sia la morte sono un inno a Dio e un inno all’uomo.
Nazaret è una scuola di vita, è un’officina spirituale, è uno stile di vita, dove tutti i sentimenti umani e divini diventano “cristiani”! A Nazaret il cuore comincia a purificarsi e gli stessi salmi diventano cristiani. Allora, l’insegnamento fondamentale sarà: cercheremo di giungere a Nazaret cantando i salmi con la fede di Israele e di uscire da Nazaret cantando i salmi con la fede cristiana.
Fr. Lino Da Campo
SALMO 1: A MODO DI PREFAZIONE
Israele. A modo di introduzione al salterio, il poeta intende salutare e congratularsi con coloro che hanno scelto di attenersi ai precetti del Signore. Il giusto viene definito dapprima negativamente con il suo rifiuto ad entrare nel gioco dei malvagi, cioè del “senza legge”, del peccatore e dei beffardi. Ma due motivi conducono soprattutto il cantore a celebrare la condotta del fedele: la legge di Dio è al centro della sua meditazione: allora, quale albero ben piantato e sempre verde, raggiunge, nella dimora di Dio, la stabilità e la pienezza dell’essere. Un altro fatto è garante della riuscita della sua vita: ha posto il suo cammino nelle mani di Dio, mentre il peccatore, paglia portata dal vento, si impegna in un cammino che conduce da nessuna parte.
Chiesa. Ogni uomo è un viandante sulla terra, ma più che ogni altra, la vita del cristiano implica una scelta decisiva: o egli si perderà, solo, su una strada che conduce al fallimento e alla rovina; o si impegna a camminare con Dio, secondo le sue indicazioni:
“l’uomo che ascolta le parole (del Signore) e le mette in pratica, è simile a un uomo avveduto che ha costruito la sua casa sulla roccia” (Mt 7,24).
Nazaret. “Beato l’uomo che si compiace nella legge del Signore”. Non solo possiamo contemplare questo grande “amore all’alleanza (= la legge ne è il testimone fedele)”, che il salmo proclama in Gesù, Maria e Giuseppe, ma potremmo anche trasfigurarlo, parafrasandolo: “Beato colui che ha posto la sua dimora nella casa di Gesù, Maria e Giuseppe a Nazaret”. Lì incontrerà Dio, che convive a dimensione umana con gli uomini suoi fratelli. E possiamo anche chiederci: chi sarà felice nella vita? La risposta sarà sempre: chi si compiace nella legge del Signore Gesù. Chi dimora con Gesù, Maria e Giuseppe a Nazaret. Chi fa del suo vivere una casa dove può convivere con Dio.
USO:
Impegno o decisione da prendere
Discernimento spirituale
Esercizi spirituali
TESTO: Mt 7,24
SALMO 2: C’è UN RE IN SION
Israele. I re sono in rivolta; senza dubbio in seguito alla morte del sovrano di Gerusalemme. Questo rigetto dei legami di sottomissione stupisce, perché non serve a niente. Dall’alto del suo trono, Dio se ne prende gioco; basta che egli parli perché tutto tremi. Il Signore siede in trono consacrandosi un re, a Sion. Questo nuovo venuto si presenta allora come il figlio “generato”, adottato, nell”‘oggi” di un atto liturgico. Ciò che importa ora per i re, è di sottomettersi nel timore di Dio poiché il furore del Signore sarebbe loro fatale.
Chiesa. I potenti del mondo hanno un bell’agitarsi, sollevarsi (ribellarsi), la loro vittoria resterà sempre passeggera. Si può credere che Dio è morto, o piuttosto il suo Cristo, ma questi non muore che per risorgere; in Lui, tutte le potenze nemiche sono vinte. Il Cristo, l’Unto di Dio sarà il Re dei re e il Signore dei signori; “una voce grida: d’ora in poi la vittoria, la potenza e la regalità sono del nostro Dio e il dominio del suo Cristo”.
Nazaret. Salmo messianico, che si purifica nel mistero di Nazaret, dove l’incarnazione dell’amore di Dio per il suo popolo supera le attese dello stesso popolo.
Nel cuore di Gesù, Maria e Giuseppe, si profila poco a poco il volto del vero Messia: “dominerà” con la forza della grazia, “annienterà” i nemici con il perdono e l’amore che li rende amici, li sottometterà alla legge dell’amore, che li libererà da ogni altra schiavitù. Il vero Messia regnerà dal trono della croce e dal trono del grembo di sua madre.
USO:
Natale, Pasqua
Celebrazione comunitaria analoga a quella che visse la comunità primitiva in Atti 4,24‑30, in un momento di persecuzione acuta.
TESTO: Ap. 2,26‑28
SALMO 3: VICINO A DIO QUANDO IL NEMICO ASSALE
Israele. Il supplicante espone il pericolo della sua situazione: i nemici attaccano con una superiorità schiacciante, dubitando che Dio intervenga in favore del suo fedele. Questi invece si sente sicuro, certo del contrario: non solo il Signore assicurerà la sua difesa, ma la salvezza divina darà al suo passo un’andatura vittoriosa e trionfante; non teme perché l’Altissimo lo tiene in mano. La sua fede è potente e serena al punto che, mentre Dio veglia, gode di un sonno tranquillo in mezzo al frastuono delle armi; il Signore risponde favorevolmente alla fiducia del suo servitore, in modo che al suo risveglio, non vede più attorno a sé che un avversario ridotto all’impotenza.
Chiesa. E’ ancorato in Dio che il cristiano può affrontare senza paura l’ostilità di un mondo smisuratamente forte, con la serena certezza della vittoria finale. Mancando questo aggancio sicuro, numerosi saranno quelli che saranno tentati d’abbandonare la lotta, e forse anche di venire a patti con il nemico: “Non sono solo: il Padre è con me. Vi ho detto queste cose, affinché abbiate pace in me. Nel mondo voi avrete afflizioni. Ma fatevi coraggio! Io ho vinto il mondo” (Gv 16, 32-33).
Nazaret. Mia sicurezza è il Signore, sempre vicino.
La fiducia in Dio deve essere come l’aria che si respira e ti dà vita ventiquattro ore al giorno. A Nazaret i tre ci insegnano ad immergerci nel mistero di Dio con totale fiducia. E da tale totale immersione emergono e ci fanno emergere in pace e serenità perché a Nazaret Dio manifesta totale fiducia in Gesù, Maria e Giuseppe, ovvero nella nuova umanità che si ispira alla famiglia di Nazaret!
USO:
Preghiera o ufficio della sera
Alla vigilia di uno scontro decisivo: ad esempio, conflitti sindacali
TESTO: Gv 16,32‑33
SALMO 4: TESTIMONIANZA DI UN AMICO DI DIO
Israele. Il fedele contrappone la pace che ha trovato nel Signore alle vane pretese della gente che lo attornia e che si crede abbastanza forte per fare a meno di Dio. L’uomo che pone la sua fiducia nel Signore trova in lui tutta la sua pienezza d’essere. L’infedele dovrebbe apprendere come Dio salva; salutari riflessioni lo inciterebbero ad avere paura e non a ridere. Il fedele conoscerà la gioia esultante delle ricche messi, la benedizione dell’Alleanza gli è assicurata; sul suo letto non tarda a prendere sonno, e dorme placidamente sotto la vigilanza di Dio.
Chiesa. Il ricco o il potente possono credersi felici o fanno finta di esserlo. Oseranno confessare che non hanno trovato la felicità e che hanno corso invano? La vera gioia è nella “luce del Volto divino”, e in nessun altra parte. C’è pure una felicità più alta, più piena delle più semplici gioie umane, è quella che viene non tanto dal dono, quanto dalla Mano che la dispensa. ” So in Chi ho posto la mia fiducia”.
Nazaret. “Hai messo grande gioia nel mio cuore!”. La fiducia in Dio genera grande saggezza: quando invochiamo la “luce del volto di Dio”, la luce che illumina il bene e il male, l’essenziale e l’inutile, possiamo sperare che questo ci liberi dall’ “amare le cose vane”! Chi ama le cose vane, indurisce il suo cuore, verso Dio e verso i Fratelli.
A Nazaret Gesù, Maria e Giuseppe coltiveranno la saggezza della semplicità del cuore, dell’umiltà, dell’amore, della pace, facendole diventare beatitudine!Riposeremo tranquilli nelle braccia del Signore!
USO:
Preghiera della sera
Per rompere una situazione di stallo
TESTO: Fil 4, 6‑7
SALMO 5: IN ATTESA CHE DIO RICEVA.
Israele. L’orante viene ad offrire al suo Dio un sacrificio mattutino. Tutto è pronto, ma per entrare presso Dio, bisogna essere chiamati; il fedele aspetta questo favore. Dio non riceve qualsiasi persona; tuttavia, può mettere l’uomo sul cammino della giustizia e fargli la grazia di riceverlo. Inoltre, il Signore finisce per accogliere il supplicante, mentre la morte minaccia coloro che restano fuori.
Chiesa. “Non sapete voi che gli ingiusti non possederanno il regno di Dio?” (1 Cor 6,9) dice l’apostolo. Dio non può essere complice del male; ma, d’altra parte, il giusto non può esigere l’accoglienza da parte del Signore. Perché è una grazia che risiede unicamente nella sollecitudine amorevole e gratuita di Dio. La nostra fiducia implica dunque un decentramento: dobbiamo gettarci nelle braccia dell’altro e guardare solo lui.
Nazaret. “Signore, tu benedici il giusto” perché fin dal mattino il “giusto” si schiera dalla tua parte. Il giusto sa che Dio ama il bene e detesta il male. Fin dal mattino l’uomo è chiamato a diventare “giusto”. Ogni mattina a Nazaret Giuseppe rinnova la sua giustizia schierandosi dalla parte di Dio con Maria, la piena di Grazia, e con Gesù il Figlio di Dio.
Accolti nella casa di Nazaret, anche noi con Gesù, Maria e Giuseppe, possiamo vincere ogni suggestione del male, ogni ingiustizia, ogni inganno ed avere la benevolenza di Dio come scudo che ci protegge.
Uso:
Consacrazione mattutina.
Preghiera d’offertorio
Testo: Mt 11, 28‑30
SALMO 6: GRIDO NELLA NOTTE
Israele. Un paziente cerca di suscitare la pietà presentando il suo stato come disperato: è stremato, scosso fino nell’intimo del suo essere, fino nelle sue ossa. Non ha che un numero limitato di argomenti da far valere, perché il peccato gli ha fatto perdere ogni diritto, e il perdono di Dio è un gesto gratuito. L’orante fa appello alla fedeltà di Dio, al suo impegno riguardo ai suoi servitori, perché se il Signore si mostra troppo esigente, non troverà più nessuno per cantare la sua gloria. Come spossato dalla sua richiesta, il paziente ricade nella sua prostrazione, ma il grido di vittoria scaturisce di fronte alla scomparsa dei nemici: è il ritorno alla grazia: Dio ha accolto la preghiera del fedele.
Chiesa. Gli ammalati non sono più per noi dei peccatori, ma il peccato resta una malattia, e nel più profondo dell’isolamento datoci dal nostro peccato, sentiamo pesare sempre su di noi il silenzio di Dio. Ed è il sentimento della presenza divina che ridà coraggio quando grido nel più profondo delle mie notti. Il Signore ascolta il mio appello accorato, gradisce le mie richieste; posso lodarlo.
Nazaret. “Il Signore ascolta la voce del mio pianto”. Se c’è qualcosa di universale è il gemito di chi soffre, nell’anima e nel corpo. Neanche Gesù, Maria e Giuseppe sfuggono a questa esperienza. Maria sarà ricordata nella Chiesa anche come la madre con il cuore trapassato da sette spade. Giuseppe vive l’angoscia di chi deve salvare la famiglia di Dio. E Gesù si fa nostro gemito presso il Padre. E ci darà il coraggio di gemere presso Dio e si fa nostro portavoce: “ora l’anima mia è turbata: e che cosa devo dire? Padre, salvami da quest’ora? …” (Gv 12, 27-28). Siamo certi che l’amore di Dio è quello di un Padre, ma un padre che all’amore non toglie la croce.
USO:
Celebrazione penitenziale
In momenti di scoraggiamento
Preghiera per un ammalato
TESTO: Mt 22,31‑32
SALMO 7: APPELLO AL GIUDIZIO DI DIO
Israele. Perseguitato dai nemici che lo accusano, il querelante si è rifugiato presso Dio. E’ sicuro del suo buon diritto al punto da intimare all’Altissimo di tenere delle riunioni ove sono convocati tutti i popoli. La sua preghiera per questo non cessa di essere molto umile per il proprio caso. Ma non esistono piccole cause per il Signore; questi, tramite la voce del sacerdote, risponde al supplicante: il malvagio sarà schiacciato dal male che ha concepito, perché è lui stesso che si è scavato la fossa.
Chiesa. Il cristiano, come Gesù stesso, come tutti gli uomini, in definitiva, soffre dell’ingiustizia e subisce qualche offesa al suo diritto. Ma Dio permette che l’uomo oppresso gli rivolga la sua supplica. Basta che sia una preghiera fiduciosa, e non un grido di vendetta; basta che sia l’invocazione del bambino in pericolo verso suo Padre, e non una protesta esasperata piena di autosufficienza.
Nazaret. “Signore, in te mi rifugio”. E Dio salva i retti di cuore! Angoscia, lamento e fiducia: tutti sentimenti che abbiamo sperimentato alcune o tante volte. Quello che conta è rifugiarsi umilmente presso il Signore, anche quando potremmo proclamare la nostra innocenza. Ma chi può dirsi veramente innocente presso Dio? Solo Gesù, Maria e Giuseppe potrebbero avanzare una innocenza “sicura”! Eppure, anche loro hanno condiviso il nostro appello presso Dio, e ci hanno insegnato a chiedere quella “innocenza”, che è più perdono di Dio che nostra mancanza di colpa. Non ci sarà allora da preoccuparci del nemico che cadrà nella fossa che ha cercato di scavarci davanti.
USO:
Quando c’è un senso di ingiustizia
Di fronte a delle maldicenze o calunnie che mi riguardano o riguardano il mio prossimo
TESTO: Mt 5,11‑12; Rom 12,19‑21
SALMO 8: AL FIGLIO DI ADAMO IL DOMINIO DEL MONDO
Israele. Dopo aver sottolineato il carattere straordinario e paradossale dell’interesse che Dio porta all’uomo, il salmo esalta la potenza di quest’ultimo sull’universo. E’ il mondo intero con tutto ciò che contiene ancora di estraneo e di ostile, che l’uomo riceve in eredità; e la sua vittoria sul mondo sembra portare a termine la vittoria di Dio. L’uomo è detto “coronato” di gloria e di splendore, cioè rivestito di una maestà tutta regale. Dio gli dà il dominio universale, mettendo tutto sotto i suoi piedi.
Chiesa. Quale dignità nell’uomo creato a immagine di Dio! Egli è sulla terra il segno vivente della grandezza di Dio e il suo rappresentante.
Più il cristiano si rende somigliante a Cristo con la sua conformazione al Vangelo, più egli partecipa da vicino alla sovrana regalità del Cristo sull’universo: “tutto è vostro, ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio”. Il Nuovo Testamento ha letto in questo salmo una profezia del Cristo risorto, che diviene padrone dell’universo.
Nazaret. Quanto è grande il tuo nome Signore, meglio ancora, quanto sei grande Signore!
La domanda ritorna dall’intimo del cuore e della contemplazione: “che cos’è l’uomo perché te ne curi?”. La risposta ci viene da Nazaret: lì l’uomo si rivela Figlio di Dio, lì Dio è venuto ad abitare da uomo tra gli uomini! A Nazaret si direbbe che Dio vuole farsi riconoscere nella piccolezza e nella grandezza dell’uomo, perché l’uomo non dimentichi che è stato creato a immagine e somiglianza di Dio. A Nazaret la trascendenza di Dio e l’immanenza dell’uomo si danno appuntamento in Gesù!
USO: Celebrazione comunitaria nella natura
Inaugurazione o visita di un complesso, come una diga o qualsiasi costruzione gigantesca
TESTO: 1 Cor 15,25‑28
SALMO 9‑10: GIUDIZIO DEL SIGNORE RE
Israele. Il fedele rende grazie all’Altissimo, perché la giustizia divina si è esercitata in suo favore: i suoi nemici sono crollati. Ma, per il fatto che il trono del Signore è stabilito per sempre, il suo giudizio assume un carattere universale: è pronto ad accogliere tutti gli sventurati, senza riguardo per nessuno. Da questa visione, l’orante ricade a terra. Sentendosi alle soglie della morte, implora prima di tutto Dio per se stesso, poi finalmente, non considera altro che la gloria di Dio. Segue un drammatico appello dove il paziente denuncia la perversità dei senza‑legge. Ma la sua preghiera termina in un canto di serena certezza: poiché Dio è re, gli umili vedranno realizzarsi i loro sogni, mentre i cattivi andranno alla rovina: hanno scavato loro stessi la fossa dove cadranno.
Chiesa. Siamo di fronte a molteplici forme di ingiustizia: colpiti nel nostro diritto personale o scandalo di disuguaglianze sociali. Israele ci insegna allora a volgerci verso il solo Giudice le cui sentenze siano giuste e definitive; a non bestemmiare quando siamo oppressi, ma a riprendere l’auspicio già formulato dall’antica Alleanza e che Gesù ci ha insegnato a ripetere ogni giorno: “Venga il tuo Regno”!
Nazaret. Sal 9 A (= 9): Dio salva! L’amore che Dio ha per ogni persona passa persino davanti all’amore del popolo nel suo insieme. Per il popolo, ognuno vale nella misura in cui è in relazione con la massa. Dio invece ama ognuno di un amore unico. Non abbandona chi lo cerca. Ognuno dei tre personaggi di Nazaret è prezioso. Ognuno di noi è prezioso!
Sal 9 B (= 10): A Nazaret Gesù, alla scuola di Maria e Giuseppe, vede e constata come il male sembra prevalere. Ma è apparenza: Dio farà giustizia. Tuttavia, quello che farà Dio lo vede solo il giusto, i giusti come Gesù, Maria e Giuseppe, perché vedono con lo sguardo di Dio! I giusti saranno i “puri di cuore …”
USO: Nell’ evocazione di una situazione ingiusta, per solidarietà con coloro che ne sentono il peso.
TESTO: Ap 19,1 ‑10
SALMO 11 (10): L’ORA DEL SIGNORE
Israele. Per sfuggire ai propri nemici, non si tratta di fuggire, ma di rimettersi a Dio, il rifugio sicuro. Il senza‑legge sembra padrone di una situazione, punta le sue frecce sull’uomo dal cuore retto; è la legge delle giungla che domina. Il Signore che troneggia nei cieli non può restare al di fuori di ciò che capita; ha l’occhio aperto, vede il fondo dei cuori e conosce le intenzioni segrete dei figli dell’uomo. L’empio non potrà sfuggire alla giustizia di Dio, berrà la coppa del destino che gli è riservata. Poiché il Signore veglia, pronto ad intervenire quand’è l’ora, non bisogna cedere alla tentazione di fuggire; gli uomini retti contempleranno il suo volto.
Chiesa. In una situazione di ingiustizia in cui noi avremmo voglia di lesciarci andare, siamo invitati ad abbandonarci alla Saggezza di Dio che parlerà al momento opportuno. La fede ci fa scoprire che noi abbiamo un protettore sicuro, che, di lassù, osserva tutto ciò che capita nel mondo e nei cuori. Al cristiano incompreso o perseguitato, tentato di fuggire un ambiente ostile o di scoraggiarsi, Dio offre un appoggio che rifiuta all’empio: “Io ho vinto il mondo” ‑ “Sono con voi fino alla fine dei tempi”. La giustizia trionferà, la vittoria finale è promessa.
Nazaret. “Giusto è il Signore, ama le cose giuste”. Gli occhi di Dio sono aperti sul mondo. Questo genera immensa fiducia in chi è giusto. Non solo “gli uomini retti vedranno il suo volto”, come lo fanno giorno dopo giorno Gesù, Maria e Giuseppe, ma non si sentiranno più come passeri spaventati, sempre intenti a fuggire. Se Dio li tiene d’occhio, se Dio veglia su di loro, se essi possono vedere il suo volto, allora tutto cambia. A Nazaret Gesù, Maria e Giuseppe hanno vissuto questa certezza, per questo Gesù potrà proclamare: “beati i puri di cuore … perché vedranno Dio” (Mt 5,8), ma anche perché vedranno che Dio sta vigilando su di loro!
Uso: Perdita di un impiego, di una situazione.
Vittima di intrighi, di imbrogli.
Testo: Mt 10,17‑25
SALMO 12 (11): PAROLA DI DIO E DISCORSI UMANI
Israele. Il paziente si affida al Dio salvatore, di fronte all’ingiustizia che regna nel mondo. Il tradimento umano riveste qui un carattere particolare: tutti, perfino i parenti, mentono e non mantengono la parola.
Il grido del povero che è stato spogliato, incita Dio all’azione: il Signore si alza e promette di vendicare colui che viene perseguitato. L’infelice riceverà dunque la salvezza: mentre l’uomo non cerca altro che ingannare, si può contare su Dio: la sua parola è pura, come l’argento provato nel crogiuolo.
Chiesa. Come Israele, che ha dato la sua fede al Signore e a Lui solo, si deve riconoscere che un abisso separa la fragilità delle parole umane e la solidità delle promesse di Dio. Compiendo queste promesse, il Cristo è venuto per relegare nella notte ogni menzogna:” Il cielo e la terra passeranno, dice, ma le mie Parole non passeranno”(Mt 24,35).
Nazaret. Gli uomini “si dicono menzogne l’uno all’altro”! Gesù smaschererà più di una volta la doppiezza del cuore umano. E ci dà una norma che certamente a Nazaret Gesù, Maria e Giuseppe hanno vissuto in pienezza: “il vostro parlare sia sì, se sì, no se è no”. La menzogna viene dal maligno. E Paolo dirà: Gesù è stato solo un Sì a Dio e all’uomo. La menzogna è sovente la parola dell’orgoglio e l’orgoglio è quello che porta a perdizione l’uomo. Che l’umiltà e la verità vi facciano sempre dire sì se è sì e no se è no!
USO: Nel bel mezzo di intrighi dove dobbiamo prendere le nostre responsabilità come cittadini onesti o come cristiani.
Omaggio alla Parola
Dopo una campagna elettorale
TESTO: Ebrei 4,12‑16
SALMO 13 (12): IN ATTESA DELLA SALVEZZA DI DIO
Israele. Lo sfondo del dramma che qui appare sta nell’avvicinarsi della morte, annunciato già dall’oscurarsi della vista. La domanda angosciata del paziente tradisce una grande stanchezza che prende l’andatura di un rimprovero rivolto a Dio perché persiste nella dimenticanza dei suoi. Mentre il Signore nasconde il suo volto, il nemico grida vittoria e ringalluzzisce. Ma alla prostrazione segue la supplica che si fa imperiosa. Ciò che il penitente desidera, è che Dio si degni di guardare, si degni di rispondere; e l’anima che ha appena pregato passa dalla quasi disperazione al grido di fiducia, che si coniuga con la gioia d’essere stata salvata, appagata; gli occhi sono rivolti a Dio in un’azione di grazie fatta di pace, di contemplazione della bontà di Dio.
Chiesa. Il peccato è una malattia in quanto espressione dell’abbandono di Dio. Lasciato a se stesso, il fedele perde tutta la sua sicurezza. Il suo cuore non ha nulla di quello di un eroe, pronto a far fronte al pericolo. Se Dio distoglie lo sguardo, rifiuta di ascoltare, l’anima del fedele diventa come una montagna scossa fino alle sue radici. Tale turbamento è segno di una debolezza dalla quale il nemico saprà trarre beneficio. Ma la prostrazione si cambia in ringraziamento quando, nella preghiera, il fedele ritrova la serenità.
Nazaret. “Fino a quando?” Il Signore non dimentica, neppure se uno è nato e si trova nel villaggio più misero e abbandonato. Non è facile prendere coscienza della certezza del ricordo che Dio ha per chi ne ha bisogno. Nazaret ci insegna come è possibile la presenza della Parola viva e salvatrice di Dio e, nello stesso tempo, della incapacità dell’uomo di rendersene conto. Anche al Getzemani e sulla Croce Gesù continuerà a proclamare la presenza dell’amore di Dio: “Nella tua misericordia ho confidato!”
USO: Celebrazione penitenziale
Momenti di aridità spirituale
Presso un moribondo
TESTO: Gv 12,27‑28
SALMO 14 (13): IN UN MONDO SENZA DIO
Israele. Il fedele afferma subito che la terra è corrotta e sembra stabilire un legame tra il male universale e il fatto di negare Dio. Pertanto, si tratta per il Signore di decidere se dovrà finirla con questo mondo, visto che non può trovarvi neppure un giusto?
Dio dovrà intervenire: il peccatore, che spinge l’empietà fino a opprimere il popolo di Dio, perirà nello spavento, ma per Israele, è la salvezza che gli verrà da Sion. In un mondo senza fede né legge, il giudizio di Yahve si pone dalla parte dei giusti.
Chiesa. L’opposizione tra i due mondi, quello di Dio e l’altro, è irriducibile. Come un tempo per Israele, il Cristianesimo è rigettato dalla stessa società che ha il compito di trasformare. Ma alla Chiesa di Cristo è promesso lo stesso felice esito del popolo dell’Alleanza, ma alla fine dei tempi:
“Il mondo si rallegrerà, dice il Cristo; voi sarete tristi, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia”(Gv 16,20); e l’Apostolo aggiunge:
“La nostra cittadinanza infatti è nei cieli, da dove aspettiamo pure, come Salvatore, il Signore nostro Gesù Cristo, che trasformerà il corpo della nostra umiliazione, rendendolo simile al corpo della sua gloria, secondo l’operazione con cui egli può rendere soggette a sé tutte le cose” (Fil. 3,20‑21).
Nazaret. Dio è con la stirpe del giusto!
Desolante quadro di una corruzione generale: tutti hanno traviato!
Come ha fatto Gesù da Nazaret, il nostro sguardo vede che la grande persecuzione di oggi è la corruzione generale e la tranquillità di fronte al male. Ma Gesù viene per dire che Dio è con la stirpe del giusto, il giusto Giuseppe e la Vergine Maria. Vogliono ingannarci? Il Signore è nostro rifugio!
USO: Per un gruppo di credenti, vittime di critiche o calunnie.
TESTO: Fil 3, 20‑21
SALMO 15 (14): L’OSPITE DELLA MONTAGNA SANTA
Israele. Per chi va al tempio, si tratta niente di meno che di essere l’ospite del Signore e di abitare sulla santa montagna. Le porte del santuario sono “porte di giustizia” che solo il giusto deciso a restare fedele, a camminare umilmente con il suo Dio, è autorizzato a varcare. Non si lasciano entrare presso di lui seminatori di discordie, fautori di disordini. Dio riceve presso di sé solo coloro che lo temono e che disprezzano il vile, il reietto. Alle condizioni richieste, si può diventare l’ospite del Signore ed essere sicuro della sua protezione; egli è la Roccia eterna che impedisce di vacillare.
Chiesa. O Dio, tu non vuoi essere complice del male. Prima di entrare da te, voglio scrutare il mio cuore, informarmi sulle mie disposizioni generali. Ciò che tu mi chiedi, è di praticare la giustizia, di amare con tenerezza e di camminare umilmente con te. Per entrare nella tua dimora, o Padre, il Cristo esige l’amore dei fratelli. L’esercizio di tale amore mi permette di essere l’ospite di Dio: “Venite, benedetti del Padre mio”.
Nazaret. Per abitare il tempio del Signore, il suo monte santo, e per abitare la casa di Nazaret (la Chiesa, in ultima analisi) le condizioni morali sono le stesse!
Gesù riprenderà e insegnerà queste condizioni con la parola e con l’esempio della sua vita, vissuta con Maria e Giuseppe. Con Maria e Giuseppe, Gesù sa che il sì è sì e il no è no. E sa che la fedeltà nelle piccole cose del quotidiano è la base per le grandi fedeltà.
Solo chi fa crescere in sé un cuore nazareno potrà essere ospite nella casa di Nazaret.
Uso: Esame di coscienza.
Celebrazione penitenziale.
Testo: 1 Gv 3, 3‑10
SALMO 16 (15): LA SCELTA CHE APPAGA
Israele. Il fedele presenta una professione di fede: si tratta di scegliere il Signore e di rifiutare i falsi dei. Più che a questi dei di morte, egli si affida al Signore per il suo destino: ora, per l’orante, è Dio stesso che sarà la sua eredità e il suo “premio”, estratto a sorte. La gioia dell’unione personale con Dio, si esprime allora in una confessione di felicità. Il Signore è lì, vicino al fedele per consigliarlo, istruirlo e metterlo in guardia, in caso di pericolo. La sicurezza di quest’ultimo è perfetta ed egli esulta, perché Dio è la sua gloria.
Chiesa. Come per Israele, Dio apre al cristiano l’accesso alla sua grazia, lo guida e lo sostiene. E se egli chiede un impegno, è perché si è impegnato totalmente lui stesso, per cui egli aspetta che l’eletto risponda non di cattiva voglia, ma liberamente all’Amore di un Dio che lo tratta gratuitamente come figlio e come erede: “Signore, tu, mia parte di eredità e mio calice” sono le parole supreme della fede, della fiducia e dell’amore gioioso.
Nazaret. Chi ha scelto Dio come partner della propria vita, è felice di vivere alla sua presenza. Gesù trasmette a Maria e a Giuseppe la gioia e la sicurezza di vivere alla presenza di un Dio che è Padre. Maria e Giuseppe ci insegnano la gioia e la sicurezza di vivere alla presenza e della presenza di Gesù, il Figlio del Padre. La presenza reciproca è pienezza di vita ed è la fonte della gioia più profonda, perché è la realizzazione dell’amore. Neppure la morte è temibile in questa prospettiva; anzi, ogni vero amore vive prospettive di immortalità. Tutto questo lo possiamo assaporare, se con Gesù verso il Padre, con Maria e Giuseppe verso Gesù, possiamo dire:”Sei tu Signore, l’unico mio bene”.
Uso: Impegno: professione religiosa, professione di fede di un adulto.
Rinnovamento delle promesse battesimali.
Testo: Gv 15,9‑16
SALMO 17 (16): L’INNOCENTE AL SICURO PRESSO IL SIGNORE
Israele. In nome della “giustizia”, un fedele intima al Signore d’ascoltare le sue grida. Il richiedente si affretta a precisare che il suo procedimento è puro da ogni arteficio; d’altronde Dio è attento solo a cause giuste. Il fedele invita il Giudice supremo a sondare le profondità del suo cuore; e questo persino nel silenzio della notte. L’orante può quindi implorare la risposta divina ai desideri espressi. Sotto la vigilanza di Dio, vivrà in pace e potrà incontrarsi faccia a faccia con lui.
Chiesa. O Dio, tu difendi le cause giuste, possono condannarmi, tu metterai in luce il mio diritto. Andrò ad incontrarti nel luogo dove tu dimori e ti ridirò la mia fedeltà. No, non mi lascerò sedurre dalle promesse ingannevoli degli uomini, ma entrerò con te, o Dio, nella lotta per l’avvento della giustizia. Presso di te, sono al sicuro, ma fuori il nemico attende, veglia sempre, mi basta uscire per sentirmi perseguitato, attaccato. Signore, liberami affinché io possa godere in pace dei beni della tua casa, nutrirmene a sazietà, fino a lasciarne per la mia discendenza, e ritrovarmi un giorno insieme a te.
Nazaret. Gesù si fa supplice nella voce dell’innocente perseguitato e con noi continua a chiedere al Padre “mostraci i prodigi del tuo amore”. Il Vangelo non ci dice che Gesù, Maria e Giuseppe abbiano avuto privilegi o miracoli a loro favore. Essi sono fra di noi voce di supplica al Padre. Ed essi sono la forza e la speranza della nostra supplica. Lo hanno iniziato a Nazaret e lo continuano con ognuno di noi oggi, quando riusciamo a fare nostra la speranza “al risveglio mi sazierà della tua presenza”.
USO: Situazione personale di ingiustizia
TESTO: Lc 23, 34
SALMO 18 (17): IL SIGNORE E IL SUO CONSACRATO
Israele. I. Un’angoscia mortale stringe il re: egli è fatto bersaglio agli attacchi del nemico e anche all’assalto delle potenze infernali. Egli grida verso Dio che prende decisamente posizione a favore del suo Consacrato. Egli rinnova in suo favore la prodezza della creazione e appare in una teofania di tuoni e lampi. Dall’alto dei cieli, tende la mano al re e lo salva dalle grandi acque dell’angoscia. Ma la fedeltà del Signore esige reciprocità: perché il Padre ha dispiegato tutta questa potenza salvatrice se non per il fatto che il figlio in contraccambio non si attacchi che a Lui.
Israele. II. Poiché è entrato lealmente nel gioco del suo Dio, il re è stato investito di una potenza irresistibile. I suoi nemici lo tenevano in loro balia; ora egli piomba loro addosso e il suo successo è totale e senza ombra. Questa fulgida vittoria accresce il suo prestigio e lo pone “alla testa delle nazioni”. Per questo, rende grazie al Signore con un inno trionfale.
Chiesa. Il trionfo di Cristo sul mondo e la morte ci riveste di un sentimento di potenza vittoriosa, che costituisce un elemento essenziale di tutta la spiritualità cristiana. In effetti, il Salvatore non è venuto per spingerci ad una diserzione, ma a una conquista del mondo. Questo impegno sorpassa le nostre forze, ma il Cristo è la nostra forza e, da questa Città che ci ha affidato, noi attendiamo questo stesso Signore che
“trasformerà il nostro corpo di miseria per conformarlo al suo Corpo di gloria, con questa forza che Egli ha di poter sottomettere a sé tutto l’universo” (Fil. 3,21)
Nazaret. Questo salmo complesso celebra la certezza che solo in Dio c’è la salvezza. È divisibile in tre parti:
Prima parte: è canto di ringraziamento, perché Dio si rivela come “mia roccia, mia fortezza, mio liberatore”, canto sussurrato nel cuore da Maria e da Giuseppe, quando riescono a mettere in salvo il loro bambino da Erode e dall’Egitto. La “debolezza di Gesù” rende forti e coraggiosi Giuseppe e Maria.
Seconda parte: alla teofania terribile dell’Antico Testamento, Dio proporrà la sua nuova teofania: la nascita di un bambino! Dio si manifesta di un amore fragile, per vedere di salvare l’umanità che ama!
Terza parte: Il Signore ci tratta secondo una giustizia che risponde in forma diretta alle scelte dell’uomo: “ Con l’uomo buono tu sei buono, con l’uomo integro tu sei integro, con l’uomo puro tu sei puro, con il perverso tu sei astuto” (Sal 18, 26-27).
USO: Per cantare il trionfo di Cristo o la permanenza vittoriosa della Chiesa nel tempo
TESTO: Fil 3,20‑21
SALMO 19 (18): SOLE E LEGGE GLORIA DI DIO
Israele. I cieli cantano alla gloria di Dio: questi restano a testimoni privilegiati ed entusiasti della creazione della terra, essendo stati gli unici spettatori dell’avvenimento. E’ una lode all’indirizzo del Dio creatore che si fa udire fino ai confini del mondo. Ma è al levar del sole che esiste la ragion d’essere di questo canto cosmico alla gloria di Dio.
Come l’astro del giorno, la legge glorifica Dio; e da questo elogio noi passiamo all’adesione alla legge: è il cammino perfetto che premunisce contro gli errori fatali. Per questo ci si invita a fare uno sforzo per penetrare i segreti di questa legge e a lasciarci consultare e correggere da essa.
Chiesa. Dio ci chiede di costruire la nostra vita come lui ha costruito il mondo. La sapienza contenuta nell’universo ci è stata affidata, in modo che obbedendo alle esigenze di Dio, noi diventiamo responsabili dell’ordine dell’universo e della gloria divina che vi si manifesta. Coscienti delle nostre imperfezioni e delle nostre debolezze, sollecitiamo da Dio la grazia di convincerci delle sue volontà: “che si degni farci pervenire alla piena conoscenza della sua volontà in tutta saggezza e intelligenza spirituale”.
