Fratel Girolamo e il Santo Curato d’Ars.
Storia di una amicizia scritta da Fr. Atanasio e confratelli della Sacra Famiglia
FRATELO GIROLAMO E IL CURATO D’ARS
STORIA DI UNA AMICIZIA
SCRITTA DA FRATEL ATANASI
Fr. Robert Ruffier
1.- Fr. Girolamo nell’intimità del suo Parroco
Il Fratello Girolamo venne ad Ars nell’ottobre del 1849. A partire da questo momento, diventa l’accompagnatore inseparabile del Santo Curato Vianney ed esercita le funzioni di sacrestano con uno zelo che rimase tale per tutta la sua permanenza in Ars. Il suo primo dovere, era anche quello che più gli piaceva, proteggere il Parroco dalla moltitudine che a lui si avvicinava e che ogni giorno andava aumentando. Era arrivato a tal punto che l’uomo di Dio non poteva dare un solo passo che fosse circondato dalla folla.
Era contro questa invasione prodotta dalla pietà e dall’entusiasmo che il Fratello Girolamo doveva difendere il Santo curato. Camminava vicino a lui come l’ombra segue il corpo, lo proteggeva, vegliava su di lui, come un fedele guardiano del tesoro che gli è stato affidato; e quando le sue braccia non bastavano più per separare la moltitudine emozionata, la conteneva con le sue suppliche.
Scriveva a sua sorella, appena dopo un mese dal suo arrivo ad Ars: “Mia cara sorella, quest’anno mi è stato dato l’incarico di sacrestano nella parrocchia di Ars; buona parte della giornata la passo vicino al buon Curato. L’accompagno a casa sua, dove se non fosse accompagnato, non potrebbe arrivarci, tanta è la moltitudine che lo circonda! Non ho tempo per scriverti più dettagliatamente….”
Questo frammento di lettera ci mostra che il Fratello Girolamo dal suo arrivo aveva ricevuto l’incarico di fare da guardia del corpo al santo Curato.
2. Fr. Girolamo “protettore” del santo Curato
Il lavoro di sagrestano in Ars non era eccessivo, soprattutto all’epoca del Fratello. Non si erano stabiliti ancora i Missionari, ma le peregrinazioni che accorrevano alla piccola chiesa del paese erano ogni giorno più frequenti. Tra la moltitudine che circondava il Parroco Vianney, vi era un gran numero di sacerdoti che venivano ad edificarsi e per essere illuminati dalla sua saggezza. Quasi tutti celebravano il Sacro Sacrificio della Santa Messa; e di lì che nasce la necessità di un sagrestano.
Quando alle sette, il rispettabile Curato lasciava il campo di battaglia, (il confessionale), per riposare celebrando la Santa Messa, trovava il fedele sagrestano pronto ad aiutarlo, si lasciava rivestire con gli ornamenti sacerdotali e andava all’altare, seguito del suo pio e fedele discepolo, felice per poterlo assistere durante il Sacro Sacrificio. Ma occasionalmente questa felicità sfumava: i pellegrini venuti da lontano, spesso lo supplicavano perché gli cedesse il posto.
Cedeva dunque per carità questa consolazione durante la settimana, ma alla domenica mattina, faceva finta di non sentire quelle petizioni, era irremovibile. Alla domenica il Parroco Vianney diceva sempre la prima messa che era servita dai Fratelli e questo diritto era un punto fermo, dato che il Fratello Girolamo si rifiutava di cedere il suo posto o quello di Fr. Atanasio
La pianeta azzurra, comprata nel 1854, frutto di una generosa sottoscrizione parrocchiale era il più prezioso degli ornamenti. Troviamo in una lettera a sua sorella una prova del suo entusiasmo col quale la ricevette: “Il nostro buon e santo Curato è molto contento da quando la Chiesa ha proclamato l’Immacolata Concezione della nostra buona Madre, e per perpetuare questo ricordo in Ars, fece fare una splendida pianeta che inaugurò l’otto di dicembre. È la più bella della diocesi di Belley! Abbiamo fatto una gran festa in quel giorno: illuminazione in tutta la parrocchia, fuochi d’artificio, benedizione di una bella statua nel nostro giardino, non mancò proprio niente per celebrare la nostra buona Madre.”