Nazaret. I comandamenti del Signore sono limpidi. Chi mi ama li osserva. Chi li osserva possiederà la contemplazione dell’amore e chi ama sarà veramente libero.
Quante volte Gesù, Maria e Giuseppe si saranno incontrati in questa contemplazione che vede nel riflesso dell’universo la sapienza dell’amore di Dio che crea e ricrea l’uomo e il popolo a sua immagine!
USO: Impegno
TESTO: Mt 13,3‑33
SALMO 2O (19): UN POPOLO IN PREGHIERA PER IL SUO RE
Israele. Assistiamo allo svolgersi di una liturgia regale nel tempio. Mentre il Re lotta contro il nemico, il popolo implora il Signore e la sua preghiera viene accompagnata, senza dubbio, da un sacrificio. Come risposta, Israele riceve un oracolo favorevole. Rassicurato, ribadisce la sua fiducia in Dio: è da Dio e da Dio solo che riceve la sua forza.
Chiesa. Il cristiano, in pericolo di soccombere, non implora un Dio inaccessibile: il Tempio, è Dio in noi nella persona del Figlio: “E ha piantato la sua tenda in mezzo a noi” (Gv 1,14); è anche Dio in noi, nella persona dello Spirito Santo: ” Non sapete che siete un tempio e che lo Spirito abita in voi?” (1 Cor 3,16). Come, allora, il Padre non ci ascolterà? “Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, chiedete ciò che volete e l’avrete” (Gv 15,7).
Nazaret. In questo salmo messianico, il re prega per il suo popolo e il popolo per il suo re. Gesù, nostro re, prega per noi, noi per Gesù, perché il suo Regno si estenda a tutti gli uomini e paesi. Il nuovo re, che cresce nell’umiltà di Nazaret, prega per quelli che riuscirà a riscattare con il suo amore. Noi, con Maria e Giuseppe, chiediamo di imitarlo nel suo voler sempre fare la volontà salvifica del Padre.
Uso: Per i nostri direttori spirituali e temporali.
Inizio di un anno di pastorale.
Partenza missionaria.
Testo: Gv 15, 7
SALMO 21 (20): IL SIGNORE ACCOGLIE E INCORONA IL SUO RE.
Israele. Un sacerdote esprime al Signore la gioia del re nel trovarsi vicino a Dio. Anche se l’ospite sembra non fare alcuna domanda, riceve l’oracolo divino. Il monarca lascia allora il tempio con la certezza di una vittoria sicura. La forza salvifica che invade il re al momento di questo incontro con Dio, si riversa come gloria e benedizione sul popolo e la sua terra. Il popolo grida la sua fierezza: è il Signore il vero eroe, è lui il grande trionfatore, e non il re: la forza vitale del re, è quella stessa di Dio.
Chiesa. La vera gioia è una gioia in Dio, la gioia di un incontro con Dio che porta a compimento l’uomo. Il sogno di vita e di felicità che abita il nostro cuore avrà il suo pieno compimento nella contemplazione eterna del volto di Dio. L’entrata di Cristo nella casa del Padre, viene ad essere per noi, cristiani, una garanzia del nostro pieno successo nella lotta in cui siamo impegnati. Il Figlio di Davide, avendo ricevuto la vita, si troverà d’ora in poi in pieno possesso della forza stessa del suo Dio; sarà sicuro di una vittoria totale su tutte le potenze di tenebre e di morte:”il Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che si sono addormentati (= sono morti)'”.
Nazaret. Questo salmo celebra la vittoria del Messia, per noi cresciuto a Nazaret. Ma c’è un capovolgimento di prospettiva: a Nazaret non c’è nostalgia per una gloria legata a una stirpe regale o per vittorie con le armi. A Nazaret c’è invece l’attesa della gloria, che avverrà dopo una morte vissuta come coronamento di un amore totale. Gesù, re, mostrerà la sua gloria con la morte e, oltre ogni male, con la vittoria della risurrezione. Anche noi, con Maria e Giuseppe, aspettiamo la piena manifestazione di Gesù nostro fratello e nostro Re.
Uso: Evocazione di un trionfo finale in Dio; beatificazione, canonizzazione.
Ascensione.
Testo: 1 Cor 15,20‑24
SALMO 22 (21): IL SIGNORE FA GIUSTIZIA AL SUO POVERO
Israele. Condannato a morte, il querelante fa appello alla fedeltà del Signore verso Israele. Di fronte alla forza ufficiale, con il disprezzo della folla e perfino di fronte alla morte, è comunque sicuro di essere ascoltato, al punto da far seguire il suo lamento da un ringraziamento. Egli invita coloro che “cercano Dio” a condividere la sua gioia, poiché il suo ritorno alla vita e la sua giustificazione lasciano presagire il regno di Dio su tutti i popoli.
Chiesa. Il cristianesimo ha raccolto da Israele questa consolante certezza: la vita, la luce e la Giustizia non possono venire da quaggiù. Il Cristo nella sua “kenosis” apre ai vinti della storia la Via della vittoria, a condizione che accettino di morire e di risorgere con Lui: “Egli si è abbassato, facendosi obbediente fino alla morte” (Fil 2,8), ma “Dio lo ha risuscitato, questo Gesù (…)” e “lo ha fatto Signore e Cristo” (Atti 2,32-36).
Nazaret. Gesù, sulla croce, farà sua l’invocazione iniziale del salmo “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. I nazaretani lo abbandoneranno quando comincerà a parlare loro di come Dio è venuto a loro per salvarli. Solo Maria e Giuseppe gli saranno di sostegno fino alla fine. Sulla croce Gesù porterà ogni dolore umano, sotto la croce sua madre e Giovanni scopriranno fin dove è capace di giungere Dio per dirci che ci ama.
USO: Salmo della Croce: domenica delle Palme, Venerdì santo
Situazione di condanna ingiusta vissuta in comunione con Cristo
TESTO: Fil 2, 5‑11
SALMO 23 (22): RITORNO ALL’OVILE
Israele. Il Dio dell’Alleanza riprende in mano il destino del suo popolo. Israele aveva esaurito la sua forza nel correre dietro a falsi dei; la presa a carico del Dio‑Pastore assicura ormai ai suoi difesa e sussistenza. Il gregge potrà soddisfare il suo appetito senza timore. Quando Dio serve, serve abbondantemente: la tavola è abbastanza ricca da provocare la rabbia del nemico. Israele è colmato dalla felicità e dall’amore del suo Dio, e la gioia d’essere presso il Signore ha sapore d’eternità.
Chiesa. Sulla strada che conduce alla casa del Padre, abbiamo la sicurezza di non mancare di nulla. Il Dio‑Pastore ci avvolge con la sua sollecitudine benevola; egli desidera soddisfare tutte le nostre aspettative, tutte le nostre seti. Questo cammino che conduce al riposo finale è un cammino di perdono, di giustizia, ma non un percorso facile. Dio vuole tirarci fuori da tutte le nostre schiavitù per aprirci la porta della giustizia, là dove potremo contemplare il suo volto. Le prove della strada sembrano leggere quando brilla la speranza di trovare ogni felicità, ogni ricchezza nella casa di Dio.
Nazaret. Con Gesù, il Buon Pastore prende un volto umano a Nazaret. Da Nazaret percorrerà le strade degli uomini, per invitarli a seguire in Lui il buon Pastore che conduce al Padre. A Nazaret imparerà come sfruttare i simboli del quotidiano: l’acqua, l’olio, il pane, tutti elementi vitali per la vita quotidiana. Diventeranno l’alimento vitale per la nuova famiglia, la Chiesa: l’acqua del battesimo, l’olio della confermazione, il pane dell’eucaristia. Nazaret è profezia della Chiesa guidata da Gesù Buon Pastore.
USO: Rinnovamento delle promesse battesimali
Salmo di comunione: ringraziamento con un malato
Sabato santo
TESTO: Gv 6,35 e 54
SALMO 24 (23): VERSO LA MONTAGNA DEL DIO RE
Israele. Gli Israeliti si dirigono al tempio e il sacerdote enuncia le condizioni per entrarvi. Segue un canto che si ricollega al rito di processione dell’Arca: il popolo è chiamato a seguire il Signore fin dentro al santuario dove il Dio della vittoria è entrato per primo.
Chiesa. Per il Cristo risorto si sono già alzati i frontali delle porte celesti e il Signore ha fatto il suo ingresso nel Tempio eterno. Su questa montagna santa, Egli ci attende, perché noi siamo del suo seguito e vuole associarci al suo trionfo:
“Verranno e inneggeranno sull’altura di Sion, affluiranno ai beni del Signore…
Essi saranno come un giardino irrigato… io li consolerò, e li allieterò dopo le loro pene”. (Ger 31,12‑14)
Nazaret. Anche per entrare a Nazaret valgono le tre condizioni proposte dal salmo: mani innocenti, cuore retto, sincerità-lealtà. A queste condizioni, con il cuore puro, si potrà vedere la presenza di Dio in Gesù, il Verbo incarnato. E si potrà vedere in ogni uomo la presenza di Gesù, come lo si proclamerà al giudizio finale.
Uso: Ascensione, Cristo Re.
Benedizione delle chiese, dei luoghi di culto
Testo: Lc 19,38
SALMO 25 (24): IN RICERCA DELLA STRADA DI DIO
Israele. Un penitente conta sul perdono divino per poter intrapprendere un nuovo cammino sotto la guida di Dio. La misericordia divina non può essergli rifiutata. Il Signore non manca mai di rispondere a colui che si rivolge a Lui, disposto a essere fedele alle esigenze dell’Alleanza. Dopo la confessione liberatrice delle sue mancanze, il fedele si affida a Dio che lo fa entrare nella sua intimità. La strada della felicita è aperta al penitente; ma temendo la sua debolezza, rimarrà con gli occhi fissi su Dio, appoggiandosi alle promesse divine.
Chiesa. Nessuna mancanza, per grande che sia, deve farmi perdere la fiducia divina. La tenerezza e la misericordia di Dio sono da sempre e per sempre per chi lo teme. Certo, Dio non mi deve nulla; non ho giustizia da far valere davanti a Lui; tuttavia, egli non saprebbe mancare all’onore del suo Nome che il mio fallo ha compromesso; e io conto sul suo perdono. Dio saprà ricominciare con me e guidarmi sulla strada della felicità dove condividerò i segreti della sua intimità. In Lui riposa tutta la mia speranza, è lui che mi guida e mi istruisce.
Nazaret. Salmo nazareno per eccellenza. Gesù si fa solidale con chi porta il peso del peccato e spera nella misericordia di Dio per esserne liberato. Con Gesù già si profila la luce della risurrezione.
Vengono inoltre convalidate le virtù nazarene: l’umiltà (“guida gli umili secondo giustizia”), la povertà (“insegna ai poveri le sue vie”). I tre di Nazaret saranno maestri di vita: Maria madre della sapienza, Giuseppe patrono della vita interiore, Gesù via verità e vita.
USO: Celebrazione penitenziale
Ripresa fiduciosa sotto la guida di Dio.
Decisione da prendere dopo un errore
TESTO: Rom 6,4‑11
SALMO 26 (25): VERSO L’ALTARE DEL DIO DI GIUSTIZIA
Israele. Il fedele vuole avvicinarsi all’altare del Signore per presentarvi il suo sacrificio. Al suo arrivo, egli giura la sua innocenza: da una parte, conduce la sua vita sotto lo sguardo di Dio; dall’altra, evita la compagnia del malfattori. Soddisfa dunque le condizioni di ingresso; si avvia verso l’altare e fa risuonare il suo ringraziamento.
Chiesa. All’offertorio della messa, noi diciamo con il salmista: “Lavo le mie mani, sicuro della mia innocenza”. Questo linguaggio non è quello del fariseo del Vangelo; noi esprimiamo con questo un auspicio: quello di essere purificati, per poter offrire il sacrificio. Difatti, noi nascondiamo le nostre miserie e scompariamo dietro l’unico Giusto capace di presentarsi al Padre.
Nazaret. Signore, amo la casa dove dimori. Signore, amo Nazaret dove hai iniziato ad abitare il nostro quotidiano con corpo umano assieme a Maria e a Giuseppe. A Nazaret Gesù siede con persone giuste come Maria e Giuseppe.
A Nazaret, con Maria e Giuseppe, Gesù fa della tavola un altare del pane condiviso e frutto del lavoro dei tre. Nazaret diventa il “nuovo tempio”, dove impariamo a diventare fratelli. A Nazaret il nostro canto del salmo prende un significato nuovo: “amo la casa dove dimori” fra di noi, o Signore, e giorno dopo giorno ci fai famiglia.
USO: Celebrazione penitenziale prima dell’ Eucaristia o prima di una preghiera comunitaria
TESTO: 1 Gv 1,5‑7
SALMO 27 (26): CONSOLAZIONE PER L’ACCOGLIENZA DI DIO
Israele. Questo salmo racchiude due brani liturgici. Il primo rievoca l’entrata di un guerriero nel tempio. Questi afferma di non aver paura di nessuno perché in Dio ha trovato salvezza, luce e forza. Il guerriero comunica la felicità che sperimenta nel trovarsi presso il Signore; assapora la presenza divina. Sa di essere ormai al riparo da ogni male, Dio lo avvolge e lo protegge.
Nella seconda parte del salmo, il fedele si presenta come un “servo di Yahvé”. Falsi testimoni si alzano furiosamente contro di lui; egli si rifugia presso il suo Padrone. La sua unica probabilità di salvezza sta nello sguardo favorevole di Dio, Lui solo lo appaga, e da Lui, riceve la certezza di essere accolto, anche se padre e madre lo abbandonassero.
La fiducia in mezzo al pericolo costituisce il luogo comune delle due parti del salmo.
Chiesa. La vera consegna del credente, l’unica suscettibile di procurargli la salvezza, è di rimettersi a Dio, qualunque sia la situazione di fatto. E’ presso Dio che si acquista la forza della vittoria: “Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?”. Raccomandandoci di abbandonare il nostro destino nelle mani del Padre, persino nei momenti più tragici, Cristo ci insegna una fiducia che non ci ripiega su noi stessi, ma una fiducia che liberandoci, ci apre a delle preoccupazioni più ampie: “Cercate prima di tutto il Regno di Dio e la sua giustizia”.
Nazaret. Se Dio ci è familiare come Gesù per Maria e Giuseppe, chi potrà toglierci la fiducia che tutto avrà una soluzione positiva? Se il nostro sguardo va a Gesù, come lo sguardo di Maria e di Giuseppe, Nazaret diventa una dimora sicura e dà pieno significato al salmo: “[Dio] mi nasconde nel segreto della sua dimora” e io sono al sicuro, la mia fiducia è totale, mi trovo nel segreto dell’amore di Dio.
Uso: Preghiera di fiducia nella prova, con i malati.
Celebrazione in una camera ardente.
Sacramento degli infermi.
Testo: Gv 14,23‑28
SALMO 28 (27): DI COLORO CHE DIO ASCOLTA
Israele. Il re chiede al Signore di essere ascoltato, poiché se Dio rimane assente, egli si sente condannato a morte. Quando sa che Dio non accoglie i senza‑legge e le persone dal cuore doppio, egli rifiuta ogni complicità con loro. L’oracolo che segue annuncia la rovina di coloro che non fanno i conti con Dio e promette l’aiuto del Signore al fedele che spera in lui. Allora, il salmista rende grazie riprendendo per suo conto l’antica formula:”Benedetto sia il Signore”.
Chiesa. Introducendoci nell’intimità divina, la preghiera ci apre la porta d’un universo di giustizia, dove si può entrare solo rompendo con il male:
” Se uno non rimane in me,
è gettato via come il sarmento e si secca;
poi vien raccolto e gettato nel fuoco a bruciare.
Se rimanete in me
e le mie parole rimangono in voi,
chiedete quel che volete,
e l’avrete” Gv 15, 6‑7
Nazaret. Gesù è la Parola vivente che dà vita. Senza di essa vi è il silenzio della morte. Maria e Giuseppe ascoltano, vedono, toccano questa Parola. Ne prendono cura. Non c’è silenzio in Dio dopo che ha pronunciato il suo Verbo. E Dio ascolta il suo Verbo, che intercede per noi.
USO: Quando Dio tace
TESTO: Gv 15, 6‑7
SALMO 29 (28): QUANDO APPARE IL SIGNORE RE
Israele. L’onnipotenza e la maestà attribuite alla voce di Dio gli conferiscono un carattere aggressivo che gli si addice. Prima di tutto, questa voce domina le acque, non quelle sotto, ma le grandi acque del cielo. Dalle altezze celesti, essa si abbatte sulla terra, trascinando al suo seguito l’uragano che spazza via tutto fino alle cime dei monti; d’un balzo raggiunge il deserto che sembra danzare sotto la forza dell’aquilone. Il temporale che sorge alla voce di Dio non è per Israele una forza misteriosa, distruttrice, è il sorgere dell’azione divina. Dio prende posto sul trono regale innalzato sulle acque, affermando cosi il suo dominio assoluto sulla creazione. Lungi dal tremare, Israele si sente investito dal potere sovrano del suo Dio.
Chiesa. La potenza di Dio che fa irruzione nella mia vita è una forza che spazza via tutto sul suo cammino. Ma perché temere? Il passaggio di Dio per sconvolgente che sia non è altro che l’invasione di una presenza che porta la vita, distruggendo quanto pone ostacolo al dono pieno dell’amore. La potenza e la gloria appartengono al Cristo che regna nei cieli e che vuole regnare in me.
Nazaret. È bello per Israele vedere, nello scatenarsi della natura, un alleluia di Dio per l’uomo che la abita. Ma a Nazaret, ove il nuovo “Re siede per sempre”, la regalità di Dio sceglie l’espressione dell’umiltà, sceglie la dolcezza della risposta d’amore del Figlio prediletto,circondato da Maria e da Giuseppe. Nel tempio dell’universo tutti dicono “gloria a Yahvé”. Nella casa di Nazaret tutti vivono della tua gloria incarnata e fatta presenza d’amore.
Uso: Pentecoste.
Anniversario di fondazione di una Comunità.
Celebrazione di una conversione.
Accoglienza delle decisioni di un Capitolo generale.
Testo: Ap 5, 9‑14
SALMO 3O (29): SERENO DOPO LA TEMPESTA
Israele. Un paziente rende grazie a Dio per averlo tolto dal baratro, cioè dal peccato e dalla morte. Egli invita allora i credenti a celebrare Dio assieme a lui, dato che la sua esperienza personale non è che un esempio di come il Signore agisce verso tutti i suoi. Il fedele non inciamperà più ormai; solido come la roccia, intona un canto che spera non veder mai finire.
Chiesa. Secondo la grande legge del perdono, la collera è un momento sempre ridotto al minimo, in quanto il tempo della grazia dura all’infinito. La misericordia divina dissipa l’angoscia umana che cede allora il posto alla gioia e all’azione di grazie, come il giorno succede alla notte.
Nazaret. A Nazaret Gesù, Maria e Giuseppe hanno vissuto giorni di gioia e giorni di pena con i loro concittadini e si sono uniti alle loro gioie e alle loro suppliche. Tuttavia, Maria e Giuseppe sentono le minacce a Gesù quando comincia la vita pubblica. Si profilano davanti a loro, come davanti a Gesù, l’ombra della croce e la gioia della risurrezione.
Uso: Ringraziamento dopo la confessione.
Quando ritorna la serenità.
Testo: Lc 15,9‑10.
SALMO 31 (30): NELLE MANI DI DIO
Israele. Dopo un grido di aiuto a Dio, il querelante descrive la sua situazione. E invece di affermare la sua fiducia nel Signore, l’afflitto confessa di essere giunto a dubitare di Dio stesso. Ma, o meraviglia! il Signore ha accolto la sua preghiera. Ecco di cosa invitare i suoi a rimanere saldi. Dio ha agito contro ogni previsione; chi esiterebbe a ricorrere a lui nelle difficoltà dell’esistenza? Nelle tue mani, mio Dio, rimetto il mio spirito, tu che mi hai reso libero.
Chiesa. Sono invitato a nascondere la mia vita in Dio e ad affidargli pienamente il mio destino. Oggi, come ieri, le forze del male assalgono ogni uomo. Ma grande forza risiede nel fatto che io affronti non da schiavo le lotte della liberazione. Sono un “liberto” del Signore, anche se non preservato da numerose schiavitù .
E’ su di te, mio Dio, che io punto, a causa di quello che hai fatto; ti do la mia vita, mi fido di te; mi sento bene con te. Sia benedetto il Signore che mi ha mostrato il suo amore!
Nazaret. Quante volte ognuno dei tre di Nazaret ha fatto suo questo salmo nei suoi tre momenti: “mi sono rifugiato in Dio e non mi ha deluso; a volte il male sembra travolgermi, ma non devo perdere la fiducia in Dio; la bontà di Dio è più forte di tutto”, fa riprendere sempre coraggio ricorrendo a Lui. Gesù sperimenterà al massimo questi sentimenti al Getzemani, Maria nell’accompagnarlo fino alla morte e alla nascita della Chiesa, Giuseppe quando ha dovuto prendere le sue decisioni per salvare Gesù e la madre sua.
USO: In occasione di una decisione importante
Di fronte alla morte
TESTO: Lc 23, 46
SALMO 32 (31): LA LEZIONE DI UN PERDONO
Israele. Un paziente viene liberato dal peso del suo peccato e l’armonia tra lui e Dio è ristabilita. E’ grazie alla confessione della sua colpa che il penitente ha trovato rifugio presso il Signore. L’angoscia causata dall’ostilità con Yahvé, cede il posto ora alla pace che nasce dall’intimità con Lui.
Chiesa. Lo Spirito ci sta accanto, e si offre a dirigerci e a consigliarci; ma è necessario che noi rinunciamo a ostinarci su percorsi sbarrati. A recalcitrare, non si giunge che a disgrazie in catena. E’ nell’abbandono alla volontà divina che risiede il segreto di una esistenza circondata dall’affetto del Signore.
Nazaret. Beato chi si sente perdonato. E Gesù si farà dispensatore di questa beatitudine. Spezzare la chiusura su di sé, sul proprio peccato, è una gioia intima e divina. Riuscire a chiedere perdono è dono divino. Retto di cuore è anche colui che riconosce il proprio peccato, non lo giustifica, chiede perdono e ringrazia. Gesù dirà che c’è più festa per un peccatore convertito che per 99 giusti. Maria sarà rifugio dei peccatori. Giuseppe, il giusto che guida all’incontro con Dio.
Uso: Celebrazione penitenziale: confessione dei peccati
Testo: 1 Gv 1,8ss.
SALMO 33 (32): AGLI ORDINI DEL PADRONE
Israele. I giusti sono invitati a lodare Dio. Il motivo di questo concerto di lode è l’efficacia della parola divina e la sua rettitudine. Questa potenza che crea è pure manifestazione della sapienza di Dio; essa implica l’idea di un disegno pensato a fondo, di cui niente e nessuno può impedire la realizzazione. Il Dio del cielo opera da Padrone sovrano sulla terra, e la parola che si impone alla storia può diventare una fonte di vita, per tutti coloro che confidano in Dio.
Chiesa. La sollecitudine di Dio non si iscrive solo nell’opera della creazione o nella cronaca delle nazioni, ma anche nella vita degli individui, nella mia vita personale. Lo sguardo di Dio è tanto inevitabile quanto infallibile. Trovo ovunque l’azione preveniente del Padre che mi permette di sfidare le prove della vita e mi dà il gusto di amare. Tutto l’universo proclama la presenza di Dio; ma è nel più intimo del mio essere che posso constatare meglio l’attuale continuità dell’attenzione amorevole di Dio. Solo la parola di Dio dà senso a ciò che faccio, solo essa mi fa vivere in un timore fatto di fiducia e di amore.
Nazaret. È un inno al Dio, che ha un grandioso piano di salvezza sull’uomo. Ma è pure un invito a meditare sul Suo sguardo di attenzione all’uomo, tentato di essere grande e di salvarsi con le sue forze. Ora Dio guarda con amore “coloro che lo temono, coloro che sperano nel suo amore”. Il suo sguardo è su Nazaret! Lì è presente il nuovo popolo. Lì possono radunarsi quelli che hanno il cuore forgiato dalla beatitudini. Lì possono cantare coloro che continuano a sperimentare come Maria e Giuseppe: “Signore, sia su di noi la tua grazia, perché in te speriamo” (Sal 33,22).
Uso: Meditazione su un progetto di vita
Testo: Is 55,10‑11
SALMO 34 (33): VIVERE L’ESPERIENZA DI DIO
Israele. Un fedele canta i frutti di una comunione con il Signore. L’eletto ha fatto l’esperienza del Dio dell’Alleanza che risponde all’appello dei suoi e stabilisce la pace nel loro cuore. Di qui la gioia che spinge l’orante a benedire, a cantare le lodi di un Dio così grande. È l’evocazione del gusto di Dio in questa esperienza di incontro dove il Signore soddisfa, nutre e rassicura.
In un secondo tempo, viene cantato con calore il segreto di una vita riuscita; questo segreto risiede nel timor di Dio. Il Signore è vicino a colui che ha puntato su di lui, il giusto non sarà mai vinto dalla prova, ma il senza‑legge perirà.
Chiesa. Vivere l’Alleanza, è vivere l’esperienza di Dio nel concreto dell’esistenza, è un modo di vivere presso Dio. Nel mio cuore, Dio ha piantato la sua tenda, imparo a lasciarmi guardare, amare, a lasciarmi riempire da Lui. Una vita trascorsa nell’intimità con Dio costituisce il segreto della gioia che irradia dal mio viso. Dio mi avvolge con la sua luce che spazza via le ombre dello scacco e della vergogna. Egli mi dà il gusto di assaporare la sua bontà, la sua fedeltà. Dio mi ha eletto, scelto; il suo sguardo non mi abbandona, egli è pronto a togliermi dall’angoscia; con lui, nulla mi può mancare.
Nazaret. È un salmo che fiorirà nel “Magnificat”. Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito. Il Signore guarda con amore il povero e lascia perdere chi non ha il cuore umile e povero. Gesù ne farà una beatitudine.
USO: Canto di comunione
Celebrazione di un anniversario di fidanzamento
TESTO: 1 Pt 3,8ss.
SALMO 35 (34): APPELLI AL GIUDIZIO DEL SIGNORE
Israele. I tre brani che compongono questo salmo contengono ciascuno gli elementi di una istanza in vista di ottenere il giudizio di Dio. Mentre nella prima parte, l’accento è posto sulla chiamata al Signore e sull’imprecazione contro l’avversario; nella seconda parte, vi è l’esposizione della situazione che passa in primo piano. Il fedele è vittima di una persecuzione: “testimoni di violenza” minacciano la sua vita, ma Dio veglia e vede; il nemico sarà cacciato e il fedele potrà intonare il suo canto di lode nella grande assemblea. L’ultima parte riprende il lamento del fedele, ma questa volta, sembra che sia la manifestazione della giustizia divina che interessi più che il grido di angoscia del querelante. Il perseguitato è, sembra, il popolo d’Israele, ma il giudizio di Dio confonderà gli empi e darà la vittoria ai giusti. E tutto il popolo celebrerà la grandezza di Dio; tutti i giorni, ridirà la sua giustizia lodandolo senza posa.
Chiesa. Nel momento in cui devo subire il fuoco dell’umiliazione, nel momento in cui dei falsi testimoni si accaniscono a distruggermi. posso desiderare la sparizione dei miei avversari, ma Dio mi invita a riprendermi, a volgermi verso di Lui: “sono io, proprio io, che mi incarico della tua salvezza”. La certezza di vedere trionfare la giustizia di Dio mi fa esultare di gioia. Grande è il nostro Dio! Grande è Colui che ha esaltato suo Figlio, umiliato fino alla morte e alla morte di croce! Grande è Colui nel nome del quale noi vinciamo ogni ingiustizia, partecipando alla sua vittoria che ristabilisce l’esercizio del diritto e della giustizia!
Nazaret. Il male non sembra darsi tregua. Lo si vede contro Cristo, contro la Chiesa, contro ogni persona di bene. E allora, da una parte si invoca un “intervento potente e vendicativo di Dio”, ciò che Lui non farà, e dall’altra si guarda a Dio come l’unica salvezza, ciò che accadrà con certezza. Durante l’agonia, Gesù da una parte chiederà al Padre di allontanare il calice della passione, ciò che il Padre non farà, e dall’altra porrà tutta la sua fiducia nel Padre perché lo salvi, e il Padre lo risusciterà!
USO: Meditazione della Passione, opera per eccellenza dell’ingiustizia umana.
Sotto i colpi di un’ingiustizia personale
Quando l’ingiustizia subita prende la forma di una nera ingratitudine.
TESTO: Eb 12, 2ss.
SALMO 36 (35): DALLA PERFIDIA DEGLI UOMINI ALLA GIUSTIZIA DI DIO
Israele. Il malvagio non crede che Dio un giorno gli chiederà conto; per questo pensa che tutto gli sia permesso. La sola protezione contro la sua perfidia, è l’azione del Signore. Per questo, il fedele orienta la sua contemplazione verso gli attributi divini: tenerezza e fedeltà, giustizia e giudizio. Grazie a Dio, trova nel tempio l’acqua viva e la luce, ossia la pienezza dell’essere e la pace.
Chiesa. Attraverso l’acqua del battesimo, noi siamo già entrati in un Regno di vita e di grazia. Aspettando i cieli nuovi e la Città santa “che discende da Dio”, un rifugio sicuro contro il peccato e la morte ci viene offerto “sotto le ali di Dio”: “Dove si moltiplicò il peccato, sovrabbondò la grazia, affinché come il peccato regnò nella morte, così la grazia regni mediante la giustizia per la vita eterna” (Rom 5,20‑21).
Nazaret. “Alla tua luce vediamo la luce”! Il salmista lo dice di Yahvé, noi lo diciamo di Gesù, la vera luce del Padre venuta in questo mondo. Maria e Giuseppe hanno potuto contemplarla rivestita di volto umano. Alla luce di Cristo sappiamo distinguere il bene e il male, soprattutto il bene. Alla luce di Cristo anche Maria e Giuseppe rendono visibile la loro identità.
Uso: Nascita di un mondo nuovo: battesimo, conversione.
Preghiera dell’apostolo dinanzi alla sua impotenza a cambiare il cuore degli uomini.
Testo: Rom 5,20‑21.
SALMO 37 (36): LA TERRA APPARTERRA’ AL GIUSTO
Israele. I fedeli sono invitati a non lasciarsi impressionare dallo spettacolo irritante dei senza‑legge che hanno successo, perché il loro conto è pagato in anticipo: Dio agirà. A lasciarsi andare in collera contro di loro, si fa torto a se stessi: “sta’ zitto, attendi il Signore”; in piena luce si manifesterà la tua giustizia. Dio se la ride delle minacce del senza‑legge contro il giusto, nello stesso modo che si burla di quelle che pronunciano le nazioni contro Israele. Giustizia è promessa a chi fugge il male e compie il bene in tutta umiltà. Mentre il senza‑legge continua la sua opera di violenza, il giusto cammina in tutta saggezza, secondo la legge divina.
Chiesa. Lo spettacolo di gente perversa che ha successo mi sconvolge, il trionfo dei vincitori disonesti che cercano di distruggere il giusto mi porta a pensare che Dio è morto; tuttavia, egli agisce sempre, non lascia impunita la lotta aperta contro il giusto, non abbandona i suoi amici. La Parola di Dio incisa nel mio cuore mi ricorderà sempre che nel momento più cruciale dell’angoscia di Cristo, nel più profondo della sua tentazione, il Padre non ha mai abbandonato suo Figlio. Il Dio dell’Alleanza è sempre fedele.
Nazaret. Questo salmo sapienziale indica un cammino gradito a Dio, un cammino certamente percorso da Giuseppe e Maria. Lo riconosciamo infatti negli insegnamenti di Gesù, il figlio amorosamente educato da loro. Da questi insegnamenti Gesù sembra avere preso infatti alcuni spunti per le beatitudini: rettitudine del cuore, gioia, giustizia, il rifugiarsi nel Signore …
USO: Per conservare la pace di fronte ai vani successi di questo mondo
Testo: Lc 6,20‑26.
SALMO 38 (37): IL PECCATORE SI DICHIARA VINTO
Israele. Il supplicante è un peccatore che sente pesare su di sé la mano di un Dio ostile; per lui è una situazione di rottura e di morte. È annientato e la sua energia gli serve solo a gridare. I suoi congiunti si allontanano e lo lasciano alla mercé dei suoi nemici, senza speranza. Vi è allora la confessione liberatrice: egli riconosce di avere peccato; si affida alla parola di Dio e al suo oracolo di perdono che, soli, possono salvarlo.
Chiesa. Dire a Dio e al mondo che si è peccato, è confessare che là si trova l’origine dei nostri mali. Ora, proclamare il proprio fallo, è dichiararsi vinto, dichiararsi alla mercé di colui che si riconosce di avere offeso; in breve, è abbandonarsi totalmente alla misericordia divina.
Nazaret. Questo lamento dal profondo dell’esperienza del peccato viene fatto suo da Gesù (1 Pt 2,21-22.24-25: A questo infatti siete stati chiamati, poiché anche Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme: egli non commise peccato e non si trovò inganno sulla sua bocca, [ .. ]Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti.). Ma a Nazaret con Maria (rifugio dei peccatori) e Giuseppe (uomo giusto), Gesù ha coltivato l’amore misericordioso e la tenerezza di un Dio che è Padre, fonte di tutta la tenerezza che avrà verso l’uomo peccatore.
Ci è di incoraggiamento per non perdere mai fiducia nella bontà di Dio.
USO: Celebrazione penitenziale: constatazione che non si può ricostruire la propria vita altrove senza Dio.
TESTO: Lc 15,11‑32
SALMO 39 (38): IL PENITENTE ATTENDE IN SILENZIO
Israele. L’orante è un peccatore abbattuto dalla sofferenza. Questa è tale che egli teme, esprimendola, di offendere Dio. È in silenzio che vuole attendere l’ora del Signore. Ciò che lo sostiene nella sua angoscia, è la speranza che ciò che sta subendo è solo una punizione educativa e domanda a Dio di accoglierlo nella sua casa prima che sia troppo tardi.
Chiesa. Bisogna avere a cuore l’insegnamento di Israele: in una situazione creata dal peccato, bisogna cedere davanti al Signore, attendere la sua ora, evitando ogni falsa manovra ispirata da movimenti di impazienza. La restaurazione appartiene soltanto a Dio e non possiamo imporgli che ci perdoni. Il peccato è una malattia che solamente un procedimento leale di penitenza, dove non si bara con Dio, può guarire.
Nazaret. Nazaret è la casa della contemplazione che redime, perché impari la saggezza che ci fa vedere l’agire di Dio nel suo Figlio Gesù. Soprattutto di fronte alla morte, che vale accumulare tesori se poi la morte li disperde? È necessario far respirare la tua anima in Dio, come i tre di Nazaret, e conoscerai la vera vita. Nel silenzio della contemplazione si può capire veramente l’agire salvifico di Dio e superare, per sua grazia, la situazione di peccato.
USO: Celebrazione penitenziale: nell’attesa silenziosa di Dio
TESTO: Gv 14,18‑21
SALMO 40 (39): PROCLAMAZIONE DI UN BENEFICIO RICEVUTO
Israele. L’esperienza ha dimostrato al paziente che aveva ragione a confidare nel Signore. Egli si sente pure sommerso dalla massa di benefici ricevuti e comprende che è suo dovere celebrarli. Il suo rendimento di grazie si accompagna a un richiamo: in cambio dei suoi favori, Dio esige non dei sacrifici, ma l’amore della sua volontà. Affinché la lezione serva, è nella “grande assemblea” che il fedele pubblica la buona notizia dell’azione divina
Chiesa. Nella misura in cui discerniamo le grazie ricevute, noi viviamo in sicurezza in mezzo alle nostre pene. La vera gioia traspare come una luce e dà testimonianza della vita cristiana: è la felicità calma di un convento, ma è anche lo sguardo tranquillo dell’operaio alla sera di un giorno di lavoro, il sorriso sconcertante di chi è stato provato che sa dare un senso alla sua sofferenza.
Nazaret. A Nazaret Gesù mostra come affidarsi a Dio in un dialogo dinamico e costante: «Allora ho detto: «Ecco, io vengo. Sul rotolo del libro di me è scritto, che io faccia il tuo volere. Mio Dio, questo io desidero, la tua legge è nel profondo del mio cuore» (Sal 40:8-9). La lettera agli Ebrei dice che questo “io vengo” è la parola chiave per la sua incarnazione come vocazione, mentre per noi è la chiamata al ritorno al Padre. È la parola chiave di ogni dialogo quotidiano con Dio. E il dialogo si fa preghiera, è la preghiera, fonte del discernimento e del coraggio che ci fa dire con fiducia a Dio «vieni presto in mio aiuto» … perché sono venuto alla tua presenza!
USO: Celebrazione di un giubileo
Camera ardente: ringraziamento per la vita passata e il trionfo sulla morte.
TESTO: 2 Cor 1,3‑7
SALMO 41 (40): IL PECCATORE SI AFFIDA A DIO
Israele. Un ministro del culto invita un malato ad affidarsi a Dio nella sua prova che sa legata al peccato. L’ uomo al quale è indirizzata l’esortazione è alle prese con un male che lo tiene sdraiato su un letto di dolore, e si trova circondato da nemici che preparano la sua rovina. Sente dolorosamente il bisogno del conforto di Dio. Il paziente confessa il suo peccato, causa del suo male, descrive la sua solitudine, provocata dal rigetto da parte di tutti, anche dai suoi amici, e reclama l’assistenza divina. Il Signore interverrà: è il solo che può e vuole ascoltare il grido del malato. Il perdono della sua colpa lo ristabilirà nella situazione di un vincitore, di fronte a dei nemici che vanno alla loro perdizione.
Chiesa. Se è vero che la malattia non è piú peccato, resta il fatto che il peccato riveste sempre l’aspetto di una malattia; è un’assenza di Dio, che si traduce in qualche modo nella perdita di vitalità e che porta con sé pesanti conseguenze sociali. E’ il riconoscere la mia colpa, il confessare il mio peccato che permette il mio ritorno alla grazia. Posso incorrere nel disprezzo dei miei simili, nell’abbandono dei miei amici, dei miei congiunti, in un giudizio severo da parte della società; mi rimarrà sempre la possibilità di gridare verso Dio perché prenda in mano la mia causa; sarò guarito; i miei nemici confusi fuggiranno davanti alla vittoria di Dio.
Nazaret. A Nazaret Gesù coltiva con Maria e Giuseppe un’assoluta fiducia in Dio. Ciò non toglie che sperimenterà l’abbandono anche degli apostoli, durante la passione. Sulla croce sperimenterà ancor più tragicamente il sentirsi abbandonato dal Padre. Ma Gesù non abbandonerà mai la fiducia nel Padre, che a suo tempo lo riscatterà dalla morte.
La certezza che Dio non ci abbandonerà è fondamento della nostra consolazione nei momenti della prova.
Uso: Celebrazione penitenziale: accento sulle conseguenze sociali del peccato.
Testo: Gv 13,18
SALMO 42‑43 (41‑42): DALLA PROSTRAZIONE ALLA PREGHIERA DELL’ESILIATO
Israele. Sprofondato nel suo esilio, il levita è prostrato, perché sente una sete ardente di rivedere il suo Dio e niente lascia presagire il suo ritorno a Gerusalemme. Per questo rivolge al Signore che lo dimentica un doloroso “perché?”. Dal lamento si riprende d’animo fino alla preghiera propriamente detta: domanda a Dio di giudicare i suoi nemici e di condurlo alla montagna santa. Là, ritroverà la gioia del rendimento di grazie e potrà cantare di nuovo il Signore.
Chiesa. Se noi sentiamo che la vita è come un esilio, è perché la prospettiva cristiana ci mostra, non una terra opposta al cielo, ma un mondo dove sovente la voce di Dio non si fa più udire. La sete di Dio che abita il nostro cuore, dimora come nostalgia d’una comunione, sola capace di fecondare l’avventura umana all’interno dell’universo materiale.
Nazaret. Nostalgia del tempio, nostalgia di Dio, nostalgia di Nazaret!
Quando riusciremo a vedere il volto di Dio sotto l’umile tetto di Nazaret?
La nostalgia è un anelito che affina la capacità di riconoscere e amare ancor prima di vedere, non solo un luogo, ma soprattutto delle persone. Che ci vengano date ali ai piedi per andar e tornare a Nazaret, per riconoscere e amare ogni persona come un fratello. Senza questo anelito, non percepiremo mai il nostro “essere in esilio”.
USO: Sabato santo
Situazione d’esilio, di schiavitù o altro motivo
TESTO: Rom 8, 31.35‑39
SALMO 44 (43): ISRAELE FA APPELLO ALLA FEDELTA’ DEL SUO DIO.
Israele. La fiducia di Israele si è sempre fondata sulle grandi imprese della sua storia; la salvezza gli è sempre venuta dal Signore. E tuttavia, questo popolo oggi è abbandonato, il suo territorio è in preda al saccheggio, il nemico gli lancia sfide umilianti. Israele ha un bel scrutare la sua coscienza, non trova in che ha potuto meritare un tale rigetto da parte di Dio; si rende conto che non è neppure venuto meno agli obblighi dell’Alleanza. Il Signore sembra dunque l’unico responsabile della situazione; che venga dunque in aiuto ai suoi perché niente al di fuori del peccato può impedirgli di essere fedele all’opera che ha liberamente intrapreso.
Chiesa. Come il popolo eletto da Dio, ho sovente fatto l’esperienza dell’aiuto divino, offerto sempre gratuitamente. Ma oggi, quando Dio sembra allontanarsi, quando ho l’impressione di dovermi battere da solo contro un nemico ben più potente, devo perdere fiducia, dubitare della presenza divina? Se non ho io stesso dimenticato, tradito il Dio dei miei padri, non possso temere; il Signore si nasconde, tace per farmi sentire che è Lui il Padrone, e che è ancora alla fedeltà del suo amore che devo di poter continuare a gridare verso di Lui.
Nazaret. Li hai salvati perché li amavi!
Quante volte a Nazaret questo salmo sarà stato recitato da Gesù, Maria e Giuseppe, come intimo dialogo con il Padre, coscienti di essere gli strumenti della risposta del Padre alle necessità di ogni persona e del popolo di Dio. Oggi, come a Nazaret, possiamo recitare questo salmo per ogni persona, per la Chiesa, per l’umanità, con la fiducia e la certezza che ci viene dal pensare che “perché (e come) li amavi (anche oggi) continui ad amarci”. Affidarci al Padre è continuare la fede e fiducia di Gesù: nelle tue mani affido il mio spirito!
USO: In tempi di difficoltà, preghiera della Chiesa o di una Comunità o di una famiglia religiosa.
Anniversario della fondazione di una comunità
Trionfo dell’Amore: Rom 8,35‑36
TESTO: 1 Cor 12,26‑27
SALMO 45 (44): IL RE E LA PRINCIPESSA STRANIERA
Israele. Benedetto dal Signore, pieno di bellezza e di forza, il re istaura la giustizia in Israele. Viene allora scelto da Dio che lo consacra con olio di letizia. E’ il momento in cui il poeta presenta la regina, una figlia di Tiro, adorna di gioielli che le ha dato il suo fidanzato. Ella deve dimenticare il suo passato, allora, come moglie regale, ricchezze e privilegi saranno suo retaggio. La si conduce al suo nuovo padrone e la folla lascia esplodere il suo entusiasmo.
Chiesa. Il matrimonio sognato dal fedele è diventato una realtà cristiana. La fidanzata, sono tutte le anime consacratesi a Cristo, una a una, come al loro Sposo; la principessa, è la Chiesa stessa che viene incontro al suo Signore; infine, la straniera, è l’umanità peccatrice conquistata da Cristo e per la quale egli si è offerto
“per santificarla purificandola (… ). Perché voleva presentarla a se stesso, tutta risplendente(.. .) santa e immacolata” (Ef 5, 26‑27).
Nazaret. Il parallelismo si ripete lungo la storia della fede d’Israele, di Nazaret e nostra: il re e la principessa ci riportano all’amato e all’amata del Cantico dei cantici, a Yahwè – Israele, a Cristo – Chiesa, a Giuseppe e Maria, a Gesù e ogni persona … La fede ci permette la contemplazione della sublime relazione tra Giuseppe e Maria, che Gesù ha contemplato e amato, contemplandoli come “sposo e sposa”. Questa intuizione noi la pensiamo di Cristo e della chiesa, di Cristo e ogni persona di Lui innamorata. È una relazione che dà luce e forza per celebrare nel quotidiano la vita con Dio.
USO: Feste della Santa Vergine
Liturgia della professione religiosa
Festa delle Vergini
Preparazione al matrimonio
TESTO: Ap 21,2
SALMO 46 (45): CITTA’ DI DIO BALUARDO D’ISRAELE
Israele. Israele vive una penosa situazione: sotto i colpi d’ariete di un invasore, tutto sembra voler crollare, tutto rischia di essere sommerso. Ma è inutile mettersi a tremare; il solo mezzo per uscirne, sta nel confidare nel Signore, rifugio sicuro, sorgente d’acqua viva, che dimora a Sion per dissetare il suo popolo nei momenti di difficoltà. E’ Lui, il Dio Altissimo che, alzando la voce, trionferà su tutti i nemici e celebrerà la vittoria finale con i suoi, nella città santa.
Chiesa. Forze potenti tentano sempre di attaccare la Chiesa, acque tumultuose cercano di sommergerla per farla sparire per sempre; ma essa ha, in Cristo, le promesse della vita eterna; essa ha, nei sacramenti, le sorgenti d’acqua viva. Il Dio dell’Alleanza salva e protegge la Città santa, anche nella catastrofe universale dei tempi futuri:
“Vidi la Città santa, la nuova Gerusalemme discendere dal cielo” (Ap 21,2).
Nazaret. Dio scende a vivere a Nazaret e “Nazaret non potrà vacillare”.
Gerusalemme si sente inespugnabile finché Dio è presente in essa. Prefigura la Chiesa e la nuova Gerusalemme. Ma se noi pensiamo che a Nazaret Dio ha reso la sua presenza percepibile, Nazaret allora ci rivela lo “stile incarnato della presenza di Dio”. Nazaret diventa come “il luogo spirituale dello stile di presenza incarnata”. D’ora in poi, anche per l’incarnazione nei sacramenti, lo stile nazareno sarà lo stile di presenza incarnata dell’amore di Dio. Per questo ci è facile percepire che il tabernacolo, con la presenza eucaristica, è il nuovo Nazaret.
Uso: In occasione di una meditazione sul mistero della Chiesa: ritiro, congresso di pastorale, ecc.
Feste della Santa Vergine
Testo: Da leggere con il racconto del diluvio
Ap 21‑22; Ebr 12, 22‑29: la gloria della nuova Gerusalemme.
SALMO 47 (46): IL SIGNORE ALTISSIMO, RE DEL PAESE.
Israele. Israele invita i popoli vinti ad acclamare Dio come re del paese. Tutti intonano il canto di vittoria. Assistiamo allora all’intronizzazione del Signore‑Re in Gerusalemme appena conquistata da Davide. Il Signore sale con l’arca, confermando ad Israele il dono della sua eredità. La folla, esuberante, proclama allora la sovranità assoluta del suo Dio su tutta la terra di Canaan.
Chiesa. Il Cristo risorto è “asceso” da vincitore e si è assiso alla destra del Padre. Come cristiani, noi regneremo con Lui, dal momento che il battesimo ci ha dato l’unzione regale. Ma già da quaggiù, per grazia, abbiamo la caparra della nostra eredità spirituale, in attesa della pienezza al termine della lotta: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il Regno che vi è stato preparato dalla fondazione del mondo. ” (Mt 25, 34).
Nazaret. A Nazaret, “la nuova e vera arca dove Dio si fa presente”, Gesù, Maria e Giuseppe possono contemplare il “Dio altissimo” come il “Dio vicinissimo”, come un Padre nella visibilità del Figlio amato. E la scoperta che la vittoria di Dio non sta tanto nel potere delle armi, come per un re terreno che “sottomette degli avversari”, ma nella vittoria dell’amore, apre alla speranza che il Regno di Dio riesca a costituirci in famiglia di fratelli che si amano.
Uso: Ascensione
Testo: Ap 17, 14
SALMO 48 (47): GERUSALEMME CITTA DEL GRANDE RE
Israele. La grandezza di Gerusalemme è di essere la città del Signore, il grande Re. La forza e la potenza di Sion risiedono nella presenza di Dio, che ha sempre saputo respingere gli aggressori dalla città santa. Non solo Dio è là, nel suo tempio, ma egli apre a tutti i suoi la propria dimora, li tiene al sicuro e li riempie di gioia. Il pellegrino che visita la Città santa può sperimentare che cos’è il Signore per il suo popolo. E colui che ha visto avrà la missione di raccontare tutto; egli ha fatto l’esperienza di Dio, ripeterà ciò che gli è stato donato di contemplare: la gloria della Città che tiene meno alla solidità e all’armonia dell’edificio che alla presenza sempre attuale di Dio.
Chiesa. La pietra angolare posta in Sion è diventata la Chiesa, Corpo di Cristo. Essa è fatta di pietre vive, ha resistito alla fedeltà della sua generazione. In piedi per sempre, la Chiesa ha la sicurezza divina come baluardo, resta come segno permanente della giustizia e della misericordia di Dio. Dopo aver preso coscienza della sua bellezza, della sua grandezza, della sua meravigliosa attualità, noi dobbiamo, come pellegrini del secolo presente, ravvivare senza posa la coscienza della presenza divina che l’abita, per poter diventare instancabili operai che non cessano di volerla sempre più accogliente, piú invitante, per quanti la guardano.
Nazaret. Sion è grande perché Israele è sicuro che Dio vi abita. Ma noi possiamo pensare che a Nazaret la dimora di Dio è ancora più grande, perché Dio convive con gli uomini con volto umano. Presso il tempio di Sion, Gesù chiarirà a Maria e a Giuseppe la sua identità divina. A Nazaret farà capire che il tempio che conta non è quello di pietre, ma dove Lui dimora. Cristo è il nuovo tempio. E ci sarà più facile capirlo come una dimora al crocevia dei popoli, una Nazaret “gioia di tutta la terra”
Uso: Pellegrinaggio, riunione comunitaria, capitolo, ecc.
Testo: 1 Cor 12‑14
SALMO 49 (48): L’ETERNITA’ NON LA SI COMPERA
Israele. “Non temere”, ci ripete l’orante, né nelle ore di angoscia, e neppure di fronte allo scandalo della prosperità insolente dei cattivi. Il suo canto smaschera l’illusione del ricco che crede poter sfuggire alla sorte comune; quanto al fedele, essendo nelle mani del Signore, non sarà totalmente alla mercé della morte.
Chiesa. “L’eternità non la si compera”, perché “troppo alto sarebbe il prezzo da pagare” (v.9). Tuttavia, il Cristo ha superato la sentenza portata dal cantore d’Israele. Con il suo “sangue prezioso, come di un agnello senza colpa e senza macchia” (1 Pt 1, 19), egli ha pagato “per una moltitudine” (Mc 10, 45):
” unico è il mediatore (.. .), il Cristo Gesù, uomo lui stesso, che ha dato se stesso in riscatto per tutti” (1 Tm 2, 6).
Nazaret. Il paradosso Nazareno chiarisce che “nella prosperità l’uomo non comprende”, mentre nella povertà scopre una nuova beatitudine. La vera saggezza nasce nell’umiltà, e da Nazaret Gesù proclamerà: “Beati i poveri”, perché possono confidare nel Signore. Il ricco insipiente terminerà nel sepolcro, il povero credente sarà riscattato con amore da Dio. Ricco e povero oltrepasseranno la stessa porta della morte, ma il destino oltre quella porta sarà diverso perché, già prima di oltrepassarla, la strada era diversa.
USO: Nel turbamento causato da certi successi sfacciati
TESTO: Mt 6, 21; 16, 25‑26
SALMO 50 (49): RINNOVAMENTO DELL’ALLEANZA
Israele. Il Dio dell’Alleanza entra in scena, e rompe così il silenzio che pesava gravemente sul suo popolo. La presenza del Signore fa risplendere Sion; il Dio d’Israele dispiega tutta la sua potenza e impone la sua volontà, ben deciso a rompere ogni resistenza. Dio ordina l’adunata dei fedeli affinché questi rinnovino il rito sacrificale dell’Alleanza. In un discorso dove si ritrovano le formule abituali per la promulgazione della legge, Dio espone le sue esigenze. Il popolo eletto deve essere disposto a lasciarsi condurre dal Signore abbandonando l’illusione che si possa comperare Dio moltiplicando sacrifici e riti. Israele è stato sovente infedele; per questo il discorso divino prende la forma di un biasimo e termina con una minaccia finale, condannando così quelli che dimenticano Dio.
Chiesa. Dio è sempre colui che continua a trasmetterci le sue volontà. E’ a ogni istante che ci convoca a un impegno nuovo, a una conversione radicale: “ascolta popolo mio”. Dio e la sua volontà devono essere riscoperti perpetuamente se si vuoi vivere. Ciò che costituisce la gloria divina, è la nostra fedeltà a seguire il cammino tracciato da Cristo:” voi siete miei amici, se fate ciò che vi comando” (Gv 15,14).
Nazaret. A Nazaret Gesù, a contatto con cuori puri e retti come quelli di Maria e di Giuseppe, imparerà a riconoscere i cuori buoni e i cuori pieni di malizia. Dei primi dirà “beati i puri di cuore”, agli altri dirà “allontanatevi da Me”. La salvezza sarà nel seguirLo, perché Lui è l’espressione della volontà del Padre. E ci purificherà continuamente nelle nostre intenzioni, perché non è possibile onorare Dio con il culto, se prima non c’è l’amore concreto verso il fratello, come ben dice Isaia: “ non posso sopportare delitto e solennità” (Is 1,10-17).
USO: Pentecoste
Capitolo generale
Rinnovamento delle promesse battesimali, dei voti religiosi, di ogni impegno verso Dio.
TESTO: Eb 13,15‑16
SALMO 51 (50) MISERERE.
VERSO LA GIOIA DI UN CUORE PURIFICATO
Israele. Il paziente tenta d’impietosire il Signore sulla triste situazione in cui l’ha ridotto il suo peccato. Fiducioso nella misericordia di Dio, fa la domanda positiva di una purificazione radicale, in cui ritroverà la gioia di essere pienamente in comunione con Dio e di servirlo con entusiasmo. Segue il ringraziamento: se il Signore lava il suo fedele, questi proclamerà fortemente la giustizia divina che, di un cuore affranto, fa l’equivalente di un sacrificio per il peccato.
Chiesa. Nessuno perdonerebbe a colui che non si riconoscesse colpevole. D’altra parte, la nostra fede nella misericordia infinita di Dio deve crescere allo stesso ritmo della nostra coscienza del peccato. Così lo vuole la rivelazione biblica. L’Apostolo proclama la sovrabbondanza del perdono che ricrea l’uomo radicalmente, nello stesso tempo che l’universalità del peccato; e, nello stesso spirito, Geremia annunciava già che Dio sarebbe capace di dare un cuore nuovo a un popolo interamente pervertito:
” Darò loro un cuore per conoscere me, che Io sono il Signore. Essi saranno il mio popolo e Io sarò il loro Dio, perché essi torneranno a Me con tutto il loro cuore” (Ger 24, 7).
Nazaret. L’unico nato libero dal peccato, figlio di madre “immacolata fin dal concepimento” per liberarci dal peccato, ci insegna i sentimenti che dal peccato ci riconducono alla casa del Padre. Un giorno lo spiegherà con la parabola del figlio prodigo. E questo perché il Padre ci attende con tenerezza e misericordia e si fa prodigo d’amore verso chi a Lui ritorna con cuore contrito e umile.
Uso: Quaresima. Celebrazione penitenziale. Per ottenere la purezza di intenzione: discernimento spirituale, impegno al servizio della Chiesa.
Testo: Ger 31, 31‑34; Ez 36, 26
SALMO 52 (51): NON C’E’ POSTO PER GLI IMPOSTORI
Israele. Un paziente protesta contro la condotta del suo avversario, gli ingiunge di abbassare le sue pretese, denuncia le labbra perfide di quest’uomo che ha deliberatamente optato per il male. L’arroganza dell’empio gli farà perdere il posto sulla terra dei viventi; sarà rigettato dalla tenda del Signore dove risiede la speranza di una salvezza definitiva. Solamente presso Dio si vive in pienezza e la vita risplende di un’eterna freschezza.
Chiesa. La storia continua a provarci che il trionfo del cattivo è passeggero, la sua arroganza e i suoi discorsi perfidi finiscono sempre per essere smascherati. Il giudizio di Dio è inesorabile per colui che si basa sui suoi soli beni e si fa forte dei suoi crimini. Solo l’uomo ben radicato in Dio vivrà per sempre.
Nazaret. A Nazaret, come in qualunque luogo di questo mondo, Gesù constata come l’empio conta sulla prepotenza e sull’inganno e si fida della malizia e della menzogna, mentre il giusto non ha altro appoggio che la legge di Dio e la sua fiducia in Lui. Dio, per il buono, è sicurezza, speranza, sostegno. Non solo, Nazaret ci dice della “costanza di Dio” nel voler amare l’uomo rispettandone i tempi e i limiti. Se i prepotenti affliggono, a Nazaret si ritrova consolazione.
USO: Per la festa di un apostolo, di un martire
TESTO: 2 Tess 1, 6‑7
SALMO 53 (52): IN UN MONDO SENZA DIO
Israele. Il fedele afferma subito che la terra è corrotta e sembra intenda stabilire un legame tra il male universale e il fatto di negare Dio. Per questo, si tratta per il Signore di decidere se dovrà farla finita con questo mondo, per il fatto che non è possibile trovarvi un solo giusto?
Dio dovrà intervenire: il peccatore, che spinge l’empietà fino a opprimere il popolo di Dio, perirà nello spavento, ma per Israele, è la salvezza che gli verrà da Sion. In un mondo senza fede né legge, il giudizio di Yahvè prende partito per la razza dei giusti.
Chiesa. L’opposizione tra i due mondi: quello di Dio e l’altro, è irriducibile. Oggi, come Israele un tempo, il Cristianesimo è rigettato da quella stessa società che ha il compito di trasformare.
Ma alla Chiesa del Cristo è promesso lo stesso esito felice che al popolo dell’Alleanza, ma alla fine dei tempi: “Il mondo si rallegrerà, dice il Cristo; voi sarete tristi, ma la vostra tristezza si muterà in gioia” (Gv 16, 20); e l’Apostolo aggiunge: “La nostra città è nei cieli, da dove noi attendiamo, come salvatore, il Signore Gesù Cristo che trasfigurerà il nostro corpo umiliato per renderlo simile al suo corpo di gloria” (Fil 3, 20‑21).
Nazaret. Stolto è chi dice a se stesso, proclamandolo anche agli altri (perché la stoltezza si fa riconoscere ai quattro venti), che “Dio non esiste”. Saggio è invece chi cerca Dio, fino a trovarlo. A Nazaret ci incontriamo con Maria e Giuseppe, che non solo hanno incontrato Dio, ma con Lui convivono, lo vedono, lo toccano. Saggio pertanto è colui che va a Nazaret per imparare a incontrare Dio, a conoscerlo e a convivere con Lui.
USO: per un gruppo di credenti, vittime di critiche o di calunnie.
TESTO: Fil 3, 20‑21
SALMO 54 (53): UN DIO SALVATORE
Israele. Il querelante è alle prese con un avversario violento e brutale. Ma Dio, che è fedele, non mancherà di spalleggiarlo e non mancherà neppure di sterminare il suo nemico. In cambio dell’assistenza divina, l’orante offre un sacrificio e celebra il nome del Signore.
Chiesa. Il Padre ha ascoltato la preghiera di suo Figlio fatto bersaglio delle potenze di questo mondo; allo stesso modo, egli aumenta il nostro coraggio e si fa nostro alleato nelle battaglie che ci attendono:
“Non temere perché sono con te,
non lasciarti commuovere perché io sono il tuo Dio;
ti ho fortificato e ti ho aiutato,
ti ho sostenuto con la mia destra. .. ” (Is 41, 10).
Nazaret. “Per il tuo potere, difendimi; per il tuo onore, salvami”. Gesù, Maria e Giuseppe hanno fatta propria questa invocazione di aiuto lungo la loro vita. Ma a Nazaret cresce una nuova prospettiva: non si può fare patto con il male, ma si può fare patto con il peccatore, perché è riscattabile. Così, Gesù non dirà mai: “restituisci il male ai miei avversari, distruggili”, ma riuscirà a dire, anche sulla croce, “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”.E noi con la Chiesa diamo a Maria il titolo di “ rifugio dei peccatori”..
USO: Celebrazione della potenza salvifica del Nome di Dio
TESTO: Atti capit. 4 e 5.
SALMO 55 (54): ALLE PRESE CON UN MONDO PERFIDO
Israele. Dall’inizio di questa lamentazione, si odono le grida dolorose di un uomo che mantiene gli occhi fissi sulla propria situazione, con la sua paura e il suo desiderio di fuggire nel deserto. Quando il querelante alza gli occhi, scopre ovunque perfidia umana, crimini, e ciò fin nella città della giustizia; e perfino nel cuore dei suoi amici. La causa di questo male sta nel fatto che i cattivi non credono all’intervento di Dio. Che vengano quindi precipitati nel buco della fossa fatale! Io mi affido a te Signore!
Chiesa. Le grida di questo fedele io le sento ancora oggi; salgono dai cuori umani e non sono né meno disperate, né meno angosciate. Esse traducono la situazione d’ingiustizia nella quale si muove il nostro mondo, ivi compreso il nostro mondo religioso. Gli appelli alla riconciliazione, alla pace non sono intesi in seno alle famiglie, alle comunità, ai popoli; le persone e i cuori si chiudono e l’uomo deve aspettarsi di essere tradito, perfino dai suoi fratelli. Solo Dio resta Colui che non inganna mai, Colui in cui posso porre la mia fiducia.
Nazaret. Agrappati alla certezza che Dio salva e questo ti sosterrà in ogni situazione.
La certezza che Dio salva non ci toglie dal vivere il dramma della prepotenza del male, ma ci sostiene e ci aiuta a oltrepassare le angosce e la morte. Il salmista, e con lui pure noi, anche se non vede come sarà salvato, si mantiene aggrappato a Dio, come fa anche Gesù nell’orto del Getzemani. Anche quando un amico ti tradisce, Dio resta una certezza. Questa è la prima salvezza. La seconda sarà la risurrezione.
USO: Per ritrovare la pace in conflitti penosi: tradimento degli amici, intrighi e ipocrisie dell’ambiente
Preghiera della Chiesa: per una purificazione delle sue istituzioni.
TESTO: Lc 22, 48
SALMO 56 (55): PAROLA DI DIO NEL CUORE DELLO SCONFORTO.
Israele. Il fedele, perseguitato, scongiura Dio di soccorrerlo. Ha la certezza di essere ascoltato e la sua fede lo mantiene in una grande serenità. Sa che il Signore è con lui e raccoglie le sue lacrime; per questo, vede già i suoi nemici battere in ritirata. Celebra allora la parola di un Dio, fedele alle sue promesse, e compie i suoi voti offrendo un sacrificio.
Chiesa. Gesù non ha potuto sopportare le lacrime della vedova che portava suo figlio alla sepoltura: “Non piangere” (Lc 8, 52) le dice; Lui stesso ha mescolato le sue lacrime con quelle delle due sorelle di Lazzaro. Il Vangelo ci invita dunque a rimettere al Signore le nostre paure e i nostri lamenti, sicuri che un giorno sarà realizzata la promessa escatologica:
“Asciugherà ogni lagrima dai loro occhi: ( … )
non ci sarà più pianto, lutto o dolore…” (Ap 21, 4)
Nazaret. Confido in Dio e non temo perché “che cosa può farmi un essere mortale?”.
Forte di questa certezza,Giuseppe può affrontare tutte le difficoltà per accogliere Maria come sposa: il censimento, la fuga in Egitto, il ritorno, la ricerca di Gesù al Tempio. E Maria sempre al suo fianco. E a poco a poco possono scoprire come Dio è con loro, nella fragilità del loro Figlio e nella potenza di un Padre che, tramite il loro amore, trova le soluzioni giuste. Paolo, come Maria e Giuseppe, potrà proclamare:”Se Cristo è con noi, chi potrà essere contro di noi”?
USO: Nei momenti di sconforto, per trovare la consolazione di Dio
Omaggio alla Parola consolatrice
TESTO: Lc 18, 1‑8
SALMO 57 (56): DALL’ANGOSCIA AL RINGRAZIAMENTO
Israele. Dopo un’invocazione accorata al Dio Altissimo, il querelante chiede asilo al santuario: si rifugia presso Dio per essere protetto durante finché durerà il pericolo che lo minaccia: Dio ha fatto tutto per lui, lo libererà; ed è allora che inizia il canto entusiasta di ringraziamento. Il cuore del fedele è disponibile, pronto come la sua arpa, per il canto, è invaso dall’amore e pronto a lodare Colui che lo farà vivere nella fedeltà; egli fa risuonare il suo inno in mezzo ai popoli affinché la gloria del Signore si diffonda su tutta la terra.
Chiesa. Per il cristiano, il rifugio sicuro dal naufragio, nell’ora dell’angoscia, è Dio, fortezza inespugnabile. Lo chiamo ed egli mi salva. Il mio cuore è disposto alla lode, il mio cuore è desto dall’alba per cantare Dio, per far conoscere la sua gloria, contemplando la sua tenerezza, la sua fedeltà per tutti i popoli in cui rivive il suo amore e la sua misericordia.
Nazaret. “All’ombra delle tue ali attendo”. I tre di Nazaret sperimentano questa protezione fin dalla nascita del “bambino”. Attesa sicura della salvezza, vigilanza d’amore da parte di Dio. Gesù riprende l’immagine per dire del suo amore verso Gesrusalemme. Maria sarà per sempre rifugio dei peccatori e Giuseppe patrono della buona morte, momento più delicato, dove si vedrà fino a che punto giunge l’amore e la protezione delicata e forte di Dio.
Uso: Preghiera del mattino: prima parte del salmo
Ultima parte: anniversario di matrimonio, di professione, di ordinazione
Salmo intero: ringraziamento al ricordo di una prova
Festa di ringraziamento
Testo: Col 1, 11‑14
SALMO 58 (57): FINALMENTE GIUSTIZIA FATTA
Israele. Il fedele se la prende subito con i cattivi giudici. Li accusa di essere conniventi con i malvagi la cui malizia è incurabile. In ultima istanza, egli si rivolge al giudizio di Dio per una soluzione radicale: il senza‑legge deve scomparire per sempre. Solo allora l’avventura umana del giusto troverà il suo senso.
Chiesa. Il tono violento di questo testo non invalida in nessun modo la profondità del suo significato. Esso presenta una delle pagine più forti mai scritte sulla perversità del cuore umano. Solo la Bibbia può permettersi questo realismo e questa lucidità. Perché, sola, essa promette l’avvenimento infallibile del giudizio del Signore, il quale un giorno rimetterà tutto a posto.
Nazaret. A Nazaret Gesù maturerà una nuova visione: un uomo non può invocare da Dio la distruzione di un proprio fratello, perché malvagio. Gesù ritenterà la prospettiva di un Dio che cerca la salvezza di tutti, di un Dio che può chiedere ai suoi seguaci: “benedite, non maledite”, “fate del bene anche a chi vi fa del male”. Le imprecazioni vengono dal cuore umano, le benedizioni dal cuore divino.
USO: Da recitarsi di fronte a una grande ingiustizia, approvata dalla società
TESTO: Mt 21, 33‑41
SALMO 59 (58): SOTTO L’ATTACCO DI FORSENNATI
Israele. Un fedele è attaccato da traditori, infedeli alla parola data. Si entra in guerra contro di lui quando egli è innocente. Il perseguitato intima al Dio d’Israele di risvegliarsi e di incaricarsi di punire questi senza‑legge che spergiurano e rompono l’Alleanza. Il Signore si contenterà di farsi beffe di tutto questo vano rumore; gli basta avanzarsi con la sua tenerezza e il giusto potrà ridere dei suoi avversari, contemplando la loro sconfitta. Il fedele celebrerà al mattino la vittoria del suo Dio.
Chiesa. Le forze ostili che si accaniscono a distruggere, a disprezzare, non devono essere distrutte improvvisamente, ma atterrate e rese impotenti affinché sia fortificata, in un esempio durevole, la fede dei credenti. Il Cristo, l’innocente, è ancora perseguitato nella sua Chiesa, dove già risuona l’inno di riconoscenza del giusto che, alla fine dei tempi, trionferà delle potenze nemiche di Dio.
Nazaret. Questo salmo accentua i due atteggiamenti fondamentali: fiducia in Dio, disprezzo per gli avversari per i quali si invoca distruzione e umiliazione. Ora a Nazaret incomincia una rilettura in cui si accentua la fiducia in Dio nella certezza che in questo è già insita ogni vittoria e soprattutto il superamento di ogni paura. Tuttavia Gesù non elimina ogni paura. Se c’è qualcuno da temere, è colui che si aggira nella notte del male e “può appoderarsi delle vostre anime” (Lc 14,4-5).
USO: Nel buio dell’esistenza
TESTO: Ap 15, 4
SALMO 60 (59): L’ORACOLO DA CUI PROVENIVA LA SPERANZA
Israele. La situazione di Israele è tragica, se non disperata: sotto il colpo della collera divina, il paese cade in rovina. I fedeli gridano allora verso Dio che risponde con un vecchio oracolo, il quale profetizza la sottomissione di diritto delle nazioni rivali. In conclusione, il popolo e il suo re ricordano che non possono far nulla senza il Signore; ma, ora, sicuri del suo appoggio, si sentono forti e vedono già i loro nemici annientati.
Chiesa. La Chiesa conosce ore oscure in cui tutto sembra spezzare la molla della buona volontà superstite. Ma la “carta” del Vangelo, come un tempo quella di Israele, rimane un sostegno sempre in vigore. I migliori vi ascoltano la voce di Cristo. Un santo, un grande papa, un’istituzione vivificata dalla grazia, fa riprendere vigore ai cuori. La Chiesa prende un nuovo slancio: è il deserto che torna a fiorire (Is 35,1).
Nazaret. A partire dalla presenza di Dio in Nazaret, ogni situazione cambia: la vitttoria di Israele o della Chiesa non sarà più vista come vittoria di Dio e, viceversa, la sconfitta di Israele e della Chiesa sarà vista come sconfitta di Dio. Dio, in Gesù, passa come sconfitto agli occhi umani, ma termina vincitore: sarà il Risorto. E Gesù lo dirà a piena voce: “Io ho vinto il mondo!”. In fondo, l’Amore risulterà sempre vincitore, anche quando passerà per la valle oscura della morte.
USO: Nei momenti in cui la Chiesa dubita di se stessa.
TESTO: Rm 11, 25‑32
SALMO 61 (60): UN RE CHIEDE L’OSPITALITA’ AL SUO DIO
Israele. Il re aspira a essere ricevuto dal Signore: là risiede la speranza della sicurezza e della vita. Dall’estremo della terra, il monarca grida alla roccia inaccessibile; solo Dio può issarlo nel suo palazzo. In quanto leale servitore di Dio, il re gioisce della certezza d’essere ascoltato da colui che ascolta sempre chi lo teme. Alla preghiera del re si unisce quella della folla che chiede per il sovrano il favore di un lungo regno sotto la custodia della tenerezza di Dio.