Il Fratello Girolamo è testimone giornaliero dei prodigi ad Ars, ne faceva tesoro nel suo cuore per poterli meditare, e per avere nuovi motivi di venerazione verso il suo maestro. Considerava come un dovere accompagnare il Sig.. Curato quando visitava i malati per i quali la sola sua presenza era una consolazione.
3. Fr. Girolamo e la famiglia Garets di Ars
Si conservava un gradito ricordo dal castello dei Garets per la doppia visita del Curato d’Ars e di Fr. Girolamo che riceveva ogni anno per la seconda domenica del Corpus Domini, con motivo della processione col Sacro Sacramento. Si preparava l’altare davanti al castello in mezzo al prato; La visita avveniva durante i preparativi per dato evento Quella domenica, verso mezzogiorno, si vedeva durante il tragitto che portava al castello un movimento di persone tanto grande che si sarebbe detto che si trattasse di una prima processione. Ma era il servo di Dio che andava a controllare personalmente che si preparasse un trono degno del Sovrano che avrebbe portato trionfalmente di lì a qualche ora. La moltitudine lo seguiva e si accalcavano contro di lui. Egli avanzava benedicendo e parlando con gentilezza con coloro che componevano il servizio di guardaspalle necessario per difenderlo dai fedeli. Il Fratello Girolamo camminava vicino a lui, seguendo i suoi passi e sorridendo. Quando il santo arrivava al cancello, vi trovava la famiglia Garet inginocchiata aspettando la sua benedizione… poi, circondato da genitori e da bambini, si dirigeva loro per dare una parola di conforto, li benediceva e si asciugava le lacrime: “Oh. cari bambini, che bella festa! Ma nel Cielo, dove andremo e godremo di Lei, sarà ancor più bella!”.
Poi una volta dentro il castello, aveva sempre parole d’incoraggiamento che ripeteva con viva emozione alle mamme circondate dai loro figli; “Aiutateli a diventare Santi!” E ai bambini che si accalcavano attorno a lui, mettendo le sue mani sulle loro testoline gli diceva; “Cari bambini, dobbiamo amare con tutto il cuore il Buon Dio perché ci porti in paradiso!”
Scrivendo questi ricordi, non scartiamo quello del nostro buon Fratello Girolamo. Non si può separare il raggio di luce dal fuoco, il Fratello Girolamo stava sempre lì in piedi vicino al suo amico, condividendo le emozioni degli abitanti del castello e facendosi perfino interprete delle loro petizioni…
4.-Fr. Girolamo e la fedeltà al Santo Curato
Se il Fratello Gerolamo compiva gelosamente tutti i suoi doveri, c’era uno al quale si dedicava con amore: circondare con le sue attenzioni e curare il Parroco Vianney. Questo compito lo riempiva di felicità, suppliva tutte le sue stanchezze e compensava i suoi dolori.
Che cosa può esistere di più confortevole di servire un santo!… Dal mattino alla sera, il Fratello Girolamo godeva di questo immenso favore, e solo, le ore che il santo Curato passava nel confessionale lo separavano da lui. Ma non appena usciva dallo stesso, il Fratello Girolamo stava lì, come una sentinella vigilante, un guardiano fedele.
Per questo motivo come esprimere l’amabilità delle relazioni tra il maestro ed il discepolo, la benevolenza dell’uno e le attenzioni dell’altro? Come descrivere i lacci di tenera carità che univano il Curato d’Ars a Fr. Girolamo?
Tutti i sentimenti cristiani riempivano il cuore del buon Fratello rispetto al suo Parroco. Amore filiale per questo padre che lo trattava con tanta bontà, intera sottomissione a questo maestro che lo conduceva con tanta sicurezza nelle prove e consolazioni, fiducia del discepolo che ascoltava le lezioni e seguiva gli esempi del maestro, abbandono del bambino che ama e crede. Aveva tutti questi sentimenti, tutte questi disposizioni, e si può dire che i due unici pensieri che assorbivano la sua vita, i due unici motivi che l’occupavano erano: Dio ed il suo fervoroso Ministro.
Abbiamo già detto che le sue attenzioni al Curato Vianney cominciavano alla mattina al piede del sacro altare. Dopo il Sacro Sacrificio, quando, estenuato per la stanchezza provocata dallo stare in confessionale, esaurito dalla necessità di parlare a tante anime, il santo uomo andava a prendere il poco latte di cui era composta la sua colazione, il Fratello Girolamo lo conduceva alla sua stanza e presenziava a quella povera colazione che la mortificazione del servo di Dio diminuiva ogni giorno.