Chiesa. Grazie a Cristo che ci ha aperto l’accesso al Padre, noi abbiamo ora diritto d’ingresso nel santuario dove Dio dimora: “Quando io sarò andato a prepararvi un posto, tornerò a prendervi con me, affinché, là dove sono io, siate anche voi” (Gv 14, 3). Quaggiù, noi gemiamo, oppressi, sospirando il momento in cui Dio ci solleverà fin nella sua casa, là dove con Lui, noi regneremo per sempre: ” sollevami tu sulla rupe / per me troppo alta… / canterò eternamente il tuo nome”.
Nazaret. Viene spontaneo dire a Dio: a Nazaret “io dimorerò nella tua tenda per sempre”. In Nazaret, o Dio, “Tu sei per me rifugio, rupe inaccessibile per l’avversario”. Per questo, noi aspiriamo dai confini della terra all’umile casa di Nazaret, perché in essa regna il nostro re “dolce e umile di cuore”, come piace a Dio. E spontaneamente acclamiamo”regni per sempre Gesù da Nazaret”.
USO: Preghiera contemplativa del mattino
Desiderio di incontrare Dio: ritiro, revisione di vita dopo una mancanza
Testo: Fil 1, 21
SALMO 62 (61): IL RIPOSO SOLO IN DIO
Israele. Per il paziente, il mondo costituisce una minaccia, perché i suoi consigli sono deludenti e le sue benedizioni, ipocrite. Per questo, il fedele cerca il suo riposo nel Signore, presso il quale può, con fiducia, dare sfogo al suo cuore. Questo discorso è ben accolto dagli ascoltatori. Forte di questo appoggio e della propria esperienza personale, il narratore esorta allora il pubblico a preferire Dio agli uomini, i quali non sono altro che fragilità e menzogna.
Chiesa. Qualunque sia il male o il potere che ci opprime, dobbiamo dare credito a Dio. Di più, egli è l’unico che merita la nostra fiducia. La chiave della fede è di opporre al mito della potenza dell’uomo, la forza riposante e sicura che propone il Signore.
Nazaret. Se sono unito a Gesù, Maria e Giuseppe, Nazaret diventa la mia roccia di salvezza. Che cosa possono farmi gli uomini? Non solo, posso contemplare la fortezza delle mura di Nazaret: la loro fede in Dio, negli uomini e nel loro lavoro; il loro amore a Dio, fra di loro e con ogni vivente; il loro lavoro, che continua l’opera creatrice di Dio, il guadagnarsi onorevolmente il pane, il servire alle necessità di tutti. Entro queste mura regna la pace!
USO: Professione di fede come nel salmo 16
TESTO: Lc 12, 22‑32
SALMO 63 (62): VICINO A DIO, NELLA GIOIA
Israele. L’orante di questo salmo langue nell’attesa di una risposta: egli ha sete del Dio della vita, l’unica sorgente che può dissetarlo. Dalla contemplazione della potenza e della gloria del Signore, all’interno del santuario, emerge il gusto della tenerezza fedele di Dio; ne deriva il bisogno di cantare nell’entusiasmo della riconoscenza: “Più della vita assaporo la tua tenerezza”.
Mentre coloro che attentavano alla sua vita finiscono sotto terra, il sovrano gioisce in Dio che viene in aiuto al suo eletto.
Chiesa. La comunione profonda con Dio apporta all’uomo una gioia che sgorga dalla coscienza di vivere e di vivere in pienezza. La sazietà spirituale si traduce nella necessità di cantare. Tutto ciò che crea ostacolo sulla strada scompare in qualche modo per lasciar posto al ricordo dei benefici divini. Alla presenza di Dio, l’anima assapora il pieno consenso nella realizzazione delle sue aspirazioni profonde: “a te si stringe l’anima mia” (letteralmente: je colle á toi de tout mon être = aderisco a te (sono incollato a te) con tutto il mio essere).
Nazaret. Possiamo immaginare e desiderare gioia più grande di stare con Dio, anche fisicamente, come l’hanno potuto realizzare Maria e Giuseppe con Gesù a Nazaret? Nazaret è il luogo teologico, dove Dio incarnato si fa presente. Lì è possibile “passare ore d’amore dialogando con l’Amato”. Lì ci possiamo sentire in braccio a nostra madre. Lì possiamo sentirci in un abbraccio da cantico dei cantici!
Uso: Espressione della gioia di stare con Dio: inizio di un ritiro, preghiera del mattino, nozze d’argento.
Testo: Ef 3, 19; Fil 3, 7‑8.
SALMO 64 (63): IL NEMICO FATTO SLOGGIARE
Israele. Il male infierisce nel mondo; ma ciò che stupisce il paziente, è il carattere insidioso dell’azione dei nemici. Essi preparano i loro colpi nell’ombra, poi colpiscono inaspettatamente. Ma il Signore utilizza anche lui l’effetto sorpresa e le sue frecce lasciano i cattivi sconcertati. E’ allora che il giusto, entusiasta e felice, proclama l’opera divina.
Chiesa. La frontiera del male comincia là dove si parla con cattiveria degli altri. Quando quest’azione sotterranea e incontrollabile distrugge la reputazione e le persone, anche in seno al popolo di Dio, le vittime della malvagità trovano il loro rifugio nel Signore. Gesù con la sua parola, appuntita come freccia, colpiva Farisei e Sadducei. Ciò che Gesù ha fatto nel Vangelo, continua a farlo ancora per i suoi. Egli ci chiede solo di “credere” in Lui.
Nazaret. “Un baratro è l’uomo e il suo cuore un abisso” (Sal 63,7). Ci si stupisce di quali perversità è capace l’uomo. Soprattutto quando si accanisce contro un innocente, come con Gesù nella flagellazione, nella coronazione di spine, nella crocifissione. Anche Gesù prega per essere liberato dai malvagi. Dio interverrà al momento che Lui giudicherà opportuno. Le sue frecce consistono nel rimettere in ordine le cose e nel far trionfare l’innocenza, la giustizia.
USO: Da recitare sotto gli attacchi della calunnia o della menzogna.
TESTO: Mt 5, 10‑12
SALMO 65 (64): L’UNIVERSO RIFATTO A NUOVO
Israele. Questo salmo canta la gioia dell’essere che ha riacquistato la freschezza vitale primitiva e che si ritrova proprio in un universo purificato. Dio solo può togliere la macchia di un essere di carne, Dio solo può ridare al Tempio la sua purezza, e al popolo eletto, la bellezza della sua giovinezza. Essendo scomparso lo schermo del peccato, tutto viene invaso dalla potenza divina di salvezza che fa sgorgare una prosperità meravigliosa, un rinnovamento, una pienezza che viene dal dono della pioggia fertilizzante. Il Signore si prende cura dell’uomo e della terra e tutto rivive e canta la gloria di Dio.
Chiesa. Nella persona di Gesù, Tempio assolutamente santo, noi abbiamo ricevuto nello stesso tempo la purificazione da ogni peccato e la pienezza di vita. Con la sua risurrezione, “il Cristo si è compiaciuto di riconciliare tutti gli esseri viventi per mezzo di Lui, quelli della terra come quelli del cielo: in Lui, abita ogni pienezza” (Col 1, 19‑20). E’ per noi che Dio vuole aprire oggi le sue fonti inesauribili, è per amore che vuole fecondare le nostre vite, trasformarle e rinnovare l’universo.
Nazaret. Ringraziare Dio perché è Padre è dirgli quanto è importante per noi! Per chi ringrazia “tutto è dono, tutto è grazia, tutti canta e grida di gioia”. A Nazaret questo salmo arpeggia ogni azione dei tre che ricameranno la loro preghiera proprio sul “ringraziamento”. “Ti do lode ho padre perché queste cose le riveli ai piccoli”. “L’anima mia magnifica il Signore”. L’agire di Dio è la vera meraviglia del creato, se uno acquisisce occhi di fede per riconoscerlo.
USO: Celebrazione penitenziale: ringraziamento
Unzione dei malati
Feste di primavera
In Oriente: ritorno delle piogge.
TESTO: 1 Cor 1, 4‑7
SALMO 66 (65): RINGRAZIAMENTO D’ISRAELE AL PADRONE DELLA STORIA
Israele. Dio appare come il sovrano che tiene a bada le potenze del mondo: per questo Israele lascia esplodere la sua ammirazione e la sua gioia. Ma non basta. I popoli sono convocati per partecipare al suo ringraziamento per la liberazione dell’ Esodo e per il dono gratuito di Canaan. All’interno di questo passo collettivo, il fedele va avanti e proclama con fierezza che il Signore ha ascoltato il suo grido e ha prestato attenzione ai suoi desideri.
Chiesa. Le antiche liturgie insegnano ai Cristiani a ricollegare tutti i doni del Signore, anche i più piccoli, al ricordo della Creazione e della Redenzione; perché noi non riceviamo vita che nella Chiesa e non saremo salvati senza di essa. Rendere grazie per il pane della tavola, per la salute recuperata, per ogni altro favore del Padre, è associarsi per proprio conto all’eucaristia che, di secolo in secolo, unisce la Cristianità intera nello stesso ringraziamento.
Nazaret. Il nostro Dio è un Dio di salvezza e merita ogni lode. Se ci sono delle prove, esse sono da vedersi come la fusione dell’argento nel crogiolo. L’argento viene purificato e restituito alla sua bellezza. Dio ha preservato il suo figlio bambino dalla morte mentre è bambino( fuga in Egitto, ritorno, insediamento a Nazaret), ma poi non ha fatto miracoli per quella santa famiglia. Ma Gesù, Maria e Giuseppe si sentono protetti da Dio come si sente protetto ogni vero credente, che vede la mano di Dio nei vari avvenimenti della vita.
USO: Cristo Re
Riuscita di un progetto
Valuazione al termine di un congresso
Chiusura di un Capitolo
Celebrazione del Nome del Signore.
TESTO: Ap 15, 3‑4; Gv 18, 36
SALMO 67 (66): GLORIA DEL SIGNORE CHR BENEDICE IL SUO POPOLO
Israele. Israele è il testimone privilegiato di ciò che il Signore può e vuole fare per gli uomini. L’opera divina che suscita più ammirazione tra tutti i popoli e l’intero creato, è l’esercizio di un giudizio retto. Se Dio esaudisce i suoi in modo lampante, è perché tutti conoscano la sua Via, quella della salvezza. E la corrente principale della vita, emanata dalla Giustizia si riverserà su di un universo pacificato sotto forma di uno scorrimento di benedizioni divine, e questo, perfino nel concreto dell’esistenza del popolo di Dio. E tutte le nazioni vedranno il gesto divino e confesseranno la potenza del Signore.
Chiesa. I favori di cui Dio colma il cristiano si avvertono come una pregustazione della salvezza universale imminente. Il maggiore di questi beni, è la vita, e la vita in Cristo; è Gesù, la vera Vite, di cui noi siamo i tralci. Se siamo innestati in Cristo e alimentati dalla sua linfa per mezzo dello Spirito Santo, la Chiesa sarà feconda, essa entrerà nella sua piena maturità e farà risplendere la salvezza agli occhi delle nazioni.
Nazaret. “Dio … faccia risplendere il suo volto su di noi” (v. 2). Ci saranno momenti in cui Dio farà risplendere il suo volto glorioso. Ma c’è un modo quotidiano con cui Dio fa risplendere il suo volto e che Maria e Giuseppe hanno contemplato durante trent’anni a Nazaret e che ci insegnano a contemplare nel quotidiano di ogni volto umano. Non è facile, soprattutto quando il volto umano è deturpato dalla malattia o dal male. Ma il volto di Dio resta sempre visibile in ogni gesto d’amore.
USO: Anniversario della fondazione di una parrocchia, di una comunità
Giorno del Ringraziamento
TESTO: Gv 15,1 ss.
SALMO 68 (67): IL RE D’ISRAELE TUONA NEL SUO SANTUARIO
Israele. Facendo giustizia al suo popolo, Dio lo installa sulla sua terra, gli dà la vita e procura una dimora ai “suoi poveri”. Alla sua missione di giudice, egli associa quella di capo dell’esercito: segue la fuga precipitosa dei re, la spartizione del bottino e l’ascensione del Dio vincitore a Sion, la montagna che si è scelto.
Israele è fiero del suo Dio, perché si manifesta come colui che procura la salvezza; conduce perfino i nemici ai piedi del suo popolo perché questi li stermini. Questa vittoria cede il posto a una processione liturgica ben ordinata dove le tribù rispettano le regole della precedenza. Come un’eco dei primi versetti, il Signore fa udire di nuovo le sue minacce contro i potenziali nemici della nazione: questa voce penetra l’anima di Israele per ancorarvi la certezza della potenza irresistibile del suo Dio.
Chiesa. L’anima cristiana attende la vittoria decisiva del Cristo. Ma è lo Spirito, che egli ha diffuso sul mondo, che prelude ai successi della fine dei tempi. Sempre in azione, passa e ripassa sull’umanità; la sua Voce “dà forza al suo Popolo”(Pr 29, 11) e non risuona che per farlo vivere nel suo Regno. Allora, quando la Morte, suo ultimo nemico, sarà eliminata, tutto ciò che dorme si alzerà, ascoltando, più clamorosa che mai, la voce del Re:
“Viene l’ora in cui tutti quelli che giacciono nella tomba
ne usciranno all’appello della sua Voce ” (Gv 5, 28).
Nazaret. La grande vittoria di Dio è il prendersi cura di noi. L’anelito di Israele alla giustizia è pure il nostro anelito cristiano: e noi sappiamo che Cristo tornerà da vincitore e rimetterà in ordine tutto secondo il piano di Dio. Ma a Nazaret Dio è venuto ancora una volta a convocare alla giustizia e dice che è possibile pensarla a partire dall’umiltà dell’amore. A Nazaret vi è riuscito. Perché non coltivare questa speranza anche per noi? Tutto il frastuono di lotte e vittorie è solo per sottolineare che Dio “ha cura di noi” e, quando vorrà, ci libererà dal male e dai malvagi.
USO: Ascensione, Pentecoste, Cristo Re
Domenica Missionaria
Festa del Nome di Dio Salvatore
TESTO: Ap 11, 17‑18
SALMO 69 (68): I SERVI DEL SIGNORE ATTENDONO CONSOLAZIONE
Israele. Questo salmo unisce un testo penitenziale e una lamentela contro i nemici. I due brani, uno annidato dentro l’altro, riprendono in parte gli stessi temi; ma nella dichiarazione della lamentela, l’accento non è posto nello stesso luogo: il penitente attende la misericordia, e il povero schiacciato dall’ingiustizia, reclama un intervento salvifico. Il pubblico non accetta le manifestazioni di penitenza del pio Israelita che porta i pesi del suo peccato e quello del suo popolo, né sa simpatizzare con i perseguitati che si piegano sotto il colpo di attacchi ingiustificati di numerosi nemici. E’ l’implacabile condanna di un mondo accusatore e spietato, che fa contrasto con la necessità di lodare il nome di Dio che rialza e salva. E il canto di riconoscenza di colui che è stato rifiutato diventa il ringraziamento dei poveri e il ringraziamento di tutta la natura.
Chiesa. Prendendo su di sé la disgrazia di un popolo colpevole, il Cristo accetta di portare tutte le conseguenze dell’incomprensione che riguarda la sua persona e la sua missione. La salvezza da lui recata gli vale l’essere rifiutato, il subire gli oltraggi e i sarcasmi di un gran numero di nemici e il ricevere come consolazione dell’aceto per placare la sua sete. “Il servo non è più grande del suo padrone; se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi”(Gv 15, 20). “Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia! Io ho vinto il mondo” (Gv 16, 33). La nostra vittoria è nel Cristo risorto, più che nelle proteste e grida che rischiano di non essere né ascoltate, né capite.
Nazaret. Gesù si è fatto coinvolgere da momenti di apparente abbandono da parte di Dio: Getzemani, sulla croce … Angoscia di Giuseppe quando la sua famiglia è in pericolo di morte. Angoscia di Maria sul cammino del Golgota. Ma in nessuno dei tre è venuta meno quella fiducia in Dio coltivata quotidianamente a Nazaret, giorno dopo giorno. E, se da una parte sarà sempre scandaloso vedere tanto soffrire un innocente, la fede dei tre di Nazaret ci dimostra che tra Nazaret e il Golgota la storia non temina sulla croce e neppure nel sepolcro, ma nella risurrezione.
USO: Salmo della Croce: Venerdì santo
Da recitare con dei malati
TESTO: Mt 10,24‑25.
SALMO 70 (69): RICHIESTA DI AIUTO
(Cf. Salmo 40, 14‑18)
Israele. Il richiedente vuol far fallire l’impresa di nemici che attentano alla sua vita. Da una parte, egli scongiura Dio di coprirli di confusione. Dall’altra, spera di veder trionfare coloro che cercano il Signore e la sua salvezza; perché, sono questi, precisamente, che presentano un atteggiamento favorevole alla sua causa personale.
Chiesa. Sulla soglia della morte, il Figlio ha chiamato il Padre in suo aiuto; questi ha liberato il Cristo. La sua misericordia non verrà a soccorrere tutti i fedeli che cercano Dio con tutto il cuore?
” faccio avvicinare la mia giustizia,
non è più lontana e
la mia salvezza non tarderà;
io stesso dispenserò in Sion la salvezza,
a Israele donerò la mia gloria” (Is 46, 13)
Nazaret. Il cuore di Dio Padre, commosso a tanta insistenza di aiuto, risponde con la presenza di Gesù, che convive a Nazaret con la gente semplice del suo paesetto e che, appena inizia la vita pubblica, accoglie ogni persona colpita dal male: “vide … e ne ebbe compassione”. Questo salmo è citazione di un altro salmo …ma c’è il tocco dell’urgenza: “vieni PRESTO a salvarmi”! Chi più attento a questo grido dei tre di Nazaret?
USO: Celebrazione del Nome divino: richiesta di aiuto
TESTO: Mc 14, 36‑39
SALMO 71 (70): LA PREGHIERA DEL SERVO CHE INVECCHIA
Israele. Un vecchio presenta la sua richiesta a Dio in una preghiera piena di fiducia. Il Signore è sempre stato il suo protettore, l’ha custodito fin dal suo concepimento e lo ha ricolmato dei suoi favori. Qualunque cosa dicano o qualsiasi cosa facciano quelli che ce l’hanno con lui, il vecchio servo non può che rimettersi alla giustizia di Dio. Il declino delle forze non è il momento dell’abbandono di Dio, ma il momento del ringraziamento. Il servo aspetta solo di poter lodare sempre Dio, entrando nel suo santuario; cantare senza posa le sue imprese e la sua giustizia contemplando l’opera incomparabile della sua creazione e le meraviglie della ri‑creazione del suo popolo.
Chiesa. La fiducia nella tua fedeltà, Signore, imprimila profondamente nel mio cuore e nei cuori di coloro che vivono “il tempo della loro vecchiaia”. Malgrado le angosce, le inquietudini, che possono oscurare il nostro cammino, rimani vicino, Signore, e consenti ai tuoi di lodarti ricordando quanto hai fatto per loro. Ammirando la tua opera di salvezza, o Cristo, fa’ che il nostro ringraziamento abbia accenti sempre nuovi, e che essi risuonino in tutto l’universo!
Nazaret. Gesù muore “violentemente” ancor giovane, ma Maria e Giuseppe hanno raggiunto quella pienezza di vita che è l’anzianità, normale per tante persone. Questo salmo si rivela come salmo dalla sensibilità familiare e soprattutto per quei momenti quando le forze fisiche si fanno più deboli e si sentono più forti e angosciose le avversità ed è più sentita la necessità dell’aiuto degli altri.
USO: preghiera della sera
Preghiera della terza età
Giubileo d’oro o di diamante
TESTO: Atti 20,24
SALMO 72 (71): IL LUOGOTENENTE DEL GIUDIZIO DIVINO
Israele. Nel quadro di una intronizzazione, il poeta formula gli auguri della comunità per il re: possa egli difendere gli umili e garantire con la sua giustizia e la sua forza, la prosperità del paese; al di fuori, che il suo potere domini da un mare all’altro. Affinché questo programma regale si realizzi, gli interessati, cioè i sudditi, pregano per il loro re e lo benedicono.
Chiesa. I re d’Israele non erano che una pallida figura di Colui al quale “il Padre ha affidato il potere di giudicare”(Gv 5, 22). Il suo potere oltrepassa le coercizioni umane: per vincere, Egli converte e fa rinascere; la sua Giustizia libera l’uomo da ogni forza di oppressione, esterna o interna; infine solo il suo Amore fa gustare all’umanità la vera pace.
“Vi lascio la Pace (…). La pace che Io vi do non è come quella del mondo” (Gv 14, 27).
Nazaret. Descrizione “profetica” di ciò che sarà Gesù, vero re universale ed eterno. Salomone, qui iperbolicamente esaltato, è poca cosa di fronte a ciò che è Gesù.
Con quale trepidazione e sacro timore Maria e Giuseppe avranno sentito vibrare questo salmo per il loro figlio Gesù! Con la stessa speranza di Maria e Giuseppe, anche noi continuiamo a coltivare la fiducia nella regalità di Gesù. “Non temete, ho vinto il mondo”. Ma lo vincerà dalla croce, vero trono dell’amore!
USO: Epifania, Cristo Re
Da recitare con dei poveri, degli oppressi.
TESTO: Gv 5, 22‑30.
SALMO 73 (72): CON DIO VERSO E CONTRO TUTTO
Israele. Il successo del senza‑legge fa dolorosamente risaltare l’insuccesso del giusto. Questi si è lasciato turbare vedendo la pace di cui gioiscono gli empi. Bisogna continuare a sperare malgrado l’insuccesso, ostinarsi a credere che Dio agirà, o si deve passare dalla parte dei senza‑legge? La riuscita dei malvagi si fa provocatrice, è una sfida lanciata a Dio, una sfida che Dio non si affretta a raccogliere. Un simile spettacolo ha di che scuotere la fedeltà del giusto, si rassegnerà a cambiare direzione? La situazione si capovolge alla luce di Dio, nella seconda parte del salmo. L’entrata del fedele nel santuario ha permesso alla nebbia della tentazione di dissiparsi; l’allettante miraggio del successo dei senza‑legge fa posto alla certezza che è Dio che conclude l’avventura umana. Liberato dall’immagine del senza‑legge il fedele si ritrova solo con il suo Dio. Non è ancora la fine dei suoi mali, ma il recupero della prima opzione nella fiducia e nell’abbandono, nella luminosa certezza di essere nelle mani di Dio.
Chiesa. O Dio, lascia che ti domandi perché ci lasci attendere invano il successo quando lavoriamo per l’estensione del tuo Regno, perché sembri disinteressarti della riuscita di coloro che optano per te? A che serve una fedeltà gratuita, quella che esige che optiamo per la notte oscura, là dove la ragione non ha più accesso? E tu mi hai fatto capire che fuori di te, tutto è illusione; resterò quindi con te, contando sempre sulla tua fedeltà verso e contro tutto.
Nazaret. “Il mio bene è stare vicino a Dio – vicino a Gesù, Maria e Giuseppe”. Tutti vedono facilmente l’agire dei malvagi, dei “senza-legge”. Solo i cuori puri vedono l’agire di Dio. Solo i puri di cuore possono dire per esperienza “il mio bene, la mia gioia, è stare vicino a Dio”! Questo stare vicino a Dio incarnato, come Maria e Giuseppe a Nazaret, a noi è concesso nel mistero dell’eucaristia. Presso Dio incarnato è possibile diventare puri di cuore, mentre le vie dei “senza-legge” si perdono nella vana – gloria.
USO: Rinnovamento degli impegni
Notti spirituali: prova vocazionale
TESTO: Rom 8, 38
SALMO 74 (73): SULLE ROVINE DEL SANTUARIO
Israele. Il tempio è stato profanato e devastato. Partito Dio, Israele è solo e come allo scoperto di fronte ai suoi nemici. Un silenzio di morte copre il paese, è “l’ora delle tenebre”. La fede del popolo di Dio si esprime allora in una supplica angosciosa e patetica: che il Signore, Lui che da sempre è il re della terra d’Israele non si lasci più provocare senza reagire e che assicuri la sopravvivenza dei suoi fedeli.
Chiesa. Quando, sul Golgota, il Tempio vivente fu distrutto, i Discepoli ne furono prostrati: ai loro occhi, la meravigliosa visione del mondo futuro era svanita. Era “l’ora delle tenebre'”, il Silenzio assoluto.
Tuttavia, una battaglia sovrumana era stata appena vinta. Quella della Presenza che salva, sull’Assenza che lascia il mondo in preda al disordine e alla morte. Alle tenebre del Venerdi santo doveva succedere la folgorante luce del mattino di Pasqua: “Distruggete questo tempio: in tre giorni, Io lo farò risorgere” (Gv 2, 19).
Nazaret. Gesù, Maria e Giuseppe si sentono coinvolti, con il loro popolo, dalla profanazione del tempio. Non solo, Gesù parlerà di se stesso come di un tempio distrutto e ricostruito. La sua risurrezione sarà la caparra definitiva dell’opera salvifica di Dio. E noi siamo sicuri che oggi Gesù, Maria e Giuseppe intercedono per la Chiesa perseguitata come allora intercedevano per il loro popolo d’Israele. Ma anche Gesù, Maria e Giuseppe si sono sempre messi dalla parte dei perseguitati e non dei persecutori. Sarà Dio che prenderà la loro e la nostra difesa.
USO: Venerdi santo
Nei momenti vuoti della vita della Chiesa: speranza di rinnovamento
Camera ardente: speranza di risurrezione
TESTO: I Cor 3, 16; 1 Pt 3, 4‑10
SALMO 75 (74): NESSUN GIUDICE DIVERSO DAL SIGNORE
Israele. Un fedele annuncia il messaggio profetico del giudizio divino. Come Dio ha, quale creatore, fondato e consolidato la terra, così la sua potenza ordinatrice prevarrà sugli uomini: egli decreterà sulla terra un giudizio retto, inflessibile. Non c’è altro giudice che Dio e nessuno può sfuggire al destino che egli assegna. Gli empi berranno al calice della vendetta di Dio; essi saranno schiacciati e il giusto sperimenterà la sua soddisfazione con inni vibranti al Dio di Giacobbe.
Chiesa. La fede nel giudizio divino è un dato fondamentale che non si mette in dubbio. Poiché Dio possiede il dominio degli avvenimenti, egli non mancherà di piegarli affinché finalmente i giusti sfuggano alla prova e i senza‑legge siano puniti. L’appello al Dio‑Giudice appare come una istanza destinata ad accelerare l’ora del giudizio finale; e noi cantiamo in anticipo la gloria di questi incontri solenni in cui Dio farà giustizia a tutti.
Nazaret. A Nazaret stanno crescendo quei giusti la cui potenza è costituita dalla loro umiltà di fronte a Dio e agli uomini. Dio la innalzerà, la redimerà, la farà risorgere. Perché a Nazaret si è compiuto il desiderio di Dio “non vantatevi, non alzate la testa …”, se non per pregare. Il giudizio che rende giustizia non viene dai quattro punti cardinali, ma da Dio. E Gesù, Maria e Giuseppe sono come il braccio di salvezza teso da Dio verso il suo popolo.
USO: Cristo Re
Di fronte allo scandalo dell’ingiustizia
TESTO: Ap 14, 10; 19, 15‑21.
SALMO 76 (75): TRIONFO DEL SIGNORE IN SION
Israele. Simile a un conquistatore, il Signore ha piantato la sua tenda in Sion. Grazie alla potenza del Campione d’Israele, il bottino si accumula sulla montagna santa. La Città del Dio vincitore diviene allora il luogo del suo giudizio regale: da una parte, il nemico non può sostenere lo scoppio della sua collera; dall’altra, i poveri la cui causa gli è cara, ricevono la salvezza. I fedeli, ebbri di gioia, soddisfano i loro desideri, mentre le nazioni vicine rendono omaggio al Signore.
Chiesa. C’è una Città imprendibile dove i cittadini godono della libertà garantita ai figli di Dio; è una Metropoli che si arricchisce del patrimonio intellettuale o estetico di tutte le civiltà; infine, è la Chiesa, la Gerusalemme la cui giovinezza rinnovata a ogni periodo della storia, permette di guardare al di là del tempo, nella fede e nella speranza.
Nazaret. “Quando Dio si alza per salvare gli umili della terra” (v. 10) non c’è solo la gloria sua nel tempio di Gerusalemme. Ancor più è da condividere la gioia di Nazaret, perché la vera vittoria di Dio è che si alza per salvare gli umili, si alza per far risorgere il Figlio, che i suoi fratelli hanno ucciso.
USO: Trionfo finale di Dio nella Chiesa
Al termine di un piano pastorale
TESTO: Mt 24, 27; Ap 17, 14
SALMO 77 (76): UN DIO FEDELE ALLA SUA OPERA
Israele. La prima parte del salmo è una ricerca di Dio nella notte. Il fedele si crede abbandonato dal Signore ma il suo abbattimento non gli impedisce di conservare ben viva nel suo spirito l’immagine abbagliante dei favori divini del passato. La storia è là per mostrare che il comportamento divino non cambia. Ma perché questo Dio così vicino si è ritirato?
In un secondo tempo, il fedele riattualizza i bei giorni in cui ha gustato la presenza divina, ricorda tutte le meraviglie di Dio; è una nuova teofania in cui il Signore ricapitola la sua opera. Ciò che appare con più evidenza agli occhi dell’orante, è che le vie del Signore sono irrevocabili; esse raggiungono il loro obiettivo. La presenza del Dio fedele è come la sua opera, eterna.
Chiesa. Questo grido nell’oscurità, non è già salito dal cuore alle nostre labbra nei momenti dolorosi in cui Dio sembrava così lontano? E il ricorso alla comprensione umana non ha fatto sovente che aggravare la dolorosa ferita. Più che il popolo dell’antica Alleanza, mi trovo a ritornare alla meditazione delle meraviglie di Dio. In Gesù, tutte le promesse hanno trovato la loro pienezza. In Lui, Dio si è fatto vicino a noi, e se i nostri occhi sono incapaci di riconoscerlo, è che egli si nasconde per permetterci di cercarlo, e cercandolo di riscoprirlo di nuovo.
Nazaret. La certezza della misericordia di Dio verso di noi ci viene palesemente certificata dalla presenza di suo Figlio fra di noi a Nazaret: “Dio ha tanto amato il mondo da inviare suo Figlio”!(Gv 3,6). Non solo il ricordo delle imprese di Dio sono incoraggianti, ma soprattutto la capacità di uno sguardo in avanti: Gesù indica che ognuno deve affrontare il suo esodo come Lui lo affronta con la sua morte. Ma oltre la morte appare la Risurrezione come la terra promessa. Il ricordo delle imprese di Dio deve diventare certezza che non ci dimentica.
USO: Nei momenti di scoraggiamento
Dopo la morte di un amico, di un bambino, di un congiunto.
TESTO: Eb 13, 7‑8; 14‑15
SALMO 78 (77) : L’AGIRE DI DIO E L’IMPEGNO DELL’UOMO
Israele. PROLOGO (vv. 1‑11)
Per il fedele, obbedire a Dio, è ratificare ciò che ha fatto per noi. Per questo, mette in stretta relazione il ricordo delle grandi imprese del Signore e l’osservanza della legge. L’uno e l’altra costituiscono il campo dell’insegnamento dei padri, in modo che i figli sappiano ricordarsi e obbedire, per non assomigliare ai loro antenati, i quali per mancanza di memoria, non hanno cessato di ribellarsi.
Israele. Parte I (vv. 13‑40)
Israele dimentica che Dio ha “spaccato” la roccia per ristorare la loro sete e sfida il Signore ad “apparecchiargli una tavola nel deserto”. Corrucciato, Dio soddisfa lo stesso i desideri del suo popolo e gli manda la manna e le quaglie. Tuttavia, le bramosie di Israele sono ambigue e attirano il male su di lui: il dono del pane rimane senza ombra, ma le quaglie sono avvelenate. Paziente e misericordioso, Dio vuole così condurre i suoi ad avere fiducia in lui, a considerarlo come unico salvatore.
Israele. Parte II (vv. 41‑64)
Il poeta ricorda le grandi imprese divine: affinché cambiasse il destino di Israele, il Dio dei loro padri forzò la mano al Faraone e conquistò con il suo braccio vittorioso il territorio che riservava ai suoi. Ma dimentico dell’Egitto, Israele cede alla tentazione di guidarsi da solo, senza un maggiore impegno nei confronti dell’Alleato divino. Per il Signore, restare in mezzo ai suoi, in simile caso, diventerebbe complicità. Per questo l’Arca cade in mano ai Filistei. In assenza di Dio, il popolo è destinato a perire.
Israele. Parte III (vv. 65‑72)
Dio decide di dare una nuova svolta alla sua azione. Egli riprende l’iniziativa, sceglie Giuda, poi rifà l’unità della nazione attorno a Gerusalemme. Infine, si costruisce un santuario e trova in Davide un servo dal cuore saldo. Per questo, l’avventura termina in un successo senza ombre che si completa nell’attesa del Cristo Gesù, il vero figlio di Davide.
Chiesa. Come Israele, per paura o per un’eccessiva fiducia in noi stessi, noi opponiamo all’influenza di Dio una resistenza ostinata. Tuttavia, la perfetta accettazione del disegno di suo Padre da parte del Salvatore, garantisce a coloro che rinasceranno da Lui il successo finale. La nostra stessa congenita impotenza non vi metterà più impedimento:
“Volere il bene è alla mia portata, ma non il compierlo (…). Sono uno sventurato! Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte? Siano rese grazie a Dio, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore!” (Rm 7, 18.24‑25).
Nazaret. La storia di Israele è un susseguirsi di infedeltà del popolo verso il suo Dio, che moltiplica i gesti della sua vicinanza, del suo perdono, del suo amore. Con Nazaret inzia una storia nuova, dove finalmente anche l’uomo può dimostrare che è possibile essere fedeli a Dio. La fedeltà di Giuseppe, di Maria e di Gesù inaugura il nuovo popolo dell’alleanza dell’amore filiale verso un amore paterno da parte di Dio.
USO: Impegno.
Rinnovamento della professione religiosa.
Cerimonia penitenziale.
Revisione di vita.
TESTO: Rom 7, 18.24‑25.
SALMO 79 (78): SULLE ROVINE DI GERUSALEMME
Israele. Gerusalemme è in rovina, il Tempio è stato profanato, i cadaveri dei fedeli giacciono al suolo, il popolo di Dio si rende conto della sua impotenza di fronte agli attacchi delle nazioni pagane. Israele scongiura il Signore di volgere la sua collera sul campo nemico. Il popolo eletto non merita niente, è vero; il suo peccato gli ha fatto perdere tutti i suoi diritti di partner dell’Alleanza. Ma Dio non dovrebbe forse pensare alla gloria del suo nome, compromessa dal lamentevole smacco dei suoi alleati? Mostra, o Dio, la tua potenza, e i pagani potranno vedere che tu solo, tu puoi salvarci. E Israele potrà riprendere un’attività conforme alla sua elezione: rendere grazie sempre, rendere manifesta in eterno la lode di Dio.
Chiesa. La Chiesa di oggi, come quella di ieri, si trova di fronte a grandi difficoltà. Non mancano osservatori per guardarla lottare e permettersi di predire l’inutilità dei suoi combattimenti di fronte alle forze rivali. Non più del popolo dell’Antica Alleanza, può trovare in se stessa elementi per appoggiarsi sulla sua fedeltà, ma essa deve sempre contare sulla potenza del braccio divino per poter resistere agli assalti del male.
Nazaret. “Perché le nazioni dovrebbero dire “Dov’è il loro Dio”?”. Anche Gesù, Maria e Giuseppe, vedendo la presenza romana, le profanazioni del tempio, l’empietà dei non credenti, hanno sentito scottare nel loro cuore quel grido beffardo: ma dov’è il loro Dio?. Ma loro sanno dov’è il loro Dio e sanno che non ha bisogno di ripagare il nemico con sconfitte eclatanti. La vittoria viene dal loro cuore, dalla loro fede. Dio è vincitore, ma a modo suo! E noi, con Gesù, Maria e Giuseppe possiamo sempre proclamarne le lodi.
USO: Rievocazione delle lotte della Chiesa
Supplica per i peccati collettivi
Celebrazione comunitaria della penitenza.
TESTO: Mt 10, 17‑25
SALMO 80 (79): PERORAZIONE PER LA VIGNA ISRAELE
Israele. Il lamento dell’orante è rivolto al pastore d’Israele. Questo popolo è come una vigna che il Signore, dopo averla coltivata, abbandona ai predoni. Ora, basterebbe una minaccia da parte di Dio o di una espressione del suo volto, per far sparire i saccheggiatori. Che il Signore appaia dunque e agisca e la nazione non vivrà più d’ora in poi che per la gloria del suo nome.
Chiesa. “Risplenda il tuo volto ed eccoci salvati” (vv. 4, 8.20). Nei tempi biblici, Dio si fa vedere dagli uomini realizzando le promesse della sua Alleanza, di cui vive Israele, suo popolo. Nel Nuovo Testamento, l’Alleanza riceve il suo compimento e Dio si manifesta nel Figlio, per renderci figli; in modo che in Cielo lo vedremo come Padre nostro: è là che ci darà la vita eterna che viene precisamente dalla visione di Dio (cf. Adv. Haereses, IV, 20, 5).
Nazaret. Gesù è il buon Pastore invocato dal nuovo Israele. In Lui la fedeltà di Dio al suo popolo e del popolo al suo Dio comincia per rimanere per sempre il luogo dell’incontro. Inoltre, Gesù è la vite che Dio ha piantato e coltivato per noi e ha fatto di noi i suoi tralci. Non più una vite sradicata dall’Etgitto, ma una vite piantata dal Padre e che darà frutti per la vita eterna.
USO: Per il tempo di Avvento
Chiesa o comunità in difficoltà
TESTO: Mc 12, 1‑12; Gv 15, 1 ss.
SALMO 81 (80): LA FESTA DELL’ALLEANZA
Israele. Tutto il popolo di Dio è convocato ad una festa di carattere nazionale. Il motivo di queste festività popolari, è la meraviglia di cantare, cioè l’alleanza, e la legge che ne esplicita gli obblighi. Dio è in mezzo ai suoi, parlerà: l’oracolo riveste un tono misterioso; la Voce divina conserva i suoi accenti sconosciuti, sempre nuovi. Il Signore ricorda i benefici del passato; e il ricordo della sua opera liberatrice dovrebbe spingere Israele a rimanere in uno stato di ricettività. Disgraziatamente, il cuore dei suoi si è indurito. Dio si lamenta di non essere stato ascoltato: il suo popolo non ha voluto lasciarsi appagare, lasciarsi condurre dal suo unico Liberatore; conoscerà le tragiche conseguenze della sua resistenza.
Chiesa. Dio continua a lavorare con gli uomini per la realizzazione del suo disegno. In Gesù Cristo morto e risorto, egli ha colmato la sua generosità, concedendo la salvezza a tutti. Dio ha parlato nel suo Figlio, dettando le sue volontà, chiamando gli uomini all’obbedienza, ma il suo messaggio non è stato ascoltato: “Ah! se in questo giorno avessi compreso, anche tu, il messaggio di pace! Ma ahimè! è rimasto nascosto ai tuoi occhi”(Lc 19, 42). Quale follia! Mentre invece Dio ci colmerebbe dei suoi beni se noi sapessimo volere con Lui ed essere attenti ai suoi appelli.
Nazaret. “Israele, se tu mi ascoltassi” (v. 9), vincerei i tuoi nemici, ti nutrirei con fior di frumento … Dopo le imprese dell’esodo, che si direbbe non furono sufficienti per tenere Israele fedele, ora Dio gli fa la proposta di Nazaret. E a Nazaret Maria, Giuseppe e Gesù hanno detto sì al loro Dio. Ora, nuovo Israele, se tu mi ascoltassi come mi ascoltò la famiglia di Nazaret, avresti la PACE!
USO: Cerimonia di impegno
Anniversario di fondazione
Festa parrocchiale
Giubileo
TESTO: 2 Cor 6, 1‑10
SALMO 82 (81): IL SIGNORE GIUDICA E SQUALIFICA GLI DEI
Israele. Il Signore contesta il modo con cui gli dèi delle nazioni esercitano la giustizia. Ora, queste potenze non tengono in nessun conto il suo avvertimento. Dio dichiara allora la loro caduta e Israele si affida direttamente alla decisione del Signore.
Chiesa. Ci troviamo tutti, un giorno o l’altro, di fronte all’ingiustizia. Essa si incarna a volte in uomini che hanno un nome e un volto; ma, sovente, essa è anonima e inafferrabile, come l’opinione, la politica o altri “dèi” più forti di tutto. Pazientiamo! A suo tempo, sorgerà una Giustizia che oltrepassa infinitamente la giustizia “tout court”, che serve la causa non dei grandi, ma dei piccoli, e in definitiva, la nostra salvezza.
Nazaret. Nessuno può ergersi a giudicare come se fosse un dio. Ma quando Gesù verrà nella sua maestà, porterà a compimento il suo giudizio iniziato già qui in terra, quando ha accolto e difeso i deboli, gli orfani, le vedove e quanti erano oggetto di scherno e sopruso. A Nazaret, da Maria e Giuseppe, egli è vissuto nell’ambito della giustizia amorosa di Dio. Alla fine si vedrà da Lui proclamata la giustizia che viene dal cuore di Dio: venite benedetti .. allontanatevi maledetti”.
USO: Di fronte all’indignazione prodotta da realtà ingiuste a livello nazionale o internazionale: potenze, economia, multinazionali, politica, stampa, ecc..
TESTO: Ap 11, 14‑19
SALMO 83 (82): IL COMPLOTTO DEI POPOLI
Israele. Il Signore ha distolto il suo sguardo dai suoi; si è chiuso in un silenzio incomprensibile. Nondimeno se Dio non conduce Lui stesso il suo popolo, le nazioni nemiche distruggeranno il Regno di Davide. La coalizione si organizza. La rivolta è generale, tutti i vassalli rifiutano l’obbedienza e si uniscono per combattere Israele; vogliono giungere a impadronirsi dell’Eredità. Il popolo di Dio che attende un intervento divino riduce intanto la sua preghiera a una serie di imprecazioni:” Che il nemico sia coperto di vergogna e di spavento, che sia costretto a riconoscere il dominio del Dio Altissimo su tutto il paese!”
Chiesa. Il Nuovo Israele, la Chiesa, diventata essa stessa l’Eredità, che le forze nemiche sono decise a conquistare, ha resistito a tutti gli assalti. Per il fatto che essa prende la sua forza di rinnovamento perpetuo e la sua giustizia in Gesù‑Cristo, durerà sempre, sopravviverà a tutte le persecuzioni. Contro il tempo, contro il mondo, contro l’odio che rendono alla Chiesa un destino drammatico, Dio impone la presenza, la durata e l’indipendenza del nuovo Israele. La Chiesa resiste perché Dio è là mediante il suo Cristo, sempre vivo e operante e suscitante una nuova vita nella potenza dello Spirito. Durata umanamente inspiegabile di un piccolo regno, ma evidenza che interpella la Storia.
Nazaret. “Dio, non restare in silenzio! / Non tacere, non rimanere inerte, Dio!”. Quanta trepidazione anche per Gesù, Maria e Giuseppe nel recitare questo salmo con il loro popolo. Eppure, i popoli resteranno delusi di come Dio si è preso cura del suo popolo, inviandogli il suo Figlio, sua Madre e Giuseppe! Si batteranno il petto e capiranno la potenza di Dio, quando vedranno suo Figlio innalzato sul trono della croce. Sulla croce apparirà “l’Altissimo”!
USO: Di fronte a complotti contro un’opera di Chiesa.
TESTO: Ap 20, 7‑10
SALMO 84 (83): RICHIESTA DEL RE PER L’OSPITALITA’ DI DIO
Israele. Il re esprime la sua impazienza di stare davanti al Signore; perché è lì che egli trova la felicità e la forza necessaria per vivere la sua vita. Il monarca testimonia così una decisa opzione: ha scelto Dio e ha rotto con il senza‑legge. In cambio, il Signore gli darà “favore e gloria”.
Chiesa. Nella relazione con la divinità, l’uomo trova pienezza di vita. In cammino verso il santuario, gli antichi israeliti avanzavano sicuri, forti della forza di Dio. Meglio ancora, il cristiano di oggi, installato nella casa del Padre, ma anche in cammino verso di essa, trova la sua piena libertà in un mondo di schiavitù nel cuore di un universo cupo e ostile. Alcuni di coloro che sono passati attraverso i campi di concentramento sono lì a testimoniarlo.
Nazaret. “Beato chi abita nella tua casa” a Nazaret! Beato chi riuscirà a scoprire le tue dimore, tutte riepilogate nella tua casa di Nazaret! Beato chi ti riconoscerà nella tua “Incarnazione”. Lì è la dimora dove ognuno si sente parte della tua famiglia. Lì saranno oltrepassati tutti i templi, anzi, come previsto nell’Apocalisse, non saranno più necessari, perché la presenza dell’Agnello sarà anche la sua luce.
USO: Preparazione alla comunione
Corpus Domini
Dedicazione di una chiesa
Professione religiosa
Unzione dei malati
Preghiera con un vecchio
TESTO: Ap 19, 6‑9; 21, 3‑7
SALMO 85 (84): ORACOLO DI PACE
Israele. Il popolo celebra la gioia di un ritorno alla vita. Dopo un tempo di angoscia, sorge la speranza di una completa restaurazione annunciata da un oracolo di pace. Il mondo riedificato da Dio è più bello di quello che l’uomo aveva distrutto. Alla luce dell’amore di Dio, tutto riprende vita, valore e senso. Tenerezza, fedeltà, giustizia e pace rivivono e incendiano l’universo dalla terra al cielo; esse ristabiliscono l’armonia spezzata dal peccato, non solo tra Dio e l’uomo, ma tra l’uomo e il mondo. Alla pienezza dell’agire di Dio risponde la pienezza di arrivare a creare la felicità, una felicità che fiorisce in fecondità.
Chiesa. In Gesù Cristo, il Dio d’Israele, nostro Padre, ha concesso la pienezza del perdono, ha riconciliato la terra, il cielo e tutti gli esseri viventi. Una nuova era è iniziata, era di giustizia e di pace dove risplende la gloria del risorto. Gesù Cristo stesso, nato dal seno della Vergine Maria, è il dono di Dio e il completamento del movimento del cosmo e dell’impulso della vita. “E dalla sua pienezza, tutti, abbiamo ricevuto e grazia su grazia” (Gv 1, 16).
Nazaret. Ogni riconciliazione è come un ritorno dall’esilio, un sollevare gli occhi verso Colui che ci può salvare, è un aver ritrovato il cammino verso casa. Nazaret è la casa di Dio, dove suo Figlio ha trovato la pace e dove ha preparato il suo servizio al Regno. Da Nazaret, ancor oggi, continua a sgorgare grazia su grazia dal seno della Madre Maria, dall’amore del giusto Giuseppe, dal Figlio mediatore di ogni bene.
USO: Celebrazione di una giornata di preghiera per la pace
Natale
Al termine di un conflitto nella Chiesa, nella società, in un famiglia
TESTO: Ef 2, 14‑18
SALMO 86 (85): IL SERVO AL SUO PADRONE
Israele. In un dialogo fiducioso e affettuoso, il fedele chiede al Signore pietà, salvezza e gioia. Portato dallo slancio della sua preghiera, egli evoca la fama universale di Dio, suo Padrone. Ma, per lui, servo obbediente, il più bel titolo di gloria consiste nell’essere in comunione con la volontà divina. Perché il Signore gli prodiga una tenerezza particolare e accetta di fornirgliene il segno.
Chiesa. Sotto diverse forme, la prova è il nostro destino, ma Dio è l’Amico per eccellenza, potente e buono; per questo, dobbiamo ricorrere a Lui spontaneamente. Tuttavia, è il nostro comportamento che verifica la sincerità della nostra chiamata, cioè “la povertà di spirito”: atteggiamento che ispirava già il servo dell’Antica Alleanza: “Rispondimi…nella mia miseria e povertà” (v. 1 ).
Nazaret.“Dammi un cuore semplice che tema il tuo nome”(v.11); si direbbe che questo salmo sgorghi dal cuore semplice e puro dei tre personaggi di Nazaret. Dal loro cuore sgorga la fiducia in Dio, ma anche la “familiarità” con Dio. A Lui essi si rivolgono con calde espressioni di lode, invocazione e ammirazione. Noi le possiamo esprimere anche verso ognuno dei tre: Gesù, Maria e Giuseppe.
USO: Visita a un malato
Celebrazione del Nome del Signore.
TESTO: Mt 7, 7‑11.
SALMO 87 (86): ALLA NUOVA GERUSALEMME
Israele. Il Signore ha fondato Sion; la preferisce alle altre “dimore di Giacobbe”; sotto questa benedizione, Sion è meravigliosamente feconda; i suoi numerosi figli provengono da tutti i punti dell’universo; e nella gioia, i suoi figli celebrano questa Madre che porta in sé “tutte le sorgenti della vita”. I figli di Sion sono dei privilegiati che possono, di fronte al mondo, vantarsi del loro alto lignaggio. Sul libro divino del destino umano, ciascuno è specificatamente elencato, in lettere indelebili; su ciascuno si è posato lo sguardo di Dio, e il suo destino prende una dimensione oltre l’ effimero. Figli felici! Madre felice!
Chiesa. La Città che il Cristo si è costruita (Mt 16, 18), e di cui è la pietra d’angolo (Ef.2, 20), quella che egli custodisce gelosamente, che nutre della sua propria carne e del suo sangue, non può essere distrutta. Il Cristo ha per essa la promessa della vita, essa resisterà agli attacchi dei nemici, amplierà le sue frontiere, si arricchirà della presenza di nuovi figli, li farà vivere. La sua fecondità è sgorgata dalla croce, il Cristo morto e risorto è per la Chiesa, fonte inesauribile di vita e principio di unità.
Nazaret. Israele e i vari popoli possono risconoscere in Sion le loro fondamenta, come lo sono per Gerusalemme. E questo perché “Dio dimora in Sion”. Quanto più oggi dovremmo dire che le nostre fondamenta sono a Nazaret, dove il Figlio di Dio è vissuto fisicamente per trent’anni. Nazaret è “la vera città messianica”, la casa di Maria e Giuseppe, il tempio dell’incarnazione. Riconoscere le nostre radici piantate nell’umiltà di Nazaret, ci darà la gioia di proclamarlo in eterno.
USO: Festa della chiesa parrocchiale o diocesana
Ripresa delle attività pastorali o religiose
TESTO: Eb 12, 22‑29
SALMO 88 (87): ULTIMO APPELLO SULL’ORLO DELLA FOSSA
Israele. La vita del paziente, segnata tutta dalla prova, volge al termine. Tuttavia, il Signore non è estraneo a questa tragedia. Perciò, è verso di Lui che il richiedente innalza le sue mani: che Dio intervenga subito, perché nello shéol, non si può più cantare la sua lode. Ma il Signore ascolta l’umile sospiro di questo povero e non respingerà il “miserabile” che nessuno vuole più.
Chiesa. Prima della venuta del Messia, una moltitudine di uomini non aveva smesso di cercare un Dio nascosto ai propri occhi. Ma il Cristo morto è disceso nella loro tomba per associarli alla sua gloria di risorto. Egli ha realizzato così quello che tutti avevano giudicato inconcepibile, cioè un intervento di Dio in seno allo sheòl, azione che colmava in pienezza l’attesa dell’Antico Testamento: “discese agl’inferi”.
Nazaret. Un lamento profondo sembra perdersi nelle tenebre. Anche Gesù, Maria e Giuseppe sanno di dover varcare la soglia della morte. Ma loro “sanno nella fede” che la morte non è l’ultima parola e che la vita non terminerà mai. Per questo, a loro noi ci aggrapperemo come a coloro che possono condurci nella casa del Padre.
La Chiesa ha da sempre invocato nell’ora suprema: “Gesù, Giuseppe e Maria, a voi dono il cuore e l’anima mia; Gesù, Giuseppe e Maria, assistetemi nell’ultima agonia; Gesù, Giuseppe e Maria, con voi riposi in pace l’anima mia!”
USO: Con le persone sole, gli emarginati, i malati
TESTO: Eb 5, 7‑9
SALMO 89 (88): FEDELTA’ DEL SIGNORE RE
Israele. Il popolo eletto canta il trionfo del Signore nei cieli; questa vittoria del Dio creatore e onnipotente suscita l’ammirazione di Israele; è la prima manifestazione dell’amore divino e il pegno di tutto ciò che Dio realizzerà ancora per il suo popolo; è il preludio all’attività storica di Dio e all’adempimento del suo disegno. Il Dio trionfatore, che domina contemporaneamente sul caos e su tutte le potenze celesti, è anche il Dio dell’Alleanza. Creando la monarchia, il Signore prometteva una partecipazione al potere divino; come mettere d’accordo le promesse fatte alla casa di Davide con la realtà presente così infelice? Sembra impossibile. Facendo riferimento alle grazie fatte a Davide, un orante supplica Dio di non pregiudicare la stabilità del trono, segno del suo affetto al posto del suo servitore. Egli fa appello alla fedeltà divina, chiede a Dio di ricordarsi del nulla dell’esistenza umana, di estendere le promesse dell’Alleanza a tutta la nazione.
Chiesa. L’alleanza conclusa con Davide in realtà non è mai stata rotta, anche se i suoi aspetti terreni sono rimasti soggetti ai cambiamenti della storia. L’annuncio della nascita di Gesù fa scomparire anche l’apparenza di una simile rottura: “Egli sarà grande, e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo. Il Signore Dio gli darà il trono di Davide, suo padre” (Lc 1, 32). L’oracolo del salmo regale ha raggiunto la sua più alta perfezione in Cristo, ma il lamento nazionale ha ancora il suo posto nel cuore degli uomini d’oggi, poiché la regalità di Gesù Cristo, nella sua gloria, deve ancora arrivare.
Nazaret. Non solo nelle grandi manifestazioni Dio mostra la sua fedeltà. A Nazaret, Egli ci apre gli occhi anche alla dimensione della quotidianità della fedeltà di Dio al suo popolo. La meraviglia della sua fedeltà non la si riconosce solo “tra lampi e tuoni”, ma ancor più quando, giorno dopo giorno, uno diventa figlio, fratello, padre e madre. A Nazaret, la fedeltà si rivela sorprendentemente umile! È la fedeltà dell’amore, in cui Dio si fa per te prossimo, fratello e sorella.
USO: Cristo Re
Celebrazione della fedeltà nell’impegno: matrimonio, professione religiosa, ordinazione sacerdotale
TESTO: Fil 3, 20‑21
SALMO 90 (89): IL PERDONO, IL TEMPO, L’ETERNITA’
Israele. La fedeltà di Dio domina i secoli; il suo perdono può tardare perché, per lui, il tempo non conta. Dall’altro lato, la vita dell’uomo declina rapidamente: da questa situazione precaria, sgorga una supplica: che il Signore ritorni al più presto verso i suoi! che Egli sazi i figli di Dio di tante gioie quanti furono i mali che hanno conosciuto!
Chiesa. Troppi cristiani si fanno di Dio l’immagine di un padre che usa la frusta, e del quale si deve cercare di non urtare la temibile suscettibilità. Immaginano essi abbastanza che questo Dio, fonte inesauribile della loro felicità, ama far desiderare il suo intervento, al punto da saper apprezzare le manifestazioni d’impazienza dei suoi figli?
Nazaret. Dio trascendente ed eterno ha di fronte l’uomo, che viene dalla polvere e la cui esistenza è breve. Per questo, l’uomo deve cercare di imparare la sapienza del cuore, che nasce dalla contemplazione di Dio e dell’uomo. A Nazaret, Maria e Giuseppe potevano esercitare questa contemplazione in Gesù, Dio e uomo. Gesù li apre alle opere di Dio, ma anche alle opere dell’uomo: “l’opera delle nostre mani rafforza, o Dio”, perché Dio continua la sua opera con le nostre mani.
USO: Preghiera del mattino
Celebrazione penitenziale
TESTO: Eb 12, 5‑13
SALMO 91 (90): VIVERE ALL’OMBRA DELL’ALTISSIMO
Israele. Un fedele viene a rifugiarsi nel santuario dell’Altissimo per passarvi la notte. L’eletto godrà di quella pace perfetta di cui sognavano invano i popoli quando cercavano di rifugiarsi all’ombra dei loro re. Un ufficiale del culto indirizza all’ Ospite divino un grande discorso d’incoraggiamento: se hai posto la tua dimora presso l’Altissimo, non avrai paura di nulla; sulla tua strada, gli angeli camineranno per far saltare l’ostacolo al momento opportuno. Se vuoi gioire della protezione del Signore, attaccati a lui come Lui stesso si è attaccato a Israele; sarai sazio di giorni e vedrai la salvezza.
Chiesa. Devo entrare presso Dio per essere coperto dalla sua protezione; e presso Dio, non si tratterebbe di servirsi di lui, ma piuttosto di servirlo. La mia professione di fede fiduciosa in questo Dio Padre, che mi accoglie some suo figlio, giustifica la mia certezza di essere ascoltato, di avere la mia vita integrata nel suo disegno d’amore, di poter avanzare camminando senza inciampare. La vittoria del Cristo sulle forze del male annuncia quella dei suoi discepoli: “Io vedevo Satana cadere dal cielo come la folgore. Ecco, Io vi ho dato il potere di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del Nemico e nulla vi potrà nuocere” (Lc 10, 18‑19).
Nazaret. “Tuo rifugio è all’ombra dell’Altissimo”. E Gesù, venuto a fare la volontà del Padre, ce lo insegna con la vita quotidiana a Nazaret e la vita pubblica sulle strade della Palestina. A Nazaret, dimora dell’Altissimo, troviamo il nostro rifugio. Lì, Maria e Giuseppe ci insegnano come rifugiarsi nel “fare la volontà di Dio, che è prima di tutto Padre”, è aver trovato il rifugio più sicuro, perché è il rifugio dell’amore. Non solo, ma si scopre che fare la volontà di Dio può completarsi in una vera familiarità con Lui nel suo Figlio Gesù.
USO: Salmo di Quaresima
Preghiera della sera
Inizio di un viaggio o di una missione
Battesimo
Celebrazione di un’esperienza intima con Dio: vecchio, malato, religioso anziano, sacerdote…
Davanti alla morte di qualcuno che ha sempre posto la sua fiducia in Dio
TESTO: Gv 16, 32‑33
SALMO 92 (91): GIOIA NEL CANTARE LA VITTORIA DEL SIGNORE
Israele. Il fedele ripete, in se stesso e come davanti al Signore, la gioia di celebrare l’azione divina: gioia che si approfondisce quando egli fa il paragone tra le illusioni coltivate dagli stolti e la pienezza che sperimenta nel vivere presso Dio. Una tale gioia sfocia nel ringraziamento
Chiesa. Poiché siamo soddisfatti del nostro destino, noi testimoniamo che siamo nelle mani di qualcuno che è solido come la roccia e la garanzia più sicura della nostra speranza. La nostra gioia ci fa entrare in comunione con tutto il popolo cristiano il cui clima naturale è la lode e la gioia.
Nazaret. “È bello dar lode al Signore”! Dal Magnficat e dall’eucaristia, noi deduciamo che a Nazaret il dar lode a Dio è l’aurora di ogni giornata e l’inizio della preghiera quotidiana. La bontà e la fedeltà di Dio noi oggi la possiamo vedere nella presenza sulla terra di Gesù, Maria e Giuseppe. Solo l’insensato non riesce a dar lode, perché il suo cuore non riesce a vedere l’operare di Dio. La via degli empi porta alla rovina, quella dei giusti porta alla salvezza. I giusti saranno come alberi, le cui radici succhiano la linfa della vita in Dio.
USO: Preghiera del mattino: per intrattenersi nella gioia di Dio Celebrazione del Nome di Dio: ringraziamento
Compleanno
TESTO: Ef 3, 20‑21; 5, 19‑20
SALMO 93 (92): AUTORITA’ DEL SIGNORE RE
Israele. Da sempre, il Signore è re; per questo non dipende da niente e da nessuno. Il suo trono, nessuna mano l’ha eretto, se non la sua, nessuna data ne ha segnato l’origine, perché egli esiste prima di ogni cosa. E se l’opera creatrice di Dio sembra indistruttibile e inviolabile, è perché dal suo trono, Dio domina dall’alto le turbolenze della storia e sorveglia la terra. Il Re divino possiede anche il suo Tempio, un Tempio santo che implica l’idea di requisiti, nello stesso momento in cui è garantita la stabilità delle istituzioni.
Chiesa. Più del fedele dell’Antico Testamento, ho motivo di confidare in Dio, qualunque cosa accada. Il frangersi dei flutti, i rumori terreni, le vane agitazioni delle potenze umane sono sotto il dominio della durevole signoria di Cristo‑Re: “Dio ha dispiegato la sua forza nella persona di Cristo, risuscitandolo dai morti e facendolo sedere alla sua destra, nei cieli” (Ef 1, 20‑23).
Nazaret. Gesù, Maria e Giuseppe hanno invocato con tutto Israele la regalità stabile di Dio. Noi oggi invochiamo la stessa regalità affidata dal Padre al Figlio, l’Agnello immolato, che sul trono d’umiltà di Nazaret è segno dell’onnipotenza dell’amore di Dio Padre.
USO: Cristo Re
Momenti difficili della vita della Chiesa: presenza vittoriosa di Dio
Di fronte a una imponente opera della natura o degli uomini: super-potenza di Dio
TESTO: Ap 11, 15 e 17
SALMO 94 (93): SENTENZA VENDICATIVA DEL SIGNORE
Israele. Israele fa appello alla vendetta del Signore contro l’arroganza dei suoi nemici. La sua preghiera non è angosciata. Egli sa di appartenere a un Dio che lo istruisce e lo educa, lo fa vedere e sentire. La sollecitudine di Yahvé sarà coronata da un giusto giudizio per i suoi e il male ricadrà sui suoi autori.
Chiesa. Come un’opera d’arte, il Creatore dell’uomo ha “modellato” gli occhi, e come si fa di un albero, ha “piantato” le orecchie. Ora, con la sua azione, Dio non ha staccato da Sè la sua creatura, come fa l’artista: al contrario, Egli dà la vita perché si viva in Lui e per Lui; occhi e orecchie, non solo per vedere e sentire, ma affinché Lo si veda e Lo si ascolti, Lui, il Signore.
Nazaret. Dio giudica, ma perché istruisce! A Nazaret Gesù, Maria e Giuseppe hanno scelto di lasciarsi istruire da Dio. È un’istruzione che porterà i tre fino alla saggezza delle beatitudini. Ma, in primo luogo, Maria e Giuseppe avranno infuso il rispetto per il Dio-Maestro di vita, un Dio che conosce i pensieri dell’uomo e lo aiuta a cercare i pensieri di Dio.
USO: Nel mezzo dell’ avversità, nell’ambito di un’ingiustizia: la fedeltà di Dio
TESTO: Rom 8, 31‑39
SALMO 95 (94): ISRAELE DAVANTI AL SUO DIO
Israele. Ciò che motiva l’esultanza trionfante del popolo dell’Alleanza, è la grandezza sovrana del Signore: egli domina sulla terra e sui mari ed è Colui che ha tratto Israele fuori dalla sua schiavitù per riceverlo nella sua Alleanza, dicendogli: “Tu sarai il mio popolo ed Io sarò il tuo Dio”. Questo costituisce per Israele un motivo di fiducia e di gioia. In risposta all’acclamazione entusiasta dei suoi, Dio ricorda le condizioni dell’Alleanza, sotto una forma dura e severa. L’oggi del messaggio non tollera alcuna esitazione nell’impegno. Il Signore ha ripetutamente dato prova della sua potenza e della sua fedeltà; il popolo ha ragione a cercare Colui che gli impone le sue leggi e che esige l’obbedienza incondizionata? Israele ha sempre resistito; egli non ha voluto conoscere le vie di Dio e le porte gli sono rimaste chiuse; la generazione del deserto è stata decimata “prima di giungere al luogo del riposo”.
Chiesa. Il popolo della Nuova Alleanza è invitato a celebrare il Signore, a recitare salmi, inni (Col 3, 16), ma anche ad ascoltare il monito di Gesù. “Non è dicendomi: Signore, Signore, che si entrerà nel Regno dei Cieli, ma facendo la volontà del Padre mio che è nei cieli” (Mt 7, 21). Chiudere l’orecchio alla Parola di Dio, è chiudergli il proprio cuore, è “indurirsi”. Voglio essere affamato di Dio, voglio mantenere questa sete dell’eterna novità dell’Amore.
Nazaret. “Ascoltate oggi la sua voce”! è il costante invito a intraprendere il pellegrinaggio verso Dio. A Nazaret la sua voce, il suo Verbo si è fatto carne, si è fatto comprensibile, ha assunto le caratteristiche di una incarnazione permanente. Accogliamo l’invito a metterci alla scuola di Nazaret, scuola di umanità, scuola di spiritualità, scuola di vita eterna.
USO: Impegno
Sessione capitolare
Il mettersi alla presenza di Dio: al mattino
TESTO: Eb 3, 7 fino a 4, 11
SALMO 96 (95): NEL SANTUARIO DEL SIGNORE RE
Israele. Destinatario dell’agire divino, Israele annuncia la “salvezza” a tutta la terra. Le nazioni stesse sono chiamate a glorificare Dio: il loro omaggio è il preludio del giudizio finale del Signore‑Re, allorquando compirà la sua opera di fedeltà non solo verso il popolo eletto, ma anche riguardo a tutto l’universo.
Chiesa. “Canta al Signore un canto nuovo”(v. 1): Dio stesso si rinnova costantemente. Egli ignora l’usura del tempo, l’invecchiamento degli uomini e delle cose. Perciò, il mondo troverà compimento in Lui, mediante il suo giudizio. Con Israele, noi desideriamo questo Giorno e rendiamo onore a quella giustizia definitiva che coronerà la storia.
Nazaret. La contemplazione del Dio grande e glorioso riempie di soddisfazione il cuore. Di questa meraviglia hanno gioito Gesù, Maria e Giuseppe, ma a Nazaret cresce poco a poco una nuova visione di Dio: Dio si fa umile con l’uomo, perché lo ama! Un Dio che ama l’umiltà, perché è l’espressione più vera delle relazioni d’amore tra Dio e l’uomo e tra l’uomo e Dio. E l’evangelista Matteo ci ricorderà che il giudizio solenne che il Signore farà, sarà proprio sui gesti d’amore, sui gesti di un amore umile e servizievole: avevo fame, avevo sete …
USO: Pentecoste, Epifania
Dedicazione di una chiesa
Commemorazione
TESTO: Mt 25, 31‑46; Ap 21, 1‑5
SALMO 97 (96): TEOFANIA DEL SIGNORE RE
Israele. Il Signore è Re e la sua potenza si dispiega al servizio della sua giustizia, che non gli si può strappare ma che Lui impone. Questa presenza sovrana, efficace, di Dio, ha di ché rallegrare tutta la terra fino all’estremità delle isole. Tutto l’universo si inchina di fronte al suo Padrone. Il motivo dell’intervento divino resta sconosciuto, ma le conseguenze sono chiare: la confusione, da una parte, e la gioia dall’altra. Alla fierezza vittoriosa del popolo eletto succede l’assicurazione che l’ora della giustizia è suonata; e questo avvenimento del Signore-Re presuppone l’esigenza di fedeltà: “la luce si alza per il giusto, e per l’uomo dal cuore retto, è la gioia”.
Chiesa. L’opera di vita e di luce del Dio‑Re ha il suo punto di partenza nella creazione; essa termina quando il Verbo di vita si manifesta (Gv 1, 4). Nella sua morte e risurrezione, il Cristo porta tutto a compimento; in Lui, la giustizia dà il suo frutto perfetto e i suoi ” passano dall’impero delle tenebre alla sua ammirabile Luce” (Col 1, 13). Qual è questa giustizia che ci varrà la pienezza della vita nell’eternità? E’ la carità verso il prossimo. “La misericordia trionfa sul giudizio” (Gc 2, 13).
Nazaret. Il “Signore” regna, sarà per eccellenza il Cristo risorto. Una teofania di nuova creazione, che cresce dall’umiltà di Nazaret alla risurrezione. Da Nazaret sgorga la visione della nuova creazione, la creazione che riesce a dare l’amore, non solo di Gesù, ma anche della madre Maria e del giusto Giuseppe.
USO: Cristo Re, Epifania, Pentecoste
TESTO: Mt 25, 31‑46
SALMO 98 (97): AL GIUDICE DELLA TERRA E SALVATORE DI ISRAELE
Israele. Israele è stato salvato da Dio; per questo il poeta invita tutti ad acclamare il Signore‑Re per la sua opera di giustizia.
Il fedele associa anche il cosmo all’esultanza universale, perché vede il giudizio finale che risanerà l’intera creazione.
Chiesa. Il tripudio dell’universo, percepito dal cantore di Israele, si integra molto bene con la preghiera cristiana. E’ un appello che sale dalle profondità della creazione e ci esorta a liberarci in Cristo; perché, se noi scuotiamo le catene del peccato, la natura stessa diventerà partecipe della “gloriosa libertà dei Figli di Dio” (cf. Rom 8, 20‑21)!.. . Così Dio “sarà tutto in tutti” (1 Cor 15, 28).
Nazaret. “Cantate al Signore un canto nuovo” (v. 1), perché si è ricordato del suo amore, della sua fedeltà alla casa di Israele. Sono i sentimenti che Maria sottolinea nel Magnificat, sono i sentimenti dell’Israele fedele che Giusppe rappresenta. Sono i sentimenti di Gesù, incarnazione dell’amore del Padre. Non esauriremo mai la novità di questo far memoria dell’amore sempre nuovo e sorprendente di Dio e di questo sentire, che è salvezza per tutta la terra e per tutti i tempi non solo quando lo si celebra a Gerusalemme o in una grande chiesa, ma soprattutto nell’umiltà del quotidiano e in qualunque angolo della terra, come a Nazaret, ad Ars, a Sotto il Monte. È un inno che risuona bene nel tempio di Gerusalemme come nella casa di Nazaret, in San Pietro come nella più umile casetta.
USO: Cristo Re, Epifania, Pentecoste
TESTO: I Cor 15, 23‑28
SALMO 99 (98): LE ESIGENZE DEL SIGNORE RE
Israele. A Sion, il Signore siede sul suo trono, e tutto si scuote. Israele esperimenta personalmente gli effetti di questa grandezza: “il Nome glorioso e temibile” grava con tutto il suo peso sul popolo eletto. Il trono del Dio‑Re è fondato sulla giustizia; e il suo giudizio, Egli lo pronuncia, non solo per Israele, ma in Israele.
Chiesa. Nell’intima dipendenza da un Dio che intende esercitare direttamente la giustizia, il popolo eletto avrà più che mai bisogno d’ intercessori con i quali Dio si degnerà di parlare. Dio, sempre pronto ad ascoltare le richieste, conserva gelosamente la libertà delle proprie decisioni; per questo vuole parlare solo con chi gli ha dato prova di fedeltà all’Alleanza; è una condizione rigida; nessun interlocutore che non sia l’uomo della Volontà divina.
Nazaret. Diamo lode a Dio, perché è buono, ci ama, è fedele alla sua alleanza d’amore. È bello unirci a Gesù, Maria e Giuseppe in questo inno di lode. Ma è bello presentarci con esultanza davanti a Lui, incarnato nell’umiltà di Nazaret, nell’umiltà del tabernacolo. In tutta la terra, Egli è sacramentalmente presente come a Nazaret, oggetto di esultanza e di amore incontenibile.