5. Fr. Girolamo confidente del suo Parroco
Ci piacerebbe sapere le parole scambiate tra queste due anime sorelle durante quei momenti di intimità; ma l’umiltà non permise rivelare queste grazie ineffabili
Solo alcuni echi fedeli ci hanno rivelato che spesso queste parole erano lezioni di vita. Così, dunque, un giorno, Fr. Girolamo, osservando che il Sig. Curato mangiava in primo luogo il suo pezzo di pane e poi beveva la sua piccola tazza di latte, non poté che dirgli: – “Ma Sig. Curato, sarebbe meglio che bagnasse il pane nel latte.” Lo so “, si limitò a rispondere l’uomo di Dio, mettendo in quelle parole una profonda lezione di mortificazione.
La moltitudine che formava due file dalla porta del campanile a quella del Curato, aspettava l’uscita del rispettabile sacerdote e quando appariva, si mettevano in ginocchio e facevano si che fosse quasi impossibile camminare. È allora quando il Fratello Girolamo diventava ovviamente il suo angelo custode, le sue braccia lo circondavano come due ali per proteggerlo ed attraverso la moltitudine di pellegrini, permetteva all’uomo di Dio di arrivare alla chiesa ed al confessionale.
È alla porta del confessionale che le liti finivano grazie all’intervento del buon Fratello. Davanti alla lotta tra queste anime che volevano la luce, che venivano da tutti i paesi, era necessaria la fermezza del Fratello per mantenere ognuno al proprio posto; era necessaria la sua calma per opporre una pazienza senza limiti a tanti reclami che gli si facevano.
6. Fr. Girolamo testimone delle penitenze del Santo Curato
Perfino nel confessionale il Parroco Vianney si proteggeva con l’aiuto di Fr. Girolamo, ed alle 11 quando usciva per dare la sua catechesi trovava il suo aiuto per arrivare al pulpito dove predicava. Durante il pranzo, Fr. Girolamo condivideva con Catherine Lassagne, l’onore e la felicità di servirlo. Ambedue cercavano di farlo mangiare ma i loro sforzi cedevano davanti al suo desiderio di fare penitenza. Il suo zelo per la salute del santo Curato trovava in ciò un ostacolo insuperabile. Finito il frugale pasto, il Fratello accompagnava il Sig. Curato a fare una piccola passeggiata che aveva a volte per obiettivo la visita dei malati e sempre alla casa dei Missionari.
Il ritorno alla chiesa si effettuava in mezzo ad una moltitudine di gente che le due braccia del Fratello Girolamo erano insufficienti per proteggerlo. I Missionari, il Conte di Garets, i Fratelli ed alcuni uomini formavano una barriera attorno al santo sacerdote il cui passo per le strade del paese sembrava un passaggio trionfale.
In mezzo a questo gruppo fedele, dopo avere visto a chi era nel centro, si voleva vedere la figura del buon Fratello Girolamo, sorridente e felice per le dimostrazioni di venerazione che si prodigavano al suo maestro e si preoccupava quando le file si stringevano troppo. Arrivato alla porta della chiesa, il santo Curato ringraziava gentilmente per i suoi guardaspalle e si metteva di nuovo a confessare… Usciva solo dal confessionale per salire sul pulpito verso le sette della sera, per la preghiera…
In seguito, tornava nela sua piccola casa parrocchiale ed il Fratello Girolamo lo seguiva alla sua povera stanza, affrettatamente gli prestava le attenzioni che credeva convenienti e non lo lasciava fino ad avere svolto il suo ruolo di aiutante. C’immaginiamo l’addio di tutte le notti che dovevano scambiarsi padre e figlio e che senza nessun dubbio, finiva in una paterna benedizione che il discepolo chiedeva con amore e che il maestro impartiva con riconoscimento
Una notte, alcuni minuti dopo la sua uscita della curia, il Fratello ritornò precipitatamente; faceva freddo ed aveva lasciato il suo mantello nella stanza del santo. ” Scusi, Sig. Curato, disse bussando alla porta, ho dimenticato la mia mantella.” Allora con un sorriso, il Parroco Vianney gli rispose: “amico mio, questa cosa a me non è mai successa”
-“Sig.. Curato, è perché “lei non ha una mantella.”