USO: Cristo Re
Celebrazione penitenziale
Festa del Nome di Dio
Battesimo
TESTO: Eb 10, 11‑18
SALMO 100 (99): L’OMAGGIO DI ISRAELE AL SUO DIO
Israele. In un clima entusiasta, Israele è invitato a presentarsi davanti al Signore; il popolo fa allora atto di obbedienza riprendendo la formula dell’alleanza; infine, felice e fiero del suo Dio, fa risuonare il tempio delle sue “lodi” e “benedizioni”.
Chiesa. Dobbiamo lasciarci trasportare dal movimento gioioso del poema e ringiovanire lo slancio della nostra preghiera. Il Dio del nostro Battesimo è la Causa della nostra vita, Egli ne è anche il Fine perché la nostra vita, grazie a Lui, ha un senso. “Egli ci ha fatti per essere suoi”. Nella gioia mattutina, avanziamo dunque, come Israele, verso la sua Dimora: “.Ma io … contemplerò il tuo volto e al risveglio mi sazierò della tua presenza” (Sal 17, 15).
Nazaret. Quando Maria e Giuseppe, portando con sé Gesù, entravano nel tempio a Pasqua, lasciavano vibrare il loro cuore al canto di questo inno. Nello stesso luogo, Gesù farà notare ai suoi discepoli come l’inno più apprezzato da Dio è l’obolo della povera vedova. Con quegli spiccioli, essa si dava totalmente al Signore. Ovvero: l’inno prende i connotati di come ci si presenta al Signore. Presentiamoci con gioia, con riconoscenza. Ogni persona, in fondo, è il tempio al quale avvicinarci con amore, rispetto, gioia.
Uso: Mettendosi alla presenza di Dio
Preparazione alla comunione
Salmo d’ingresso per la Messa
Festa di alleanza, di fedeltà
Testo: 1 Pt 2, 9 ss.
SALMO 101 (100): DISCORSO DEL TRONO
Israele. Il re presenta “la sua casa” del Signore, essa è degna di ogni lode; l’amministrazione è impeccabile. Il monarca stesso segue il cammino dei perfetti, è un re saggio, un amministratore modello; il suo governo ispira fiducia perché egli non tollera nessun compromesso con il male; ammette presso di sé persone conosciute e collaudate, che lo aiuteranno a raggiungere uno dei principali obiettivi dell’Alleanza: l’edificazione di un regno dove il male sarebbe sempre più sradicato, un regno degno di Dio.
Chiesa. Tale programma del governo reale sarà realizzato alla lettera dal Cristo nella gloria del suo Regno. Gesù, il re santo, innocente, senza macchia, ha cacciato dal suo Regno il Principe di questo mondo e i suoi sostenitori; egli richiede ai suoi servi strettamente conto del loro mandato; arriva perfino a rimproverare severamente Pietro che ha tardato a piegarsi alla volontà del Padre: (cf. Mt 16, 23). I giudizi divini continueranno a purificare la Chiesa. Gli intendenti dovranno essere trovati fedeli, lavorando all’instaurazione di un regno giusto, regno di amore, di servizio per tutti.
Nazaret. Questo impegno del re per la giustizia è l’impegno che Gesù realizza durante la sua vita. È proprio Lui il re descritto dal salmo. L’impegno che assume ogni giorno è l’impegno che hanno scelto anche Maria e Giuseppe. D’altra parte, i quattro pilastri del nuovo regno sono quelli che sostengono anche la famiglia di Nazaret e ogni famiglia cristiana: amore, giustizia, saggezza, innocenza.
USO: Festa di un responsabile di Comunità, di un Parroco
Per il capo di un’azione socio‑religiosa
Per i governi civili o religiosi che sono oggetto di critiche
TESTO: Mc 10, 42‑45
SALMO 102 (101): POVERO ABBANDONATO DI FRONTE AL DIO ETERNO
Israele. Il paziente si presenta come un malato perseguitato dalla collera divina. Egli supplica il Signore, colui il cui tempo è illimitato, di non abbreviare la sua esistenza. L’evocazione di un Dio che vive in eterno, quando tutto scompare, fa intravvedere al richiedente il destino di Sion: vittoriosa, la Città santa si erge in mezzo ai popoli riuniti attorno ad essa, per cantare le lodi del Signore.
Chiesa. La coscienza della brevità della vita si unisce al sentimento dell’angoscia umana e mantiene sovente un aspetto doloroso. Tuttavia, al di sopra di questa vita che si dissipa come “fumo”, appariva già per Israele, rassicurante e luminosa, l’eternità di Dio. Ma, quanto più il cristiano benedice Dio “che l’ha fatto rinascere per una speranza viva (…), per una eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce.” (1 Pt 1, 3‑4).
Nazaret. In un villaggio come Nazaret tutti sanno tutto di tutti e tutti in certo modo si lasciano coinvolgere dalla gioia e dal dolore degli altri. Gesù, Maria e Giuseppe hanno fatto proprie le invocazioni di questo salmo per i loro vicini, fino al giorno in cui i tre potranno essere la risposta a queste stesse invocazioni. Non solo invocheremo salvezza da Gesù, ma la invocheremo anche da Maria, come salute dei malati, rifugio dei peccatori, speranza degli afflitti. Invocazioni simili rivolgeremo anche a Giuseppe, patrono della Chiesa universale (= della famiglia umana!).
USO: Da recitare con dei malati o con persone scoraggiate
TESTO: 1 Pt 1, 3‑9
SALMO 103 (102): GRATITUDINE DEL PECCATORE PERDONATO
Israele. Uno che ha beneficiato del perdono divino si ripromette di non dimenticare ciò che il Signore ha fatto per lui; il gesto di Dio oltrepassa ciò che avrebbe potuto attendersi. Dio riempie il vuoto del passato, rifà nuovo ciò che è stato rotto. Il peccatore perdonato comincia un nuovo inizio con il vigore dell’aquila eternamente giovane. Dio ha dato tutto il tempo miseramente sprecato!
Come il popolo eletto, ogni Israelita è chiamato a gustare l’atteggiamento inaspettato di Dio per il peccatore. Il perdono divino non è mollezza, debolezza; è una potenza, la potenza di una fiducia che nulla disarma; è una vittoria dell’amore paterno sul peccato. Dio può rifare l’opera delle sue mani, spinto da un’impazienza di rivederla; il carattere effimero della vita umana non può sconfiggere un amore che nulla può forzare.
Chiesa. Dio non vuole che noi teniamo gli occhi fissi sullo spettacolo scoraggiante delle nostre debolezze; egli ci invita a guardare tutto alla luce dell’infinita misericordia divina: “Ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo: per grazia infatti siete stati salvati. Con lui, ci ha anche risuscitati e ci ha fatti sedere nei cieli, in Cristo Gesù” (Ef 2, 4‑6).
Nazaret. Un salmo profondamente nazareno: “Benedici il Signore, anima mia”. “L’anima mia magnifica il Signore”, continua a cantare Maria; “ti do lode, o Padre .. perché hai rivelato queste cose ai piccoli”; “non temere, Giuseppe, di prendere con te Maria come sposa”; … un salmo, che a Nazaret ritma la contemplazione dei tre e ci invita a fare altrettanto lungo il nostro quotidiano, perché la misericordia è la dimensione più luminosa del volto di Dio.
USO: Celebrazione penitenziale: ringraziamento
Ringraziamento in tempo di convalescenza
TESTO: Rom 5, 8‑11
SALMO 104 (103): LA SAPIENZA DEL DIO CREATORE
Israele. Il poeta si meraviglia davanti alla sapienza regale del Dio creatore. Il Signore ha costruito l’universo, ha provveduto alla necessità di tutti gli esseri e regolato la loro esistenza nel tempo. Egli solo dà la vita al mondo di cui assicura il popolamento. Per questo, il cantore augura che il compimento della creazione consacri la gloria del suo autore.
Chiesa. L’uomo è la gloria di Dio. Lui solo è capace di sottomettersi gioiosamente alla sua volontà; lui solo può cantare la sapienza del creatore, la cui opera resta in parte a sua misura; innalzandosi così al di sopra della propria condizione, egli trova il suo vero posto nell’universo.
Nazaret. “La terra è piena delle tue creature” (v. 24). Tutto concorre a farci rimanere sorpresi delle meraviglie create da Dio. Ciò che ci riempie di gioia è vedere che il Verbo, che era accanto al Padre nella creazione, ora contempla la sua opera con occhi umani, occhi profondamenti sorpresi dall’agire di Dio, immerso nella creazione che aveva presieduto. Il salmo c’invita quindi a gioire e a contemplare con occhi nazareni, gli occhi suoi e quelli di Maria e Giuseppe. “Con occhi nazareni” vuol dire sperimentare la gioiosa contemplazione suggerita da questo inno, dando lode incessante a Dio. Una lode, che dice la gioia del nostro amore.
USO: Cristo Re
Nella natura: lode alla sapienza di Dio creatore.
TESTO: Rom 1, 20
SALMO 105 (104): DIO FEDELE AL SUO PATTO CON ABRAMO
Israele. I fedeli dispersi in mezzo alle nazioni sono invitati a ricordarsi delle meraviglie di Dio, e a rendergli grazie proclamando il suo nome con cuore fiero e gioioso. Il Signore non ha dimenticato quello che aveva promesso agli antenati, e la sua promessa incondizionata è unilaterale: l’Alleanza con Abramo, non può essere rimessa in questione dal peccato. La mano di Dio conduce sicuramente verso il Giorno decisivo, uomini e avvenimenti. Tutto concorre a preparare la nascita del futuro, anche il crimine più sordido: il tradimento dei fratelli di Giuseppe. Attraverso i secoli, si ripercuote l’eco della Parola che ha sentito Abramo. Lentamente, matura la Parola, preparando, come in segreto, la nascita di Israele. E tutta questa lunga gestazione, e l’emergere improvviso del Popolo di Dio proclamano in modo eloquente l’incrollabile fedeltà del Signore alla sua Promessa. Ma affinché la conquista della terra sia un fatto scontato, Israele dovrà rimanere fedele alla legge divina.
Chiesa. La tua santità o Dio, ti rende molto diverso dagli uomini: è ciò che appare con una meravigliosa evidenza nel tuo amore misericordioso. Hai perdonato senza stancarti al tuo popolo ribelle, continui a perdonarci nel tuo Figlio. La storia dei nostri padri, è la nostra storia, e tu resti sempre lo stesso Dio fedele. Noi siamo i “figli della Promessa” (Gal 4, 28), decisi a seguirti sulla strada per la Terra Promessa. Come non lasciare che i nostri cuori cantino ad alta voce, proclamino con gioia, e benedicano in una lode amorevole e riconoscente, la tua opera di fedeltà, o Padre!
Nazaret. Israele non si stanca di ricordare in mille modi l’opera di Dio. Dio ha fatto della storia d’Israele una storia di salvezza. Con Gesù, Maria e Giuseppe, l’opera di Dio giunge a pienezza. A Nazaret è apparso il Figlio di Dio; se ci sarà ancora storia, sarà la Storia di Gesù nel cuore degli uomini. Maria e Giuseppe attorno a Gesù sono il nuovo Israele, che non dimentica la storia del passato, ma inizia una storia nuova, che sarà ancora più bella, una storia che rinasce continuamente dal cuore di Dio e dell’umanità.
USO: Chiusura di un Capitolo generale
Anniversario di fondazione
Festa del Ringraziamento: fedeltà di Dio al suo disegno su di noi.
TESTO: 1 Cor 1, 4‑9
SALMO 106 (105): LA SPERANZA DI UN POPOLO CHE CONFESSA I SUOI PECCATI
Israele. Il popolo in esilio vuole lodare il suo Dio, ma il perdono divino deve precedere la sua liberazione e la sua salvezza. Per accelerare questo momento, Israele si riconosce colpevole e confessa pubblicamente le infedeltà commesse dall’uscita dell’Egitto all’esilio di Babilonia. Si ricorda così la pazienza e la misericordia del Signore; questo lo induce a concludere con rinnovata fiducia: “Dio, salvaci! Fa’ che onoriamo il tuo santo nome!”
Chiesa. Il cristiano della Nuova Alleanza non rievoca il ricordo della colpe passate per far rivivere un rimorso continuo; il suo scopo è quello di rintracciare le prove della misericordia del Padre, di riprendere fiducia nella fedeltà di un Dio che ci ha chiamati alla comunione con il Figlio suo.
Nazaret. Il salmo fa un’ennesiama sintesi della storia della salvezza, storia di un amore oltremodo misericordioso da parte di Dio, tanto da provocare in Israele un pentimento sincero per le innumerevoli infedeltà. Dio è più interessato all’amore e alla misericordia che alle infedeltà. Non solo. Gesù, che a Nazaret si fa solidale con il suo popolo, assumendone anche le infedeltà, porterà su di sé il peccato, per ricondurre il suo popolo a Dio. Dio regna con il suo amore e Gesù ne sarà la prova più evidente. E accanto a Lui ci saranno Maria e Giuseppe, altra prova sublime dell’amore di Dio!
USO: Capitolo della Congregazione
Celebrazione penitenziale: il perdono di Dio, speranza di rinnovamento
TESTO: Rom 5, 20‑21
SALMO 107 (106): IL CANTO DEI REDENTI DEL SIGNORE
Israele. I redenti del Signore, quelli che ritornano dal loro esilio dopo essere stati dispersi ai quattro angoli del mondo ed essersi piegati sotto il giogo dei nemici, sono delle persone perse nel deserto, alle prese con la fame e la sete, sono dei prigionieri incatenati, abbattuti nel loro calvario e che non possono più contare su nessuno, sono dei disgraziati sulla “via del peccato”, alle porte della morte. Il Signore ha ascoltato le loro grida di dolore, li ha sostenuti, li ha soddisfatti, li ha fatti rivivere; essi proclameranno davanti a tutta la grande assemblea l’opera di salvezza di Dio e tutta la comunità si meraviglierà al vedere come Dio è pronto a smuovere tutti gli ostacoli, a sfidare il corso della storia e il ritmo stesso dell’universo per difendere la vita dei suoi eletti.
Chiesa. E’ bello vivere sotto lo sguardo del Padre, e qualunque cosa accada, contare su di Lui con fiducia. Come il Cristo, il cristiano può aspettarsi di conoscere il fallimento umano che irrompe, la dura traversata del deserto, la schiavitù del carcere, la lunga attesa di un aiuto divino che è lento a venire. Dio ha la sua ora per agire e il suo doloroso silenzio prepara i cuori ad un riconoscimento senza precedenti allo scoppio della meraviglia di Dio, che provoca il ringraziamento di tutta la comunità. La Chiesa di oggi, come quella di ieri, si costruisce sul Calvario. La potenza di Cristo si dispiega nella nostra debolezza.
Nazaret. “Lodate il Signore perché è buono, perché eterno è il suo amore” (v. 1). Il salmo ricorda “le liberazioni” operate da Dio in favore dell’uomo e del popolo. Gesù, fin dall’inizio della sua vita pubblica, continua a “liberare” l’uomo dalle stesse schiavitù e dalle stesse angosce. I “miracoli” personalizzati (cura da ogni forma di malattia e dalla morte, liberazione dalle possessioni demoniache … ) dicono come Dio è all’opera. E noi continueremo a chiedere a Gesù, Maria e Giuseppe quello che loro, sintonizzando con la fede del popolo, chiedevano per i loro contemporanei.
USO: Ritorno di prigionieri, di esiliati
Accoglienza di rifugiati
Fine di una avventura pericolosa.
TESTO: Mt 10, 40‑42
SALMO 108 (107): GLORIA DEL SIGNORE CHE INTERVIENE PER I SUOI
Israele. Il fedele, invocando l’intervento di Jahvé, lo descrive dapprima dal punto di vista di un inno alla sua gloria. Per questo il suo canto inizia con un caloroso ringraziamento. Quindi, egli fa una richiesta di sostegno prima di partire in guerra contro Edom. Il Signore risponde positivamente servendosi di un oracolo e l’orante lancia un grido di fiducia finale.
Chiesa. “Il mio cuore è pronto”, dice il cantore di Israele. Ora, in senso biblico, il cuore è l’origine dei sentimenti, dell’energia ed anche dell’intelligenza. Il nostro cuore è dunque pronto quando è guidato dall’amore che dedica a Dio, da una religiosità alimentata dalla meditazione e da una volontà tutta orientata verso colui mediante il quale e per il quale vive. Nulla quindi è un ostacolo per il Dialogo e, come le statue egizie accarezzate dai raggi del sole che sorge, il nostro cuore canta quando lo tocca la Presenza del Signore.
Nazaret. “Con Dio faremo cose grandi” (v. 14), quando il nostro cuore si dice pronto a operare con Lui. Nazaret ci indica un’altra grandezza di Dio: non più una marcia trionfale contro Edom, ma la invincibile vittoria della sua presenza, della sua umile presenza. La sua vicinanza è certezza di ogni vittoria e di ogni gloria. Nazaret nasce dal fiat di Maria e di Giuseppe e dall’obbedienza di Gesù. Qui sgorga la novità di un inno veramente “nuovo” all’agire nuovo di Dio.
USO: Preghiera all’alba: ringraziamento
TESTO: Col 1, 11‑13.
SALMO 109 (108): DI FRONTE A UNA ACCUSA INGIUSTA
Israele. Un querelante, vittima di accuse ingiuste, difende la sua innocenza davanti al tribunale di Dio. Ciò che dicono di lui è ispirato da un odio gratuito; nulla sembra giustificare un simile atteggiamento dato che lui non ha manifestato che benevolenza verso coloro che lo accusavano, giungendo perfino a pregare per loro nella loro angoscia. Non è un desiderio di vendetta personale che ispira la maledizione messa in bocca del perseguitato, è un modo per far trionfare la verità della sua causa al giudizio di Dio. La denuncia si trasforma in preghiera: l’accusato supplica il Signore di agire in modo che il mondo riconosca l’azione della sua mano. La risposta di Dio suscita un canto di riconoscenza.
Chiesa. Il Cristo ha accettato di essere condannato dai suoi, di essere accusato di menzogna, d’infedeltà alla legge e tuttavia, egli è passato facendo il bene. Poiché ci dice: “Io sono la Via, venite e seguitemi”, dobbiamo attenderci di conoscere l’ingiustizia, la persecuzione: “Guardatevi dagli uomini: vi consegneranno ai tribunali, sarete condotti davanti ai governatori e ai re, a causa mia” (Mt 10, 17‑18). Al seguito di Cristo, San Paolo ci chiede di non vendicarci da noi stessi, ma di lasciare operare la collera di Dio.
Nazaret. La liturgia cristiana non usa questo salmo, basato sulla legge del taglione e che rasenta il desiderio di vendetta. Gesù infatti farà altre proposte: “sono venuto per salvare e non per condannare … “ “amate i vostri nemici”. È un salmo comprensibile alla ribellione contro ogni ingiustizia, ma non accettabile quando augura il male al peccatore, portatore possibile di futura misericordia” …
USO: Quando si ha l’impressione di essere stati traditi dagli amici o da qualcuno cui si è fatto del bene.
TESTO: Rom 12, 19‑20
SALMO 110 (109): INVESTITURA A SION
DEL CONQUISTATORE DELLA TERRA
Israele. Il funzionario del culto proferisce un oracolo: Davide è stato invitato dal Signore a sedersi alla sua destra, investito del potere regale. Con il suo esercito, egli dominerà su tutto il territorio circostante. Infine, Yahvé, con un solenne giuramento, gli conferisce il sacerdozio al seguito di Melkisedek. Il popolo contempla allora il suo nuovo re, che si prepara a volare di vittoria in vittoria.
Chiesa. Il Cristo, volendo essere raffigurato da Davide e da Melchisedek, ci insegna che nessuno dei valori umani o religiosi deve essere ignorato, perché essi hanno un senso nell’economia della Redenzione. Ciò che questo mondo può avere di bello e di grande, dobbiamo assumerlo, per arricchirci, e per aiutare questo mondo a valutarlo con precisione, e a scoprire così il Dio che esso cerca a tentoni.
Nazaret. A Nazaret le caratteristiche del Messia assumeranno connotati precisi, per far capire quello che Israele osa pensare dell’Unto del Signore riguardo alla regalità (siedi alla mia destra), alla filiazione divina (Io ti ho generato) e al sacerdozio eterno (al modo di Melchisedek). La regalità nace dal dono di sé, dal suo amore. Suo trono sarà la croce. Una filiazione di “primogenito” tra tanti fratelli, pur essendo “Unigenito” del Padre. Un sacerdozio che offre se stesso a nome di tutti i fratelli senza mediazioni di altri tipi di sacrificio.
Uso: Ascensione, Cristo Re.
Partenza missioneria.
Testo: Ebr 5, 5‑10
SALMO 111 (110): DAVANTI ALL’OPERA DEL DIO DELL’ALLEANZA
Israele. Un fedele celebra la grandezza “regale” dell’opera divina; un’opera che risplende di fulgore e di maestà e sembra impreziosita da una giustizia eterna; un’opera di cui non bisogna perdere il ricordo. L’azione del Signore proclamata in una cerimonia di rinnovo dell’Alleanza, mostra come il Dio dell’ Esodo ha guidato il suo popolo, l’ha nutrito, e quest’azione divina è il risultato di un processo equo, di un impegno stabile; la santità temibile del nome divino è come il sigillo apposto all’opera di Dio, oggetto di lode eterna.
Chiesa. L’amore che i nostri cuori vogliono celebrare si è manifestato in Gesù Cristo; in Lui, l’Alleanza ha preso tutto il suo significato. L’opera divina della salvezza compiuta da Cristo continua; in Lui, noi abbiamo nutrimento, misericordia, tenerezza e bontà. Con i suoi, Gesù glorifica e ringrazia il Padre in eterno.
Nazaret. Inno alfabetico, cioè universale, alla provvidenza divina, che Gesù celebra con Maria e Giuseppe nella casa di Nazaret e che riassumerà nell’eucaristia. In questo inno, sono riconoscibili i sentimenti di Maria nel Magnificat. Un inno, che facciamo nostro nel quotidiano, della riconoscenza a Dio, come pensiamo l’abbiano fatto quotidianamente Gesù, Maria e Giuseppe.
USO: Ringraziamento per una festa di anniversario di fondazione.
Con il Salmo 112, rinnovo dell’alleanza: giubileo sacerdotale, di vita religiosa o di matrimonio
TESTO: 1 Co 1, 4‑9
SALMO 112 (111): LA BENEDIZIONE DEL GIUSTO
Israele. Al servo di Dio che dedica la sua vita a fare con amore ciò che piace al Signore è promessa la felicità e alla sua discendenza è assicurata una benedizione. Questa relazione d’amicizia tra Dio e l’eletto crea solidarietà tra il popolo eletto dove ognuno è chiamato a fare giustizia, sull’esempio di Dio stesso. Per il giusto ” si alzerà una luce nelle tenebre”, perché Dio manifesta nei riguardi dei suoi, pienezza di grazia, pietà e giustizia, come lui stesso si è definito il giorno della sua Alleanza. La pace del giusto che ripone la sua fiducia in Dio non sarà mai turbata; e la sua sicurezza profonda lo autorizza a sposare le opzioni più generose. Il giusto sarà glorificato e il senza‑legge subirà l’inevitabile fallimento, sparirà senza vedere la realizzazione dei suoi sogni, che è l’opposto di ogni benedizione.
Chiesa. Per noi, Cristo è la vera vite e noi siamo i tralci. Da noi stessi non possiamo essere giusti, ma uniti al Cristo, viviamo della sua vita, rimaniamo nel suo amore; la sua pace inonda i nostri cuori e noi siamo portatori di frutti di giustizia. La comunione con l’amore del Padre ci impegna sulla via della carità fraterna.
Nazaret. Profilo dell’uomo ideale che noi riconosciamo in Gesù, Maria e Giuseppe di Nazaret. Diventa invito per noi, per imitare quest’uomo Gesù, giusto e retto. Questo inno è una specie di codice morale di spiritualità e saggezza nazarena, che Gesù porterà a compimento in sé come modello per noi. A Nazaret, Gesù cresceva in età, grazia e sapienza davanti a Dio e agli uomini. Il miracolo più grande è questa quotidianità, alla quale si sottopone il Dio incarnato.
USO: Con il Sal 111, rinnovo delle promesse di fedeltà
Celebrazione di un persona importante per la sua vita di fede e per i suoi benefici
TESTO: 1 Gv 3, 21‑24
SALMO 113 (112): OMAGGIO AL LORO DIO DEI FIGLI DISPERSI D’ISRAELE
Israele. Tutti i popoli della terra sono invitati a lodare il Signore. Il fondamento di questa lode è nella sfolgorante trasparenza di Dio che domina con la sua grandezza e con la sua gloria, l’universo e la storia. Dalle cime inaccessibili dalle quali si esercita, l’autorità suprema di Dio arriverà fino alle realtà più piccole della creazione: Dio è così grande che non c’e niente di piccolo per lui. La grandezza umana semplicemente scompare davanti all’unica Grandezza che esista e che si afferma nella promozione dei deboli, più che nella decadenza dei potenti. Il mondo stupito vedrà nel servo, non ciò che è, ma ciò che Dio fa di lui, perché accetta di non essere niente per sé.
Chiesa. La tua potenza, o Dio, è rifulsa in modo sovrano nell’esaltazione di Gesù che, obbediente fino alla morte, ha accettato di andare fino in fondo all’abiezione della Croce. Mediante l’abbassamento dell’Altissimo, hai voluto, buon Dio, affrontare l’umiliazione; nel Cristo “fattosi carne”, l’opera della salvezza ha raggiunto la sua pienezza. Dal niente, o Dio, tu fai qualcosa; dalla privazione, una ricchezza, da una debolezza, una forza; ecco ciò che in modo affascinante manifesta la tua Gloria. “La tua forza si manifesta pienamente nella debolezza”.
Nazaret. Salmo dalla profonda sensibilità nazarena: che tutti diano lode a Dio, perché “solleva il debole dalla polvere, rialza il povero dall’immondizia”. La grandezza del Dio d’Israele è questa sua attenzione verso i miseri e i poveri. Gesù incarnerà questa delicatezza di Dio. Sarà il buon pastore, che cerca la pecorella smarrita; il samaritano, che si carica sulle spalle il ferito scartato dagli altri. La lode più bella, compresa da tutti, è proprio l’attenzione alla miseria. Teresa di Calcutta ne è un esempio.
USO: Salmi 113‑118: grande hallel pasquale
Pasqua
Festa della Mamma
Celebrazione di una coppia modesta per la quale si vuol ringraziare il Signore.
TESTO: 2 Cor 12, 9‑10
SALMO 114 (113 A): ISRAELE ESCE CON IL SUO DIO
Israele. L’universo trema davanti al Signore che conduce il suo popolo. Diventati “cosa sacra”, Giuda e Israele innalzano i mari e abbattono le montagne, come se fossero Dio. Ma questa azione, nonostante un aspetto devastante, racchiude la speranza di una rinascita della vita e fa presagire la fonte fertile.
Chiesa. Il Salvatore è venuto a realizzare un nuovo esodo dall’Egitto per i cristiani. In questo esodo spirituale, tutto è in frantumi, non più in maniera tumultuosa, ma in silenzio e nelle profondità dell’anima: dalla roccia arida del nostro cuore, il Cristo fa sgorgare in vita eterna la sola Acqua che disseta (Gv 4, 14).
Nazaret. Dove porterà l’esodo dall’Egitto? Alla terra dove Dio ha preparato una mensa al suo popolo. A Nazaret, questo si realizza in modo unico: Maria e Giuseppe si fanno commensali di Dio in Gesù. Quando gli uomini scopriranno di essere diventati commensali di Dio, sarà per loro sorpresa più grande che vedere saltellare le colline come agnelli di un gregge.
Uso: Battesimo.
Sabato Santo.
Grande Hallel pasquale.
Testo: 1 Cor 10, 1‑5.
SALMO 115 (113B): BENEDIZIONE DEL SIGNORE SUL SUO POPOLO
Israele. L’immagine della bellezza, della grandezza d’Israele è stata offuscata dai peccati del popolo eletto: per questo chiede a Dio di agire per onore del suo Nome. Di fronte all’umiliazione di Israele, le nazioni mettono in dubbio la potenza salvifica del Signore. I Giudei reagiscono opponendo la sovranita divina nei cieli alla vanità degli dei che frabbricano i mortali. Israele non rischia di essere deluso da Dio che realizza ciò che vuole in cielo e sulla terra. Il popolo si sente invitato alla fiducia in Dio dal quale la Comunità attende la benedizione che fa vivere.
Chiesa. O Dio, insegnami a guardarti, a scoprire te, te, il Santo dei santi. Che la contemplazione del tuo volto mi dia di giungere a somigliarti! Io non ti ho mai visto, ma so che tutto l’universo è sulla scia della tua volontà e dipende dal tuo Potere. Tu sei il Dio degli dèi; non permettere che mi attacchi a degli idoli muti che non son altro che menzogna e nullità. Tutta la mia fiducia riposa in te; che la tua benedizione, fonte di vita e di luce, mi conceda di ricondurre, alla gloria del tuo nome, tutto ciò che ho ricevuto da te e di cantarti per sempre!
Nazaret. Nazaret ci offre la lettura completa di questo salmo: non solo si loda Dio che è nei cieli, ma si riconosce che nel suo amore ha dato all’uomo la gestione della terra. A Nazaret, Dio si fa vicino, nascendo e vivendo come uomo e, nello stesso tempo, Nazaret offre il modo di continuare la lode perpetua di Israele e della Chiesa al Padre che è nei cieli, come ce lo anticipano Maria e Giuseppe.
USO: Il grande Hallel pasquale
TESTO: Lc 12, 22‑32
SALMO 116 (114‑115): IL SIGNORE ASCOLTA
Israele. Il fedele ha vissuto momenti tragici, ma ha gridato verso il Signore che l’ha ascoltato e si è fatto tutto orecchi per lui; lo stesso grido, egli lo lancia nella gioia adempiendo il suo giuramento. Incoraggiato dall’ entusiasmo, egli prende come testimone del suo ringraziamento, il popolo di Sion nel suo complesso.
Chiesa. Il cristiano vive nella certezza esaltante d’essere ascoltato dal Padre e vuole esprimere la sua gioia. E’ allora che la Chiesa, meglio ancora di quello che faceva Sion, si apre a lui come un centro di scambio spirituale: il suo ringraziamento consola i suoi fratelli, come la loro nutre la propria fede.
Nazaret. I “salmi pasquali” hanno una particolare risonanza nella sensibilità nazarena. I Vangeli dell’infanzia, infatti, si possono leggere in profondità solo alla luce della Pasqua. L’agonia di Gesù, le agonie di Maria corredentrice, le agonie di Giuseppe quando fa tutto il possibile per salvare la sua famiglia, sono ben descritte in questo doppio salmo. La coppa di famiglia, tante volte innalzata da Giuseppe, sarà presa da Gesù come il memoriale da lasciare ai suoi discepoli.
USO: Grande hallel pasquale
Rinnovamento dei voti religiosi
Consacrazione religiosa
TESTO: Mt 11, 28‑30
SALMO 117 (116): INVITATORIO
Israele. Se la sollecitudine fedele del Dio dell’Alleanza gioca normalmente a favore dei suoi eletti, essa interessa nondimeno, per la sua stessa gratuità, tutti gli esseri sui quali avrebbe potuto, o potrebbe ancora esercitarsi. La riconoscenza del beneficio ricevuto conserva sempre un certo soffio di universalità.
Chiesa. San Paolo incoraggia i pagani convertiti a dare gloria a Dio a causa della sua misericordia: “Tutte le nazioni, lodate il Signore; che tutti i popoli lo celebrino” (Rom 15, 11). Il Dio Salvatore, per natura amore e fedeltà, vuole che tutti gli uomini vedano l’amore incarnato nelle vite dei cristiani per renderne testimonianza al Padre.
Nazaret. A Nazaret si partecipa a questa lode universale. E Gesù, prima di scomparire da questa terra, consegnerà ai suoi la missione di far discepole tutte le genti, per dire loro che il nostro Dio, il loro Dio, è Padre, è il Padre Nostro che è nei cieli attento a tutti.
Uso: Graduale: invito alla lode all’inizio di una celebrazione
Ritornello da inserire (più volte) all’interno di una celebrazione
Testo: Mt 5, 14‑16
SALMO 118 (117): L’INGRESSO TRIONFALE NEL GIORNO DELLA FESTA
Israele. La Casa d’Israele rende grazie al Signore per il perdono, l’aiuto e la giustizia concessi al suo popolo. Tale gioia si riflette in un’azione liturgica: la folla accede all’altare e il sacerdote fa scendere su di essa la benedizione divina, speranza di un domani luminoso.
Chiesa. La pietra rigettata e divenuta Pietra angolare, è il Cristo, la cui risurrezione ricapitola tutte le liberazioni e tutti i perdoni. Egli è entrato nel santuario celeste attraverso la porta riservata ai giusti. Santificati da lui, gli uomini possono seguire questa strada dopo di lui e unirsi all’eterno ringraziamento che egli fa al Padre.
Nazaret. “Questo è il giorno fatto dal Signore” (v. 24). Questo è il salmo pasquale per eccellenza, sia per Israele sia per i cristiani. La pietra scartata e diventata pietra angolare è Cristo! A Nazaret, ogni giorno viene celebrato come “questo è il giorno fatto dal Signore”, perché lì è apparso il Figlio, che sarà costituito Signore; lì viene anticipata la Chiesa con Maria e Giuseppe attorno a Gesù, lì il figlio di Dio impara a essere figlio dell’uomo. “Rifugiarssi nel Signore” possiamo pertanto leggerlo “è meglio rifugiarsi a Nazaret”, se si vuole incontrare il Dio – Emmanuele, se si vuole incontrare la pace.
USO: Individualmente o collettivamente nel grande hallel pasquale.
Ringraziamento di fine anno.
Dedicazione di una chiesa
TESTO: Mt 21, 8‑9; 1 Pt 2, 4‑10
SALMO 119 (118): SULLA STRADA DEL SIGNORE CON LA LEGGE
Israele. E’ della Legge che si tratta attraverso tutto il salmo, legge che la Bibbia chiama con il nome generico di “torah”. Più che un insieme di regole, la “torah” è una via da seguire sotto la direzione di qualcuno, essa presuppone che Dio abbia concepito un piano per realizzare l’armonia del mondo e che solleciti l’uomo a integrarvisi. Le parole: decisioni, ordini, volontà entrano in questa prospettiva. La determinazione di Dio richiama quella dell’uomo; più che una volontà che intende imporsi a un altro, si tratta di due volontà che tendono a coniugarsi e ad armonizzarsi; la “torah” implica allora un impegno reciproco: le parole: parola o dire segnano l’impegno di Dio; “esigenze” è il termine usato per i giuramenti prestati, e “istruzioni” evoca la cura di Dio per il destino dell’uomo.
E una strada è definita da un punto di partenza e un punto di arrivo. Il primo non è altro che Dio solo, e alla fine della strada, c’è la vita: realizzazione piena e definitiva del destino umano, mantenendo le promesse dell’Alleanza.
L’appartenenza alla “torah” è equivalente a una comunione con Dio; è un modo di essere con Dio, di dimorare con Lui.
Chiesa. Il Cristo è compimento, pienezza della Legge (Mt 5, 17). Egli è il cammino da seguire, è l’espressione di tutta la volontà del Padre; rivela ciò che ha imparato da Lui. Per noi, osservare i comandamenti, è dimorare nell’amore del Padre e del Figlio, è lasciarsi condurre dallo Spirito, che porta alla pienezza della Verita, dell’Amore. E questo è il mio comandamento: “amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi” (Gv 15, 12).
Nazaret. Cristo è la nostra legge! Questo salmo possiamo viverlo come dialogo d’amore con il Padre, al quale diciamo senza stancarci come Gesù è nostra legge, nostra via, verità e vita, principio e fine, Colui che ci rende fratelli e figli. Non ci è dato di sapere come l’hanno vissuto Gesù, Maria e Giuseppe, ma certamente come comunione con il Padre. Nello stesso tempo, nulla ci impedisce di pensare a Maria e a Giuseppe, contemplativi di questa “nuova legge personalizzata in Gesù”, degna di amore, per esser vissuta con e come amore.
Uso: Meditazione che porta all’intimità dell’incontro con Dio.
Uno o due versetti ogni giorno, o all’interno di una celebrazione, qualunque sia.
Testo: Gv 14, 6
SALMO 120 (119): RICERCA DI PACE
Israele. Il paziente lancia un appello angosciato verso il Signore, perché è vittima della perfidia del mondo circostante. Infatti, la risposta divina che egli spera, tarda a venire e il suo grido è ancora senza risposta. Resta così a livello di denuncia e di nostalgia per la pace.
Chiesa. L’operatore di pace cerca di vivere da fratello con tutti (Rm 12, 18), diffonde la pace, secondo il motto di Cristo “Pace a questa casa” (Lc 10, 5); deve anche affrontare i colpi di un mondo ostile: menzogne e calunnie, seguendo il consiglio dell’Apostolo: “Non lasciarsi vincere dal male, ma vincere il male con il bene ” (Rom 12, 21).
Nazaret. Solo presso Dio ci si può sentire al riparo dalle lingue malevole e finalmente in pace. Ma a Nazaret questa esperienza sembra essere già raggiunta a livello di famiglia, perché a Nazaret Gesù, Maria e Giuseppe riescono a vivere relazioni positive d’amore con Dio, fra di loro e con gli altri e partecipano alla realtà del lavoro. E quando Gesù uscirà da Nazaret, condannerà chiunque profani la sacralità del fratello con dicerie e malevolenze (Mt 5, 22).
USO: Con i Salmi 121 e 122: liturgia serale
In una situazione travagliata, personale o collettiva: dopo interminabili discussioni o riunioni faticose
All’inizio di un pellegrinaggio
TESTO: Col 3, 15
SALMO 121 (120): SOTTO LA CUSTODIA DEL SIGNORE
Israele. L’orante ha affidato il suo destino al Dio d’Israele e afferma, davanti a chi potrebbe dubitarne, che con il Signore, non c’e nulla da temere. Durante tutto il suo viaggio, il fedele è sicuro della protezione divina; solo Dio può custodirlo perché è al di sopra di tutto e non conosce riposo. Dio veglia anche quando lascia i suoi fedeli nella notte; egli difenderà il suo popolo contro gli attacchi del nemico certamente, dal momento che è abbastanza grande per interessarsi di esseri molto piccoli, e in particolari oscuri della loro vita.
Chiesa. Gesù, il “pastore e il custode delle nostre anime”, è sempre colui che dà alle sue pecore la vita eterna, e assicura che non potranno mai andare fuori strada e che il nemico non potrà prenderle. Il Padre, pieno di tenerezza, di sollecitudine, gli ha dato le pecore, e poichè è più grande di tutti, nessuno potrà rapirle dalla sua mano.
Nazaret. Non sono i monti, naturali baluardi che circondano Gerusalemme, che la salveranno dal pericolo, ma il Signore. Sei veramente al sicuro lì dove “con-vivi” con il Signore, come l’hanno sperimentato Maria e Giuseppe a Nazaret, dove sono convissuti con Gesù.
USO: Con i salmi 120 e 122: liturgia serale
Partenza: progetto, pellegrinaggio, viaggio
TESTO: Gv 10, 27‑30
SALMO 122 (121): SOTTO LE MURA DI GERUSALEMME
Israele. I pellegrini si fermano alla vista di Gerusalemme, colpiti dal senso di unità che emerge dalla Città santa. E’ qui che si concretizzano l’impegno dell’Alleanza e il giudizio del Signore. Ne consegue che la pace inizialmente perfetta trova in questo luogo la speranza di una realizzazione; in effetti, da Sion, potranno estendersi sul paese tranquillità e prosperità. Da qui il desiderio ardente dei fedeli per la Città amata.
Chiesa. La salvezza del cristiano richiede di essere alimentata da una Chiesa forte e vibrante; così l’anima progredisce nella misura in cui cresce la Comunità attorno ad essa; infine, la sua preghiera tocca il Padre a condizione di essere incorporata nel grido di tutti i suoi fratelli, invocando, solida e calorosa, la pace sulla Città santa.
Nazaret. Parafrasando questo salmo, potremmo dire: “quale gioia, quando mi dissero: andremo a Nazaret, alla casa del Signore”. Niente di più bello di questo salmo per dire il nostro anelito di tornare a Nazaret ogni giorno, a questa casa che, più di Gerusalemme, è casa compatta per le persone che la abitano. Da Nazaret usciranno coloro che saranno i veri giudici di Israele e della Chiesa: Gesù, il Re; Maria, la regina; Giuseppe il giusto. Loro sanno cosa implicano i comandamenti dell’amore: “avevo fame, avevo sete , …”
USO: Salmo d’ingresso
Con i salmi 120 e 121: liturgia serale
TESTO: Ef. 4, 2‑6
SALMO 123 (122): GLI OCCHI RIVOLTI AL SIGNORE
Israele. Pieni di fiducia nella bontà di Dio, alcuni fedeli fanno appello alla sua pietà. L’umiliazione e l’oppressione, dove sono gli attacchi furiosi del nemico, li fanno gridare verso Dio ricco di misericordia. Ma l’angoscia si affievolisce sotto lo sguardo che gli oranti muovono verso la mano del Signore.
Chiesa. Essendo già stata ottenuta in Cristo la sconfitta di tutte le forze contrapposte, noi possiamo fissare lo sguardo su Dio con fiducia; gli attacchi delle potenze di questo mondo non hanno motivo di lasciarci in ansia, non importa quello che hanno da dire i giornali o i profeti di sventura. Noi continuiamo a guardare a Dio, ripetendo: Padre Nostro, salvaci dal male, mantienici nella tua pace.
Nazaret. Questo salmo sembra invitarci ad abbassare lo sguardo sulle mani operose di Gesù, Maria e Giuseppe a Nazaret, per meglio capire cosa vuol dire avere gli occhi fissi su Dio e sul suo operare di salvezza. Da questa preghiera contemplativa, si irradia la forza della fedeltà e della perseveranza: Dio ci è vicino, è vigile.
USO: Salmi 123. 124. 125. 126. 127. 128: raccolta di salmi per i Vespri.
Da pregare per l’evoluzione di un progetto
TESTO: Mt 6, 8‑13
SALMO 124 (123): SE NON AVESSIMO AVUTO PER NOI IL SIGNORE
Israele. All’inizio della sua preghiera, il fedele si lascia sfuggire un grido: “Senza il Signore, cosa sarebbe successo?”. Poi rievoca il pericolo mortale che incombeva su Israele. Ma Dio ha salvato il suo popolo: avrebbe potuto consegnarlo ai denti delle belve, suo vicinato, ma non l’ha voluto. Che sia benedetto!
Chiesa. Senza il Cristo, la Chiesa non potrebbe resistere contro le Porte dell’Inferno (MT 16, 18). Da sempre, la barca di Pietro è sballottata dalle tempeste. Ma quando è già sommersa, il Salvatore ‑ e Lui solo ‑ interviene e padroneggia le onde. Davvero possiamo cantare con fiducia: ” Il nostro aiuto è nel nome del Signore che ha fatto cielo e terra” (v. 8)
Nazaret. “Se il Signore non fosse stato con noi”, cosa sarebbe potuto accadere? Se il Signore non fosse stato a Nazaret, chi si ricorderebbe di questo paesino? Tutto sarebbe stato travolto e il tempo avrebbe tutto sepolto sotto la cenere dell’oblio. Ma il nostro vero aiuto viene dal Signore che, pur vivendo a Nazaret come uomo, ha fatto il cielo e la terra. Allora, tutto cambia: nella memoria di ciò che abbiamo percorso, noi scopriamo che è Lui che ha operato la nostra salvezza, anche se ha lavorato con le nostre mani, con la nostra intelligenza.
USO: Salmo dei Vespri
TESTO: Mt 10, 29‑31
SALMO 125 (124): IL SIGNORE CIRCONDA IL SUO POPOLO
Israele. L’uomo o il popolo che si affida al Signore, cioè che si rifugia e si fissa in Lui, è inestirpabile come il monte Sion; questi è protetto dalle colline che lo circondano; Israele, da Dio stesso! La vista di Sion emana, da sola, una sensazione di sicurezza; la sua posizione evoca il modo con cui Dio circonda il suo popolo. Se Israele rimane libero e sussiste come popolo di Dio, è perché il Signore riserva i suoi favori a coloro che gli obbediscono. E lungi dal coprire con la sua indulgenza i nemici del suo Popolo, che sono anche i suoi, li abbandona a se stessi. La loro rovina è per Israele condizione di salvezza, di vita, di sviluppo.
Chiesa. Diventando figlio di Dio, il cristiano è un essere libero (cf. Rom 8, 15), non deve più diventare schiavo del mondo. Con la venuta del Cristo, l’uomo di fuori non è più il nemico; egli è un fratello che ha diritto al nostro amore perché “Dio fa sorgere il sole sui cattivi e sui buoni” (Mt 5, 45). Non potremo mai sfuggire ai combattimenti: l’opera di Dio avrà sempre degli avversari. Il nemico è dentro e fuori di noi, ma nei due casi, l’avversario non è più l’uomo stesso, ma il male che non si identifica con l’uomo.
Nazaret. Città santa di Gerusalemme e casa santa di Nazaret: due realtà che, nella fede, possiamo vedere in parallelo. In entrambe, la salvezza viene dalla protezione di Dio, più sicura dei monti che circondano la città, più sicura delle mura che costituiscono la casa materiale. Ma anche, come c’è un pellegrinaggio verso Gerusalemme, così ci dev’ essere un pellegrinaggio verso Nazaret. Entro le loro mura possono andare e vivere solo “i buoni”, perché si convive con Dio.
USO: Salmo di pellegrinaggio e dei Vespri
TESTO: Rm 9, 33
SALMO 126 (125): CAPOVOLGIMENTO DELLA SITUAZIONE
Israele. Gerusalemme ha visto giorni bui, ma oggi lo si ricorda solo come un brutto sogno. La sua restaurazione che fa ben sperare quella di tutto Israele, ha causato una gioia, la gioia del raccolto dopo le pena dei seminatori.
Chiesa. Israele insegna ai cristiani che la loro Elezione li impegna oltre se stessi: i nostri fallimenti coinvolgono il nostro onore meno di quello del Padre. Se lo comprendiamo, sperimenteremo meglio nella sua purezza la nostra fierezza di figli, felici di vedere il nostro Padre amato ovunque, la gloria e la santità del suo Nome riconosciute.
Nazaret. “Quando il Signore ricondusse i prigionieri di Sion ci sembrava di sognare” (v.1). Ogni liberazione, ogni cambiamento in meglio è fonte di gioia! Verrebbe da dire: se il Signore vi desse la sorte di convivere a Nazaret con Lui, Maria e Giuseppe, voi conoscereste la pace e la gioia liberante dello spirito di famiglia di Nazaret. Allora il vostro cuore si riempirebbe veramente di canti di gioia!
USO: Per ringraziare di un ritorno a Dio
Salmo dei Vespri
TESTO: Col 1, 3‑14
SALMO 127 (126): SE IL SIGNORE NON COSTRUISCE LA CASA
Israele. E’ il Signore che costruisce la casa, come è Lui che custodisce la città. Ogni realizzazione umana si rivela, fuori di Lui, senza futuro. E’ Lui, in ultima analisi, che costruirà una casa a Davide, come è Lui che ricostruirà la vergine Israele. E’ Lui che installa i propri eletti, dando loro terre, case e posteri. Oltre a questa azione di Dio, che dà sostanza e significato alle attività umane, c’è solo spazio per l’eccitazione febbrile che non porta da nessuna parte.
Chiesa. A cosa servono le mie ambizioni di conquista o di riuscita personale? Dio è la chiave di volta di ogni successo umano. E’ saggezza avvalersi del consiglio di Isaia:” nella conversione e nella calma è la salvezza; in una piena fiducia è la vostra forza”. Oggi come ieri, non vi è alcuna garanzia dell’edificio più forte e più imponente. Alla fine dei nostri sforzi, lasciamo a Dio il compito di condurre tutti i vantaggi del nostro lavoro su un futuro che va oltre la singola esistenza umana. Il seme germina quando abbiamo deciso di lasciare il chicco di frumento caduto in terra e morire.
Nazaret. “Se il Signore non costruisce, non custodisce …” invano vi fatica l’uomo! Ci si affatica, si fanno cose straordinarie, e poi cosa sussiste? Nazaret è piccola cosa, che fisicamente è pure scomparsa. Eppure, la casa di Nazaret continua a esistere in mille modi, là dove il Signore si fa presente! Nazaret è il luogo teologico, dove Dio continua a proporci di stare con Lui, se si vuole ogni benedizione e pace. Nazaret continua nella presenza del tabernacolo!
USO: Riunione di famiglia per celebrare: un matrimonio, un anniversario, una realizzazione di uno dei suoi membri
Preghiera di apertura per un incontro di pastorale
TESTO: Mt 6, 25‑34
SALMO 128 (127): LE BENEDIZIONI DI GERUSALEMME PER CHI TEME DIO
Israele. La vita riesce solo affidandola alla direzione di Dio, “vivendola in questo timore”, che non implica la paura che provoca la fuga, ma la sensazione di essere sopraffatti da Dio, di perdere la propria sicurezza di fronte a Lui, d’inabissarsi in Lui e di abbandonarsi a Lui. Il primo segno del successo della propria vita, è quello di vedere il suo lavoro terminato, ed è il dinamismo dell’Alleanza che dà significato e slancio al lavoro di tutto il popolo e a quello di ognuno dei suoi membri.
Nel prolungamento del dono della terra fatto a Israele, la donna diventa un dono del Signore, il dono per eccellenza, come il campo, come la vigna, essa radica l’uomo nel mondo dei vivi; essa lo fissa alla terra che porta, attraverso le generazioni successive, il sigillo dell’amore di Dio per i suoi. Ed ogni benedizione divina che discende sui membri della comunità risulta essere una benedizione diffusa sull’insieme, e tutte queste benedizioni hanno la loro fonte in Sion.
Chiesa. La mia vita sarà feconda, porterà i frutti attesi se rimango profondamente attaccato alla Vite di cui sono un tralcio. “Per la potenza del suo Spirito, Dio rafforza in me l’uomo interiore affinché io sia radicato, fondato nel mistero d’amore del Cristo” e della Chiesa.
E poiché sono chiamato a essere “vigna nel cuore della casa”, è a Maria, l’ideale femminile d’interiorità e di silenzio che guardo; ella m’invita a essere accondiscendente al dono di Cristo per la sua Chiesa, per i miei fratelli; e con essa, potrò benedire il Signore che fa grandi cose per il suo popolo.
Nazaret. La benedizione più grandiosa di Dio verso un uomo è quella di dotarlo di una buona famiglia, con una sposa feconda, con numerosi figli, con l’essenziale per sopravvivere. Meraviglioso dono, che Dio ha fatto a Giuseppe, dandogli per sposa Maria e per figlio Gesù, primogenito di tanti fratelli. Meraviglioso esempio di benedizione, che Dio ha dato all’ umanità con il dono della famiglia ideale di Nazaret.
USO: Matrimonio
Festa della mamma
Benedizioni finale, per un congedo
TESTO: Gv 15, 5‑9
SALMO 129 (128): FINE DI UNA OSTILITA’
Israele. L’odio persistente del mondo esterno potrebbe essere dovuto all’esistenza del popolo dell’Alleanza. Il pericolo scongiurato, il risentimento non ha disarmato; ma la stabilità di Gerusalemme garantisce, ancora una volta, quella del paese. I nemici di quest’ultimo avranno la sorte di coloro che ce l’hanno con Sion, quella dell’erba secca ancor prima di aver visto il giorno.
Chiesa. Le persecuzioni e le prove non sono risparmiate alla Chiesa, e secondo la parola di Gesù, il popolo di Dio sarà sottoposto alla prova fino alla fine dei tempi. Ma coloro che cercano di distruggere la Chiesa e la sua opera perdono tempo. Nella risurrezione di Cristo e nella sua ascensione alla destra del Padre, si è già manifestata questa potenza di Dio che condanna alla rovina tutte le potenze di questo mondo, e le rende simili all’erba che secca (cf. Gc 1, 10‑11). Questa verità, l’Apocalisse evoca nel suo linguaggio figurato.
Nazaret. La sofferenza, le persecuzioni non mancheranno a nessuno, neppure a Gesù, a Maria e a Giuseppe. Vi è pure un accenno alla flagellazione, che scaverà profondi solchi sul dorso di Cristo. Ma esse non prevarranno. La risurrezione rimetterà tutto a posto. Il Signore è con i perseguitati. E se questo è capitato anche a Nazaret, la Chiesa – e ogni cristiano – potrà recuperare sicurezza nelle sue sofferenze, prove e persecuzioni.
USO: Salmi 129‑130‑131: Persecuzione e peccato, due fonti di angoscia che vengono eliminate
TESTO: Ap 19, 1‑10
SALMO 130 (129): L’ATTESA FIDUCIOSA DEL PENITENTE
Israele. L’infelicità del malato è grande. Il peccato, cioè la rottura dei legami con il Signore, minaccia la sua esistenza. Per questo, egli esprime la sua fiducia nelle risorse infinite della misericordia che possiede il Dio dell’Alleanza.
Chiesa. Il perdono divino è sempre un atto libero, che bisogna attendere nel modo in cui la sentinella sul muro attende l’aurora. Il silenzio di Dio è ancor più profondo del silenzio della notte. Lo rompe solo la voce del Padrone. Il Dio della Bibbia infatti non parla continuamente; dobbiamo accogliere la sua parola quando sgorga inaspettatamente per ricompensare un periodo più o meno lungo di ascolto.
Nazaret. Dal profondo di ogni difficile esperienza, io grido a te, Signore. Gesù vivrà questo grido di angoscia nel momento drammatico della passione, durante la quale sperimenta persino l’abbandono di Dio. Ma è questo gridare dal profondo che non rimarrà inascoltato! Le viscere della misericordia del Padre ne vengono scosse dal profondo. E Maria si farà “rifugio dei peccatori”.
USO: Celebrazione penitenziale
Salmi 129.130.131: persecuzione e peccato, due fonti di ansia che vengono eliminate
TESTO: Gv 8, 2‑11
SALMO 131 (130): L’ANIMA SERENA E SILENZIOSA
Israele. Il fedele non sente più la tentazione dell’eccezionale; accettando la sua relativa piccolezza, non si lascia abbagliare da ciò che lo supera. Immerso nella calda intimità dell’amore divino, alla maniera di un lattante che si piega, contento, sul seno della madre, egli guarda, tranquillo, il mondo e la sua grandezza.
Chiesa. Rinunciare alle ambizioni esagerate libera dall’ossessione per il potere e lascia campo libero alla ricerca di una realizzazione secondo Dio. Ora, la pienezza di Dio produce calma e silenzio. Non che i desideri di assoluto dell’uomo siano troncati, ma il Signore li realizza in modo paradossale, secondo la scala di valori che gli è propria: “perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini”. (1 Cor 1, 25).
Nazaret. Una proposta di Nazaret: “Non cerco cose grandi”! La vera “grandezza” è diventare come un bimbo. Suo è il Regno dei cieli! Un bimbo in necessità grida e piange, finché non è preso in braccio dalla madre o dal padre. Allora si acquieta. Così, quando ci sentiamo accolti tra le braccia di Dio, l’anima nostra si acquieta. Ed è la pienezza della felicità. Nazaret ci ricorda proprio questo quadretto familiare, che è rimasto nella nostra memoria o nei nostri desideri: un bimbo che, appena smette di succhiare il latte, si addormenta tra le braccia della madre, in piena sicurezza, perché si sente protetto dall’amore.
USO: Sulla scia del Padre Nostro
Ultima preghiera della sera
Salmi 129‑130‑131: persecuzione e peccato, due fonti di ansia che vengono eliminate
TESTO: Rom 8, 14‑17
SALMO 132 (131): GIURAMENTO DI DAVIDE / GIURAMENTO DEL SIGNORE
Israele. Il re in preghiera reclama il favore divino, ricordando i meriti del suo antenato Davide; infatti questi, compiendo il suo giuramento, fece salire l’Arca a Gerusalemme. Come risposta, il Signore promise a Davide grazie speciali, ma nel quadro generale di una benedizione, destinata a tutta la nazione.
Chiesa. E’ il Signore, e non Davide, che fa salire l’Arca fino a Sion. Noi desideriamo costruire la Chiesa; ora non siamo noi che insediamo Dio tra gli uomini; in realtà, è Dio che ci “sazia di pane” (v.15), ci “prepara una lampada” (v.17) (Gv 8, 12) in questo mondo e una “corona” (v. 18) per l’eternità.
Nazaret. Forse non ci si deve inorgoglire tanto degli antenati, si trattasse pure di Davide, perhé è il Signore che si costruisce la sua casa e dona all’uomo il suo casato. La contrapposizione è evidente: un bel tempio viene costruito dall’uomo a Dio, un’umile casetta ha scelto Dio per sua dimora! Dio riconosce lo sforzo dell’uomo e per questo lo benedice, ma predilige il convivere con gli umili.
USO: Con i Sal 133 e 134: le promesse di Dio alla sua Chiesa
TESTO: Eb 5, 5‑10
SALMO 133 (132): BENEDIZIONE SUI FRATELLI CHE VIVONO A SION
Israele. Da Sion, discendono abbondantemente benedizione e vita. E’ come un olio scelto sulla testa o una rugiada benefica. L’olio porta gioia mentre la rugiada rinvigorisce la natura ed è simbolo di ricchezze molto preziose.
Ma se, per Israele, la felicità è vivere insieme, non è in qualsiasi posto che si gusta questa gioia, ma a Sion, e in nessun’altra parte. Se si vive felici insieme, a Sion, è perché è qui che Dio prodiga vita.
Chiesa. La Chiesa resta il luogo privilegiato dove Dio vuole spargere la rugiada della sua grazia. Il Padre fa discendere, giorno dopo giorno, sulla nuova Sion, ciò che rende i fratelli uniti fra di loro, ciò che nutre i corpi e i cuori; in Lui sono tutte le fonti di vita. E’ bello vivere insieme perché si vivono tutti i doni di Dio.
Nazaret. Vivere bene insieme, uniti come fratelli, è una grande aspirazione! Il ricordo di Caino e Abele e di tante lotte fratricide, mettono ancora più in risalto questo ideale. Si tratta di un ideale che non è impossibile, se guardiamo alla casa di Nazaret. Ed è certamente in suo ricordo che la Chiesa primitiva sogna nuovamente di costituire una “famiglia” di fratelli, il cui amore reciproco è di formare un cuore solo e un’anima sola.
USO: Incontro comunitario
Feste parrocchiali
Con i Sal 132 e 134: Promessa di Dio alla sua Chiesa
TESTO: 1 Gv 4, 11‑16
SALMO 134 (133): BENEDIZIONE FINALE
Israele. La funzione serale è finita. La benedizione scende da Sion su quelli che partono; nello stesso tempo, essa sale costantemente verso Yhavé dalla bocca di coloro che assicurano il servizio del tempio.
Chiesa. Il Tempio della nuova Gerusalemme, come un tempo quello di Sion, mantiene le sue porte sempre aperte (Ap 21, 25). E’ là che il Padre effonde senza posa su di noi “ogni sorta di benedizioni spirituali”; davanti al Padre, il Figlio vi offre “in ogni tempo il sacrificio di lode” affinché “quelli che confessano il suo Nome” (Eb 13, 15), si uniscano in lui.
Nazaret. La sera è l’inizio di un nuovo giorno. Il gesto più bello è la benedizione, rivolti al tempio, “dove dimora la presenza del Signore”. Una esperienza vissuta da Nazaret dove, poco a poco, la casa stessa si scopre nuovo tempio della presenza del Signore. Da Nazaret, si è riversata sulla terra la presenza incarnata del Signore, presenza che riscopriamo ogni giorno nel tabernacolo di ogni chiesa.
USO: Congedo: dopo la preghiera della sera
Benedizione d’addio
Con i Sal 132 e 133: promesse di Dio alla sua Chiesa
TESTO: Ef 1, 3‑14
SALMO 135 (134): I SUOI SERVI BENEDICANO IL DIO D’ISRAELE
Israele. In nessun altro posto Israele prova tanta gioia di lodare Dio come nel tempio. Coloro che assicurano il servizio, nel santuario di Dio, celebrano il nome del Signore che ha scelto Israele, ne ha avuto cura, considerandolo come sua proprietà. Il desiderio rivolto direttamente a Dio, è di veder perpetuarsi il ricordo del suo nome. La contemplazione commossa del gesto divino implica il sentimento che il Signore ha realizzato ciò di cui nessun altro era capace, e che c’è solo Lui per fare così. La benedizione sale allora dagli uomini verso Dio, e vi sono invitati color che “temono‑Dio” come tutto il popolo eletto.
Chiesa. Dio continua a guardare con misericordia alla Chiesa, suo bene scelto. E felici siamo noi se, coscienti di questo amore fedele, godiamo il privilegio di cantare il nostro Salvatore. E’ necessario allora che i nostri cuori restino aperti per accogliere, nella gioia, a nome di tutta l’umanità, il dono immeritato della elezione divina; dovremmo inoltre essere sempre pronti a celebrare le glorie di Colui che ha fatto di noi “una stirpe eletta, un sacerdozio regale, una nazione santa, per la gloria del suo Nome”.
Nazaret. Questo inno al Dio della creazione e della storia è grandioso, se celebrato nel tempio di Gerusalemme, e Gesù, Maria e Giuseppe ne hanno fatto più volte l’esperienza; ma, è altrettanto grandioso se celebrato a Nazaret, dove la storia della salvezza, iniziata con la creazione, termina nell’incarnazione. Dio, a Nazaret, si fa visibilmente e umanamente presente nella creazione e nella storia. La Chiesa erediterà l’esperienza di questo stile di presenza creatrice e redentrice, ma che certamente possono sperimentare tutti gli uomini di buona volontà.
USO: Con il Sal 136: liturgia serale
Celebrazione del Nome del Signore
TESTO: 1 Pt 2, 9
SALMO 136 (135): OMAGGIO D’ISRAELE ALL’ETERNA TENEREZZA DEL SUO DIO
Israele. Israele si raccoglie davanti alle “mirabilia” del Signore: perché, se Dio ha creato il mondo, è per istallarvi il Popolo eletto. Il poeta canta la tenerezza speciale di cui Israele è oggetto, presentendo che questo destino privilegiato è parte di un disegno universale.
Chiesa. Chi di noi non troverebbe, non solo nella storia del Cristianesimo dove si inserisce la propria, ma anche nella sua avventura personale, degli argomenti per meravigliarsi? Ci sia dato di non essere dimentichi delle Gesta di Dio! Ci sia dato, per riprendere coraggio sulla strada che conduce a Lui, di mantenere viva la memoria delle tappe luminose! Allora, rinvigoriti, anche noi grideremo con il Popolo santo:”Eterna è la tua tenerezza!”.
Nazaret. Questa litania dei gesti della misericordia di Dio rimane con tutta la sua potenza nella fede di Israele, ma ancor più forte nella fede del nuovo Israele, perché la sente aperta ad altre novità. A Nazaret sono coscienti che Dio, in Maria, ha operato cose grandi e che quello che opererà Gesù rimarrà inesauribile nei secoli.
USO: Canto processionale
Con il salmo 135: liturgia serale
Sabato santo
TESTO: Ef 1,3‑14
SALMO 137 (136): I CANTORI DI SION A BABILONIA
Israele. I cantori di Sion hanno depositato i loro strumenti di musica sui salici, ben decisi a non riprendere, in esilio, la loro attività liturgica. I loro custodi sono fortemente delusi, avrebbero tuttavia l’occasione unica di ascoltare i canti di Sion. Ma il popolo eletto può forse disonorare gli inni dell’Altissimo, in questa terra pagana, inquinata da idoli, e davanti a dei vincitori effimeri? Deliberatamente, gli esiliati si chiudono nel loro lutto, fino a quando saranno di ritorno a Gerusalemme; perché, hanno un bell’ essere lontani dalla città devastata; essi non si considerano, né come separati dal Signore, né come slegati dall’Alleanza. Giurano, con un gran giuramento, di ricordarsene. Ritrovano, tuttavia, la loro voce per lanciare le imprecazioni le più veementi contro i vassalli resi insolenti dalla sventura di Sion, e contro Babilonia, fonte principale delle loro sofferenze.
Chiesa. Questa fedeltà d’Israele ci insegna che nella lotta dove ci pone l’avversario accanito della Chiesa, non c’è da transigere, né da dubitare. La fiducia incrollabile in Dio e la forza del legame fraterno ci permettono di testimoniare, di fronte al mondo, che l’appartenenza al Padre ci rende capaci di fedeltà, d’amore e di perdono reciproco. Lungi dal maledire i nostri persecutori, noi preghiamo per loro, come ci ha insegnato Gesù; è la carità che sconfiggerà i nostri nemici, facendo di loro dei nuovi figli del Padre, dei nuovi fratelli accolti nella comunità.
Nazaret. Certamente Gesù, Maria e Giuseppe avranno cantato con profondo coinvolgimento questo salmo. Ma in loro ormai cresce una nuova dimensione, che Gesù proclamerà come novità “cristiana”: senza tradire Dio, è possibile perdonare i nemici e pregare per loro. Non è la maledizione che vince, ma la benedizione e il perdono. E viene dimostrato anche dalla storia recente di Israele nella Shoah.
USO: Solidarietà in un evento collettivo
TESTO: Rom 12, 19‑21
SALMO 138 (137): RINGRAZIAMENTO DI UN SEMPLICE FIGLIO DI ISRAELE
Israele. Un giudeo della diaspora, beneficiario del favore divino, intona un inno al Signore. Il suo ringraziamento provoca anche i re a confessare la gloria divina. Da parte sua, il fedele è fiducioso nell’avvenire e il suo canto si conclude in una preghiera.
Chiesa. C’è solo debolezza nel cristiano; ma in compenso, egli ha la caparra dello Spirito: “Quando sono debole, è allora che sono forte” (2 Cor 12, 10). Contro ogni previsione, di fronte al mondo, egli sarà l’oggetto dell’elezione divina: “Ciò che è debole nel mondo, questo è ciò che Dio ha scelto per confondere la forza (… ), perché ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini” (1 Cor 1, 27, 25).
Per questo, conoscerà un futuro stupendo: “Le sofferenze del tempo presente non sono paragonabili alla gloria che deve essere rivelata in noi” (Rom 8, 18).
Nazaret. Gesù completerà la sua opera istituendo l’eucaristia, il ringraziamento e la lode perfetta. Per questo, pensiamo che il sentire di questo salmo era abituale a Nazaret. E deve continuare ad esserlo nel cristiano.
USO: Giorno del Ringraziamento
Chiusura di un ritiro
Celebrazione del Nome del Signore
TESTO: 1 Cor 1, 25 e 27
SALMO 139 (138): L’UOMO DEL SIGNORE
Israele. Dio sa tutto, e il suo fedele, qualunque cosa faccia, non potrebbe sfuggirgli. Questa impossibilità di sfuggire alla presa di Dio non diventa ossessiva; essa causa, al contrario, una sensazione di benessere; essa crea una certezza di pace: il fedele non si sentirà mai solo nell’avventura umana; non avrà neppure da temere le tenebre, poiché se l’oscurità acceca l’uomo, Dio vede sempre; e nelle notti della gestazione, conosce già chi crea, scruta il disegno che lo riguarda. All’uomo non resta che abbandonarsi con piena fiducia, egli si addormenta in pace e rimane a disposizione del suo Dio, non patteggiando con i nemici del Signore che sono anche i suoi.
Chiesa. Lo sguardo di Dio non mi abbandona mai. Perso nell’infinito della presenza divina che mi avvolge e mi oltrepassa, e senza mai pretendere di scrutare la volontà di Dio, mi arrendo all’azione divina. Sono condotto alla Terra Promessa, la conquista di Cristo crocifisso. Cammino sulla strada tracciata dalla mano divina, l’unica sconosciuta al mondo, nelle tenebre, Dio ha scelto in anticipo, quella sulla quale il Cristo mi precede, invitandomi a seguirlo. Che il mio grande desiderio di aderire al piano divino possa permettere a Dio di realizzare la sua opera d’amore in me e con me!
Nazaret. Solo l’amore sa scoprire il profilo dell’amato fin dalle viscere del suo esistere. Questo salmo, letto a Nazaret, fa capire quel duplice desiderio di scoprire fin nell’intimo l’amato: Dio, oggetto fondante dell’amore dell’uomo; l’uomo, oggetto dell’amore di Dio. Pensiamo a Maria, che cerca di capire il cuore di suo figlio, mentre cerca di coltivarlo all’amore verso il Padre. “Signore, tu mi scruti e conosci”. Come l’avranno percepito Maria e Giuseppe? Come loro stessi avranno cercato di scoprire il misterioso amore di Dio nel loro figlio? Contemplazione mai terminata!
USO: Impegno
Compleanno: mistero dell’essere umano
Inizio degli esercizi spirituali: il prezzo della mia vita
TESTO: Rom 11, 33‑36
SALMO 140 (139): LIBERAMI DAL MALVAGIO
Israele. Il paziente si lamenta delle violenze e delle astuzie dei suoi nemici, contro i quali lancia vigorose maledizioni. Se si chiede l’intervento del Signore, è perché sa che Dio farà giustizia ai poveri, per la gioia dei giusti.
Chiesa. La veemenza della preghiera e delle imprecazioni dei perseguitati è come un’eco allo scoppio della collera divina. Il cristiano non può, certo, augurare il male ai suoi nemici; attraverso il tumulto dei cuori umani che, sotto l’antica Alleanza, reclamano così violentemente i loro diritti, egli può tuttavia intravvedere ciò che non manca di essere la reazione del sovrano giustiziere:
“A me la vendetta, dice, sono io che ripagherò.. . E’ terribile cadere nelle mani del Dio vivente ! ” (Eb 10, 30‑31 ).
Nazaret. Ogni uomo ha uno strumento di vita o di morte: la sua lingua. Con la lingua può benedire Dio e gli uomini, con la sua lingua può uccidere gli uomini e rendersi nemico di Dio. A Nazaret, Gesù mette a punto l’insegnamento: che il vostro parlare sia la verità, sia sì quando è sì e sia no quando è no. Gesù stesso sperimenterà durante la sua vita la malvagità della lingua dei suoi avversari.
USO: Quando è compromessa la pace di un gruppo
TESTO: Eb 10, 30‑31
SALMO 141 (140): METTERE DA PARTE IL SENZA‑LEGGE
Israele. Il fedele prende decisamente partito contro gli stregoni e contro gli artefici di rovine. Rifiuta di frequentarli, preferendo la compagnia dei giusti, anche qualora dovesse subire da loro dure ma salutari correzioni. Accettando così una lotta impari con i senza‑legge, egli sente fin troppo la sua fragilità e si affida, per la sua vittoria, a Dio stesso.
Chiesa. E’ necessario scegliere tra un Dio che non si vede e al quale si deve fare fiducia, e il male che ovunque, seduce e trionfa. A prima vista, questa opzione rappresenta un atto sconcertante di libertà, ben al di sopra delle possibilità della natura umana. Ma:
” lui vi confermerà fino alla fine…Egli è fedele, il Dio dal quale siete stati chiamati alla comunione del Figlio suo, Gesù Cristo, nostro Signore” (1 Cor 1, 8‑9).
Nazaret. “Non lasciare che il mio cuore si pieghi al male” (v. 4). A Nazaret, tale supplica viene coltivata, fino a diventare parte delle domande del Padre Nostro: “non c’ indurre in tentazione, liberaci dal male”. Il cuore deve imparare a mantenersi forte nella lotta contro il male.
Uso: Quando c’è da prendere una posizione.
Testo: 1 Cor. 1, 8‑9
SALMO 142 (141): IL GRIDO DEL POVERO
Israele. Un fedele, ormai senza fiato, “racconta” al Signore la propria angoscia, sentendosi perseguitato da gente più forte di lui. Solo e senza appoggio, egli reclama l’aiuto di Dio; questo gesto auspicato, che testimonierà la bontà di Dio per lui, conforterà il cuore di tutti i giusti.
Chiesa. L’uomo è diventato anonimo in un mondo indifferente dove nessuno lo riconosce, dove ogni scambio è impossibile. Tuttavia, sappiamo che la solitudine può essere rotta dalla preghiera e che s’intraprende un vero dialogo quando si parla a Dio. Che ci sia possibile scoprire l’interlocutore divino capace di strapparci al nostro isolamento!
Nazaret. Dal Vangelo deduciamo come Gesù e Maria si sono fatti sovente carico di questo sentire angoscioso della gente, che si è accostata a loro con fiducia. Gesù porterà questa angoscia fino al Getzemani e nella Passione. E Maria sarà la Madre “trafitta dalla spada del dolore per il Figlio e i figli”. Questo è l’ultimo grido angoscioso del salterio, quasi a ricordarci che la croce accompagna l’uomo e quindi anche l’uomo Gesù durante tutta la vita.
Uso: Nei momenti di solitudine e di abbandono.
Testo: Mt 27, 46
SALMO 143 (142): ULTIMA LAMENTAZIONE
Israele. Dal profondo della sua angoscia, un orante esprime il desiderio di essere ascoltato e di ottenere una risposta; e afferma che se il Signore esigesse da coloro che lo implorano un conto rigoroso, mai nessuno sarebbe esaudito, perché nessuno è giusto davanti a Dio. Per incitare il Signore ad agire, il fedele oppone le glorie del passato alle miserie di oggi. Senza fiato, desidera sentire Dio manifestargli la sua tenerezza. Non è solo un oracolo di restaurazione che attende, ma delle istruzioni che gli permettano di seguire la strada divina; perché egli desidera, soprattutto, essere in piena comunione con la volontà divina.
Chiesa. O Dio, mi hai salvato nel tuo Figlio, ricordo la potenza della sua risurrezione e la promessa realizzata di inviarmi lo Spirito che continua la sua opera in me e completa la tua redenzione. Conto sulla tua misericordia, Signore, per sostenere la mia causa e rispondere ai miei appelli quando sto lottando con i nemici che cercano la mia vita. Per me, o Cristo, Tu sei Via, Verità e Vita; la tua Parola è l’espressione della volontà divina. Insegnami il cammino della vita.
Nazaret. “Insegnami a fare la tua volontà perché tu sei il mio Dio” (v. 10). A Nazaret, Gesù cresceva in età, grazia e sapienza! Questo salmo insegna una preghiera fiduciosa e piena di saggezza: non solo si chiede di essere liberati dai nemici, ma di conoscere il cammino da percorrere per fare la volontà di Dio! E da Nazaret verrà indicato il resto del cammino con le Beatitudini, il Padre Nostro, la lode, il ringraziamento, la fede in Colui che è e resta “il mio Dio”.
USO: Celebrazione penitenziale
TESTO: Gal 2, 16
SALMO 144 (143): ISRAELE E’ BENEDETTO NEL SUO RE
Israele. Il fedele ricorda, nel ringraziamento, ciò che Dio ha già fatto per lui. Innalza quindi la sua preghiera; chiede al Signore di agire per avere un nuovo motivo per lodarlo. Certo dell’aiuto divino, evoca poi il quadro delle benedizioni previste.
Chiesa. Davide e i suoi successori avevano un ruolo importante nella preghiera di Israele. Mediatori naturali tra Dio e il suo popolo, essi apparivano come il canale dei doni divini. Ciò che per noi è il caso di Gesù Cristo. Non mancano tuttavia cristiani che dimenticano che tutto ciò che il Padre ci elargisce passa per l’unica via del Figlio: “Nelle sue mani, il Padre ha posto ogni cosa” (Gv 3, 35). E’ solo per Lui e in Lui che abbiamo la vita: “ Se siamo morti con Lui, vivremo con Lui. Se perseveriamo, regneremo con Lui (2 Tim 2, 12)
Nazaret. Ciò che Dio ha fatto a Davide e in Davide al suo popolo è veramente grande e desta fiducia. Ma la domanda di fondo rimane: “Cos’è l’uomo perché te ne curi?”.
Nazaret porta la risposta: Dio ha tanto amato l’uomo e il suo mondo, da mandare suo Figlio.
Per questo, a Nazaret i sentimenti di questo salmo saranno radicalmente trasformati, perché Dio è misericordioso con tutti. Allora, ogni giorno, canteremo un canto nuovo. La meraviglia, che supera ogni altra, sta nell’averci inviato suo Figlio come nostro redentore e come nostro fratello, capace di convertire il cuore dell’uomo.
USO: Per la prosperità della nazione o per la pace della Chiesa
TESTO: Ap 5, 9‑10
SALMO 145 (144): MIO DIO MIO RE
Israele. Il fedele invita se stesso a benedire il Signore. La sua voce si fonde con quella del mondo circostante che, in seguito, avrà da solo la parola. Il ringraziamento di Israele è espansivo per natura; si estende dal singolo ai fedeli della Comunità d’Israele, e da Israele, all’universo intero. Grandezza insondabile di Dio. La potenza dei suoi prodigi impressionano Israele allo stesso modo che lo interpellano la gratuità e la fedeltà di Dio. Il salmista si sente sopraffatto quando considera ciò che è il Signore per lui, ed è ciò che crea l’entusiasmo di tutti gli eletti quando cantano il loro Dio. Israele si rende conto che il Regno di Dio è già là dove è il Signore, e i primi che Dio ricolma di beni, sono coloro che abbracciano la sua volontà.
Chiesa. O Dio, voglio cantare il tuo nome, non avrò mai abbastanza parole e tempo per liberare la gioia che dilata il mio cuore quando penso a ciò che sei per me. E’ un traboccare immenso di canti, di ringraziamenti, che vorrei innalzare tutti i giorni, e incessantemente. Padre, ti sei rivelato a me nel tuo Figlio; per mezzo di Lui, sperimento la tua onnipotenza e la tua misericordia, e desidero il giorno in cui potrò senza stancarmi, lodarti per sempre. La tua fedeltà di Padre ha, nel tuo Figlio, spianato la strada a questa ammissione al luogo di eterna lode; custodiscimi in questa volontà di diventare sempre più, nel Cristo, conformità amorosa ai tuoi desideri, o Padre.
Nazaret. Inno di lode alla tenerezza dell’amore di Dio: “Buono è il Signore verso tutti e la sua tenerezza si espande su tutte le creature” (v. 9). Il luogo dove si è manifestata la gloria incommensurabile del suo amore come pazienza, misericordia, grazia, intimità, è Nazaret, perché lì ha potuto farsi vicino a chi lo invoca con cuore sincero (Maria è la piena di grazia, e Giuseppe il giusto). Lì, nel Figlio, l’umanità è radicalmente rinnovata dalla misericordia, dalla grazia e dalla tenerezza dell’amore. Lì l’uomo-Figlio si rivolge a un Padre pieno di tenerezza non solo verso gli uomini, ma verso tutte le creature che riempiono l’universo.
USO: Preghiera del mattino
Canto di ringraziamento per tutte le circostanze
Festa del Nome di Dio
Cristo Re
Testo: Ap 15, 3‑4
SALMO 146 (145): FIDUCIA NEL RE DI SION
Israele. Israele vive nella speranza di un regno eterno del Signore in Sion. In questa prospettiva, il fedele denuncia i grandi di questo mondo, incapaci di salvare; esorta, invece, a fidarsi del Dio dell’alleanza: perché questi, creatore dell’universo, rimane l’unica fonte efficace di benedizione, e il solo promotore di una giustizia dove si conclude la sua opera.
Chiesa. Israele fu progressivamente condotto a sentire che il Regno promesso cominciava, almeno parzialmente, a realizzarsi nel tempo. Di conseguenza, era già sulla via delle certezze neotestamentarie. Infatti, se il cristiano cerca con lo sguardo, oltre l’orizzonte, il Regno dove spera prendere piede, è lungo tutto il suo itinerario terrestre che ha coscienza, finché non si esclude dall’Alleanza, di essere già una particella vivente nel Regno: “Sappiate questo: che è in mezzo a voi, il Regno di Dio” (Lc 17, 21).
Nazaret. Il Signore ama i giusti. A Nazaret, abbiamo per eccellenza questi “giusti amati da Dio”. A Nazaret, cresce la certezza che è meglio confidare in Dio che nell’uomo. Solo Dio può veramente salvare e Gesù ne sarà il testimone fedele. Gesù sarà il Dio, che porterà giustizia agli oppressi, darà pane agli affamati, libererà i prigionieri, darà la vista ai ciechi, proteggerà i deboli. Le stesse azioni di grazie le applichiamo anche a Maria e a Giuseppe.
USO: Cristo Re
TESTO: Gv 18, 36
SALMO 147 (146‑147): INNO DI ISRAELE AL DIO CHE RICOSTRUISCE SION
Israele. E’ bello cantare al Signore, il Dio dell’Alleanza, che costruisce Gerusalemme e raccoglie gli esuli inaugurando la sua opera di perdono. Dio ristabilisce il suo popolo da padrone assoluto. E dopo aver ricostruito Sion, assicura alla terra piogge fecondanti, estendendo la sua sollecitudine agli stessi animali selvaggi. Poiché è Dio che sceglie il suo popolo, si comporta con esso secondo la fiducia dimostratagli. E’ Lui, il Padrone che fa scendere le benedizioni su Gerusalemme, che offre ai suoi la pace. E la Parola di Dio, proveniente dalla bocca del Dio Altissimo, agisce in Sion; mentre genera la vita, essa è una fonte di requisiti, in forma di sentenze e decreti.
Chiesa. La Parola, inviata dal Padre, per creare e ricreare, venne ad abitare in mezzo a noi e “noi abbiamo visto la sua gloria” (cf Gv 1, 14), e “tutte le cose sono state create da Lui e per Lui” (Col 1, 16). Quale gioia per il cristiano essere, non solo creatura di Dio, ma preferito dal Padre che si è rivelato nel Figlio!: ” prima della creazione del mondo, Dio ci ha scelti, determinando in anticipo che noi saremmo per Lui dei figli adottivi per mezzo di Gesù Cristo” (Ef 1, 3‑5). Che grandezza! essere chiamati a proseguire il lavoro iniziato dal Padre!
Nazaret. “Egli manda sulla terra la sua Parola …” (vv. 15.18.19). Questo sembra il motivo di lode a Dio, che congiunge l’A.T. e il N.T.. La differenza: Gerusalemme ringrazierà per la Parola che, a poco a poco, si fa scritta, mentre nel N.T. si ringrazia, perché la Parola è Gesù, il Verbo incarnato. A Gerusalemme, vedono “crescere la Parola scritta; a Nazaret, Maria e Giuseppe vedono crescere la Parola viva, che è Gesù.
USO: Capitolo generale
Ricostruzione di una cellula della Chiesa: nell’attesa della Nuova Gerusalemme
Festa del Corpus Domini
TESTO: Ap 21, 1‑7
SALMO 148: IL MONDO INVITA A LODARE IL SIGNORE CON ISRAELE
Israele. Israele invita l’universo a lodare il suo Dio e tutte le creature vengono a condividere il suo entusiasmo. I cieli preludiano a questo canto, la terra si unisce ad essi, poi gli uomini. L’inno del mondo annuncia e prepara quello di Sion, che alza vittoriosamente la fronte (il corno) nella parte superiore dell’edificio, portando a compimento la sorte degli eletti e riassumendo l’avventura del cosmo.
Chiesa. L’universo ” attende gemendo” che il nostro stato di “figli di Dio” sia gloriosamente manifestato agli occhi di tutti. Potrà allora unirsi all’inno sgorgato non più dalle nostre labbra, ma da tutto il nostro essere, per dire con noi, in verità: Sia santificato il tuo nome!
Nazaret. Tutto è motivo per dar lode a Dio. E a Nazaret Gesù, Maria e Giuseppe si saranno uniti sovente al coro del popolo, per cantare questo inno. Ma a Nazaret si sta preparando un momento di estasi, che Gesù riassumerà così: “Ti ringrazio, Padre, perché queste cose le hai rivelate ai piccoli come Maria e Giuseppe e a quanti somigliano a loro”. Solo i puri di cuore percepiranno quanto è sublime il Nome del Signore.
USO: Preghiera nella natura
TESTO: Rom 16, 25‑27
SALMO 149: CANTO D’ISRAELE TRIONFANTE AL SUO RE.
Israele. Il perseguimento del piano divino è parte di un nuovo evento. E’ un Israele ringiovanito e più forte. Convengono ora solo canti con molti accenti nuovi. Peccatore umiliato, Israele ha ritrovato il sorriso del Volto di Dio; povero, egli è divenuto potente, ed è ben oggi che ha il diritto di esultare. Israele conosceva solo la gioia di essere il Popolo per il quale il Signore compiva i suoi prodigi; egli è divenuto il soldato di Dio, partecipa all’azione divina. Lo splendore tutto regale dei fedeli rifulge nell’esercizio della vendetta divina: tutto si umilia davanti a Israele e davanti a Dio che è la forza d’Israele. Il popolo stesso è diventato l’agente e il ministro del giudizio (divino). Armato della potenza di Dio, rivestito dello splendore promesso agli eletti, Israele condivide la Gloria divina.
Chiesa. Armato della potenza dello Spirito del Cristo risorto, il cristiano guida la lotta contro molti avversari. Ma egli ha ragione di glorificare Dio che sostiene la sua debolezza: “Tutto posso, in Colui che mi dà forza” (Fil 4, 13). Basandosi sulla certezza di una vittoria, il discepolo del Cristo non se ne vanta; e la sua grande gioia è questa partecipazione al trionfo di Dio, creatore del cielo e della terra.
Nazaret. Cantate un canto nuovo … perché il Signore incorona gli umili di salvezza”. A Nazaret, questo inno universale si fa “canto nuovo” per un Dio pieno di tenerezza e di misericordia. È l’inno che si canterà al seguito dell’Agnello immolato. Le armi che li ha portati alla gloria sono la lode a Dio e l’eseguire la sua volontà.
Uso: Preghiera nell’azione.
Celebrazione del Nome del Signore.
Testo: Ap 2, 25‑29
SALMO 150 : DOSSOLOGIA FINALE
Israele. La lode di Israele sale dal santuario e risuona fin nei cieli per celebrare le prodezze e la grandezza del proprio Dio. E’ ciò che non hanno cessato di cantare tutti i salmi sia a proposito dell’opera cosmica sia dell’opera storica del Signore. Il popolo è tutto lì, con i suoi sacerdoti che suonano il corno, i suoi leviti che suonano la lira, le sue donne che danzano al suono del tamburello, i violinisti e i flautisti delle sue feste popolari, nel clamoroso frastuono di applausi dell’assemblea pubblica. Le lodi d’Israele al suo Dio portano con sé quelle di tutto l’universo: “Tutto ciò che respira lodi il Signore!”
Chiesa. “Intrattenetevi fra voi con salmi, inni e cantici spirituali; cantate e celebrate il Signore con tutto cuore. In ogni tempo e ogni volta rendete grazie a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo” (Ef 5, 19‑20.
Nazaret. Gesù, Maria e Giuseppe, con tutto il popolo dell’antico e del nuovo testamento, partecipano a questo inno di lode, dove ognuno fa risuonare lo strumento della sua partecipazione alla liturgia universale. Ma possiamo dal cuore di Maria e di Giuseppe interiorizzare questa orchestra per il Signore, che abita l’umile casa di Nazaret e continua a farsi presente nell’umiltà dei nostri tabernacoli. E così non cessare di cantare in cuore o a voce spiegata il nostro alleluia, sempre e ovunque, perché il Signore da Nazaret continua a farsi presente fra di noi.
USO: Preghiera di chiusura
TESTO: Ef 5, 19‑20
TAVOLA TEMATICA PER LA UTILIZZAZIONE DEI SALMI
Azione di grazie ( o Salmi di Ringraziamento): 23.30.57.65.66.92.103.105.111.116.118. 124.126.138.145.
Affrontamento, scontro, conflitto: 3
Apostolo: 52
Attesa: 147
Anniversario: 29.34.40.44.67.81.92.105.139.
Benedizione: 24.128
Celebrazioni comunitarie: 2.29.95.106.116.133.
Capitolo: 29.48.50.66.95.105.106.147.
Comunione: 23.34.84.100.
Celebrazioni Penitenziali: 6.13.15.25.26.32.38.39.41.51.65. 78.79.90.99.103.106.130.143.
Contemplazione: 61
Conversione: 29
Critica o calunnia : 7.14.64.
Decisioni da prendere: 1.12.25.31.101.127.143
Detresse (=angoscia, pericolo, miseria, ecc. ): 56.59.70.
Dirigenti: 12.20.100.
Discernimento spirituale: 1. 51.
CHIESA: 18.46.55.60.74.76.79.80.83.93.147.
Impegno (engagement ): 1.16.19.25.33.34.45.50.57.73.78.79.81. 89.95.111.112.123.139.
FESTA religiosa, parrocchiale, e dedicazione di una chiesa: 24.67.81.84.87.96.111.118.133.
Gioia: 92
Fedeltà: 100.105.112.
Fiducia: 25.27.54.62.86.91.146.
Impotenza: 36
Impasse (vicolo cieco): 4
Ingiustizia: 7.9.10.17.22.35.58.75.82.94.109.
Intrigo: 11.12.
Lode: 21.63.92.117.148.149.
Lotte sociali: 11
Malati: 6.27.65.69.84.86.88.102.
Mettersi alla presenza di Dio: 61.91.95.96.100.104.105.119.
Morte/morenti/funerali: 13.27.31.74.77.
Pace: 37.55.85.140.144.
Pellegrinaggio: 48.120.121.122.125.
Persecuzioni: 2.14.35.42.43.44.64.109.129.130.131.
Poveri, prigionieri, esiliati, rifugiati: 42.43.68.72.107.137.148.
Preghiera: 3
Preghiera ‑ UFFICIO DEL MATTINO: 5.57.61.63.90.92.108.145
Preghiera ‑ UFFICIO DELLA SERA: 3.4.71.91.120.121.131.134.
Prova: 129.137.
Responsabilità: 12.101.
Ritiro (esercizi spirituali): 1.61.63.138.139.
Secchezza, aridità spirituale: 13.73.137.
Trionfo: 18.21.44.76.
Turbamento: 49.120.140
Terza età (giubileo): 40.63.71.81.84.91.127.
Viaggio: 20.91.110.120.121.125.
Visita (a un complesso o a un’opera imponente): 8.93.
All’aria libera: 148.
TAVOLA LITURGICA DI UTILIZZAZIONE DEI SALMI:
Avvento: 80
Natale: 2.85
Epifania: 72.96.97.98.
Quaresima: 51.91.
Passione: 22.35.69.
Venerdi Santo: 23.42.43.114.136
PASQUA: 2.113.114.115.116.118.
Ascensione: 21.24.47.68.110
PENTECOSTE: 29.50.68.96.97.98.
Corpus Domini e celebrazioni del NOME del Signore: 84.86.135.138.145.149.
Cristo Re: 18.24.66.68.72.75.89.91.93.97.99.104.110.132.145.146.
Santa Vergine: 45.46.
Apostoli: 52.
Salmi di entrata: 100.122.
Celebrazioni penitenziali: 6.13.15.25.26.32.38.39.41.51. 65.78.79.90.103.106.130.143.
Parola (omaggio alla): 12.56.
Offertorio: 5
Pater: 131.
COMUNIONE: 23.34.84.100.
Benedizione e commiato: 128.134.
Vespri: 123.124.125.126.127.128.
Messa all’aperto (celebrazione della natura): 8.65.104.148.
BATTESIMO:16.23.36.50.91.99.114.
Professione di fede: l6.62
Matrimonio/ Professione Religiosa: 45.50.78.84.89.111.112. 116.127.128.
Festa delle mamme: 113.128.
Sacramento dei malati: 27
Funerali: 13.27.31.74.77.
TITOLI DEI SALMI
(Bibbia di Gerusalemme)
Ebr. | Vulg. | Titoli dati dalla Bibbia di Gerusalemme |
1 | 1 | Le due vie |
2 | 2 | Il dramma messianico |
3 | 3 | Invocazione mattutina del giusto perseguitato |
4 | 4 | Preghiera della sera |
5 | 5 | Preghiera del mattino |
6 | 6 | Implorazione nella prova |
7 | 7 | Preghiera del giusto perseguitato |
8 | 8 | Potenza del nome divino |
9-10 | 9 | Dio abbatte gli empi e salva gli umili |
11 | 10 | Fiducia del giusto |
12 | 11 | Contro il mondo menzognero |
13 | 12 | Invocazione fiduciosa |
14 | 13 | L’uomo senza Dio |
15 | 14 | L’ospite del Signore |
16 | 15 | Il Signore, mia parte di Eredità |
17 | 16 | Invocazione dell’innocente |
18 | 17 | Te Deum regale |
19 | 18 | Il Signore sole di giustizia |
20 | 19 | Preghiera per il re |
21 | 20 | Rito di incoronazione |
22 | 21 | Sofferenze e speranze del giusto |
23 | 22 | Il buon pastore |
24 | 23 | Liturgia di ingresso nel santuario |
25 | 24 | Preghiera nel pericolo |
26 | 25 | Preghiera dell’innocente |
27 | 26 | Con Dio nessun timore |
28 | 27 | Supplica e ringraziamento |
29 | 28 | Inno al Signore della bufera |
30 | 29 | Ringraziamento dopo un pericolo mortale |
31 | 30 | Preghiera nella prova |
32 | 31 | La confessione libera dal peccato |
33 | 32 | Inno alla Provvidenza |
34 | 33 | Lode alla giustizia divina |
35 | 34 | Preghiera di un giusto perseguitato |
36 | 35 | Malizia del peccatore e bontà di Dio |
37 | 36 | La sorte del giusto e dell’empio |
38 | 37 | Preghiera nell’angoscia |
39 | 38 | L’uomo è un nulla davanti a Dio |
40 | 39 | Ringraziamento, Invocazione di aiuto |
41 | 40 | Preghiera del malato abbandonato |
42-43 | 41-42 | Lamento del levita esiliato |
44 | 43 | Lamento nazionale |
45 | 44 | Epitalamio regale |
46 | 45 | Dio è con noi |
47 | 46 | Il Signore re d’Israele e del mondo |
48 | 47 | Sion, monte di Dio |
49 | 48 | Le ricchezze sono un nulla |
50 | 49 | Per il culto in spirito |
51 | 50 | Miserere |
52 | 51 | Condanna del cinico |
53 | 52 | L’uomo senza Dio |
54 | 53 | Invocazione al Dio che rende giustizia |
55 | 54 | Preghiera del calunniato |
56 | 55 | Il fedele non soccomberà |
57 | 56 | In mezzo ai “leoni” |
58 | 57 | Il giudice dei giudici terrestri |
59 | 58 | Contro gli empi |
60 | 59 | Preghiera nazionale dopo la disfatta |
61 | 60 | Preghiera di un esiliato |
62 | 61 | Dio unica speranza |
63 | 62 | Il desiderio di Dio |
64 | 63 | Castigo dei calunniatori |
65 | 64 | Inno di ringraziamento |
66 | 65 | Ringraziamento pubblico |
67 | 66 | Preghiera collettiva dopo il raccolto annuale |
68 | 67 | La gloriosa epopea di Israele |
69 | 68 | Lamento |
70 | 69 | Grido di angoscia |
71 | 70 | Preghiera di un vecchio |
72 | 71 | Il re promesso |
73 | 72 | La giustizia finale |
74 | 73 | Lamento dopo il saccheggio del tempio |
75 | 74 | Giudizio pieno e universale |
76 | 75 | Ode al Dio terribile |
77 | 76 | Meditazione sul passato di Israele |
78 | 77 | Le lezioni della storia di Israele |
79 | 78 | Lamento nazionale |
80 | 79 | Preghiera per la rinascita di Israele |
81 | 80 | Per la festa delle Capanne |
82 | 81 | Contro i principi pagani |
83 | 82 | Contro i nemici di Israele |
84 | 83 | Canto di pellegrinaggio |
85 | 84 | Preghiera per la pace e la giustizia |
86 | 85 | Preghiera nella prova |
87 | 86 | Sion, madre dei popoli |
88 | 87 | Preghiera dal profondo dell’angoscia |
89 | 88 | Inno e preghiera al Dio fedele |
90 | 89 | Fragilità dell’uomo |
91 | 90 | Sotto le ali divine |
92 | 91 | Cantico del giusto |
93 | 92 | Il Dio maestoso |
94 | 93 | Il Dio giusto |
95 | 94 | Invitatorio |
96 | 95 | Il Signore re e giudice |
97 | 96 | Il Signore trionfa |
98 | 97 | Il giudice della terra |
99 | 98 | Dio, re giusto e santo |
100 | 99 | Invito alla lode |
101 | 100 | Lo specchio dei principi |
102 | 101 | Preghiera nella sventura |
103 | 102 | Dio è amore |
104 | 103 | Gli splendori della creazione |
105 | 104 | La storia meravigliosa di Israele |
106 | 105 | Confessione nazionale |
107 | 106 | Dio salva l’uomo da ogni pericolo |
108 | 107 | Inno del mattino e preghiera nazionale |
109 | 108 | Salmo imprecatorio |
110 | 109 | Il sacerdozio del messia |
111 | 110 | Elogio delle opere divine |
112 | 111 | Elogio del giusto |
113 | 112 | Al Dio glorioso e pietoso |
114 | 113A | Inno pasquale |
115 | 113B | L’unico vero Dio |
116 | 114-115 | Ringraziamento |
117 | 116 | Invito alla lode |
118 | 117 | Liturgia per la festa delle Capanne |
119 | 118 | Elogio della legge divina |
120 | 119 | I nemici della pace |
121 | 120 | Il custode di Israele |
122 | 121 | Saluto a Gerusalemme |
123 | 122 | Preghiera dell’infelice |
124 | 123 | Il salvatore di Israele |
125 | 124 | Dio protegge i suoi |
126 | 125 | Canto del ritorno |
127 | 126 | L’abbandono alla Provvidenza |
128 | 127 | Benedizione sul fedele |
129 | 128 | Contro i nemici di Sion |
130 | 129 | De profundis |
131 | 130 | Lo spirito dell’infanzia |
132 | 131 | Per l’anniversario del trasferimento dell’arca |
133 | 132 | La vita fraterna |
134 | 133 | Per la festa notturna |
135 | 134 | Inno di lode |
136 | 135 | Grande litania di ringraziamento |
137 | 136 | Canto dell’esiliato |
138 | 137 | Inno di ringraziamento |
139 | 138 | Omaggio a chi sa tutto |
140 | 139 | Contro i cattivi |
141 | 140 | Contro l’attrattiva del male |
142 | 141 | Preghiera di un perseguitato |
143 | 142 | Umile supplica |
144 | 143 | Inno per la guerra e la vittoria |
145 | 144 | Lode al Signore re |
146 | 145 | Inno al Dio che soccorre |
147 | 146-147 | Inno all’onnipotente |
148 | 148 | Lode cosmica |
149 | 149 | Canto trionfale |
150 | 150 | Dossologia finale |
I Salmi si dividono in 5 libri.
1 libro | 1 – 41 |
2 libro | 42 – 72 |
3 libro | 73 – 89 |
4 libro | 90 – 106 |
5 libro | 107 150 |
Si riconoscono “alcune raccolte” più specifiche:
SALMI | RACCOLTE: |
3 – 41 | Prima raccolta davidica |
51 –71 | Seconda raccolta davidica |
138 –145 | Terza raccolta davidica |
42-49 | Raccolta levitica di Core |
50.73-83 | Raccolta levitica di Asaph |
84-89 | Raccolta levitica |
93-99 | Raccolta “regale” – Dio-Re |
105-107.
111-118. 135-136 146-150 |
Allelujah |
122-134 | Raccolta delle “ascensioni” (a Gerusalemme) |
PREGHIERA DEL MATTINO E DELLA SERA
LE QUATTRO SETTIMANE DEL SALTERIO
Prima settimana
PREGHIERA DEL MATTINO |
||||||
Salmo | Cantico | Salmo | Letture | |||
Domenica |
63 (62), 2-9 | Dn 3, 57-58.56 | 149 | Ap 7,10.12 | ||
Lunedì | 5, 2-10.12-13 | 1 Chr 29, 10-13 | 29 (28) | 2 Tess 3, 10-13 | ||
Martedì | 24 (23) | Tb 13, 1-5.7-8 | 33 (32) | Rm 13, 11.12-13 | ||
Mercoledì | 36 (35) | Gdt 16, 2-3.13-15 | 47 (46) | Tb 4, 16-17.19-20 | ||
Giovedì | 57 (56) | Ger 31, 10-14 | 48 (47) | Is 66, 1-2 | ||
Venerdì | 51 (50) | Is 45, 15-26 | 100 (99) | Ef 4, 29-32 | ||
Sabato | 119 (118) | Es 15,1-4.8-13.17-18 | 117 (116) | 2Pt 1, 10-11 | ||
PREGHIERA DELLA SERA
|
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Salmo | Salmo | Cantico | Letture | |||
Domenica |
110 (109),1-5.7 | 114 (113 A), 1-8 | Ap 19, 2.5-7 | 2 Cor 1,3-4 | ||
Lunedì | 11 (10) | 15 (14) | Ef 1, 3-10 | Col 1,9-11 | ||
Martedì | 20 (19) | 21 (20), 2-8.14 | Ap 4, 11; 5,9.10.12 | 1 Gv 3, 1.2 | ||
Mercoledì | 27 (26) | 27 (26) | Col 1,12-20 | Gc 1, 22.25 | ||
Giovedì | 30 (29) | 32 (31) | Ap11,17-18;12,10-12 | 1 Pt 1, 6-9 | ||
Venerdì | 41 (40) | 46 (45) | Ap 15, 3-4 | Rom 15, 1-3 | ||
Sabato | 119 (118) | 16 (15) | Fil 2, 6-11 | Col 1, 3-6 | ||
Seconda settimana
PREGHIERA DEL MATTINO |
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Salmo | Cantico | Salmo | Letture | |||
Domenica |
118 (117) | Dn 3, 52-57 | 150 | Ez 36, 25-27 | ||
Lunedì | 42 (41) | Sir 36,1-7.13-16 | 19 (18) | Ger 15, 16 | ||
Martedì | 43 (42) | Is 38,10-14.17-20 | 65 (64) | 1 Tess 5, 4-5 | ||
Mercoledì | 77 (76) | 1 Sam 2,1-10 | 97 (96) | Rom 8, 35-37 | ||
Giovedì | 80 (79) | Is 12,1-6 | 81 (80) | Rom 14, 17-19 | ||
Venerdì | 51 (50) | Abc 3,2-4.13.15-19 | 147, 12-20 | Ef 2, 13-16 | ||
Sabato | 92 (91) | Dt 32, 1-12 | 8 | Rom 12, 14-16 | ||
PREGHIERA DELLA SERA
|
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Salmo | Salmo | Cantico | Letture | |||
Domenica |
110 (109),1-5.7 | 115 (113 B) | Ap 19, 1-2.5-7
1 Pt 2,21-24 |
2 Tess 2, 13-14 | ||
Lunedì | 45 (44) | 45 (44) | Ef 1, 3-10 | 1 Tess 2, 13 | ||
Martedì | 49 (48) | 49 (48) | Ap 4, 11; 5, 9-10.12 | Rom 3, 23-25 | ||
Mercoledì | 62 (61) | 67 (66) | Col 1, 12-20 | 1 Pt 5, 57 | ||
Giovedì | 72 (71) | 72 (71) | Ap 11, 17-18; 12, 10-12 | 1 Pt 1, 22-23 | ||
Venerdì | 116 (114-115), 1-9 | 121 (120) | Ap 15, 3-4 | 1 Cor 2, 7-10 | ||
Sabato | 113 (112) | 116 (114-115), 10-19 | Fil 2, 6-11 | Ebr 13, 20-21 | ||
Terza settimana
PREGHIERA DEL MATTINO |
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Salmo | Cantico | Salmo | Letture | ||
Domenica |
93 (92) | Dn 3, 57-58.56 | 148 | Ez 37, 12-14 | |
Lunedì | 84 (83) | Is 2, 2-5 | 96 (95) | Gc 2, 12-13 | |
Martedì | 85 (84) | Is 26, 1-4.7-9.12 | 67 (66) | 1 Gv 4, 14-15 | |
Mercoledì | 86 (85) | Is 33, 13-16 | 98 (97) | Gb 1, 21; 2, 10 | |
Giovedì | 87 (86) | Is 40, 10-17 | 99 (98) | 1 Pt 4, 10-11 | |
Venerdì | 51 (50) | Ger 14, 17-21 | 100 (99) | 2 Cor 12, 9-10 | |
Sabato | 119 (118), 145-152 | Ap 9, 1-6.9-11 | 117 (116) | Fil 2, 14-15 | |
PREGHIERA DELLA SERA
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Salmo | Salmo | Cantico | Letture | ||
Domenica |
110 (109),1-5.7 | 111 (110) | Ap 19, 1-2.5-7
1 Pt 2, 21-24 |
1 Pt 1, 3-5 | |
Lunedì | 123 (122) | 124 (123) | Ef 1, 3-10 | Gc 4, 11-12 | |
Martedì | 125 (124) | 131 (130) | Ap 4, 11; 5, 9.10.12 | Rom 12, 9-12 | |
Mercoledì | 126 (125) | 127 (126) | Col 1, 12-20 | Ef 3, 20-21 | |
Giovedì | 132 (131) | 132 (131) | Ap 11, 17-18; 12, 10-12 | 1 Pt 3, 8-9 | |
Venerdì | 135 (134) | 135 (134) | Ap 15, 3-4 | Gc 1, 2-4 | |
Sabato | 122 (121) | 130 (129) | Fil 2, 6-11 | 2 Pt 1, 19-20 | |
Quarta settimana
PREGHIERA DEL MATTINO |
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Salmo | Cantico | Salmo | Letture | ||
Domenica |
118 (117) | Dn 3, 52-57 | 150 | 2Tm 2, 8.11-13 | |
Lunedì | 90 (89) | Is 42, 10-16 | 135 (134):1-12 | Gdt 8, 21-23 | |
Martedì | 101 (100) | Dn 3, 26-27.29.34-41 | 144 (143), 1-10 | Is 55, 1 | |
Mercoledì | 108(107) | Is 61, 10-62, 5 | 146 (145) | Dt 4, 39-40 | |
Giovedì | 143 (142), 1-11 | Is 66, 10-14 | 147, 1-11 | Rom 8, 18-21 | |
Venerdì | 51 (50) | Tb 13, 8-11.13-15 | 147, 12-20 | Gal 2, 19-20 | |
Sabato | 92 (91) | Ez 36, 24-28 | 8 | 2Pt 3, 13-14 | |
PREGHIERA DELLA SERA
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Salmo | Salmo | Cantico | Letture | ||
Domenica |
110 (109), 1-5.7 | 112 (111) | Ap 19, 1-2.5-7
1Pt 2, 21-24 |
Eb 12, 22-24 | |
Lunedì | 136 (135) | 136 (135) | Ef 1, 3-10 | 1Tss 3, 12-13 | |
Martedì | 137 (136), 1-6 | 138 (137) | Ap 4, 11:5, 9.10.12 | Col 3, 16 | |
Mercoledì | 139 (138), 1-18 | 139 (138), 23-24 | Col 1, 12-20 | 1 Gv 2, 3-6 | |
Giovedì | 144 (143) | 144 (143) | Ap 11, 13-18; 12, 10-12 | Col 1, 23 | |
Venerdì | 145 (144) | 145 (144) | Ap 15, 3-4 | Rom 8, 1-2 | |
Sabato | 141 (140), 1-9 | 142 (141) | Fil 3, 6-11 | Rom 11, 33.36 | |