– “È verità” rispose il santo, felice della sua povertà.
7. Fr. Girolamo, infermiere del Santo Curato
Quando il Curato di Ars cedeva alle sue stanchezze e si ammalava, Fr. Girolamo non lo lasciava un solo momento. Passava i giorni e le notti vicino a lui, felice di poterlo servire ma triste per vederlo soffrire. “Il nostro buon Curato è stato ammalato, scrive a sua sorella il 29 di gennaio del 1855, attualmente sta meglo. Ti raccomando alla sue preghiere. Tu mi parli delle tue pene: ognuno ha le sue; la vita non è una continua sofferenza? Ma è così come ci meritiamo il Cielo. Questo pensiero ci riempie di consolazione.”
8. Fr. Girolamo si santifica al lato del Santo Curato
Come si può giudicare, le lezioni del Parroco Vianney non erano inutili per il suo alunno e Fratello Girolamo usava dirlo in questo modo, ogni giorno, più in alto nella via della perfezione con l’aiuto del mio venerato maestro. Era completamente staccato dalla terra e viveva solo per obbedire a Dio ed essere utile al suo Parroco.
Ogni volta che il Parroco Vianney manifestava la sua volontà di ritirarsi nella solitudine per piangere la sua povera vita, il Fratello Girolamo era lì per chiedergli e supplicarlo che rimanesse nel posto dove Dio l’aveva collocato. Nel tentativo di fuga che il Parroco Vianney fece nel 1853, in una corrispondenza particolare parla dello zelo del buon Fratello per scoprire i progetti segreti del servo di Dio e la sua prontezza andando alle otto della sera al castello per informare il Conte di Garet. (Mns. Trochu, chap. XXI).
Ci è difficile rispecchiare la pazienza di Fr. Girolamo in mezzo alla moltitudine che giorno e notte assaltava il santo Cura. Era sempre vicino a lui. Naturalmente, condivideva i suoi dolori e le sue stanchezze. Né una parola brusca, né un gesto di impazienza davanti alle esigenze dei pellegrini Li portava davanti al santo Cura e i più infelici, quelli che più soffrivano erano suoi preferiti. Dopo, faceva il via crucis, pregava il rosario ed altre preghiere pubblicamente alle quali i pellegrini assistevano di buon grado.
9. Fr. Girolamo di fronte alla moltitudine
Tutte le mattine dopo la S. messa, il Parroco Vianney entrava nella piccola sacrestia ed in piedi vicino al mobile che si vede ancora oggi, firmava immagini, benediceva oggetti di pietà e dava medaglie, la moltitudine in quei momenti era più travolgente di un torrente in piena: avrebbe soffocato l’uomo di Dio se il suo fedele sacrestano non avesse fatto miracoli per difenderlo. Parlava, respingeva i più prepotenti, ma sempre delicatamente. Quante volte lo fu sentito dire: “Ora gli uni e dopo gli altri, aspettate, e il vostro turno arriverà!” Ed i pellegrini, docili a questa voce erano più pazienti.
A volte, il Sig. Curato voleva metterlo alla prova. Un giorno in cui il Fr. Girolamo aveva avuto più lavoro del solito, il Sig. Curato si diresse sorridendo verso i pellegrini dicendo: “Vengano, miei piccoli, entrino.” A questa chiamata, le file si raddoppiarono. La valanga si precipitò e nostro buon Fratello muoveva la testa con umiltà e sottomissione. Il Sig. Curato ripeteva spesso questa prova. Un giorno una persona che fu testimone disse al buon fratello: “Fr. Girolamo, tanti sforzi che lei fa per fare retrocedere i pellegrini ed il Sig. Curato li chiama a se, cosa le sembra?”. – “Ebbene si, rispose con semplicità, questo fa soffrire un po’ l’amor proprio.”
10. La sua sollecitudine con gli ammalati e i pellegrini con problemi
Quante volte vedendo un ammalato che non poteva avvicinarsi al Parroco Vianney, Fr. Girolamo andava da lui, per portarlo fino al santo, affinché ricevesse la sua benedizione! Se un afflitto non aveva la forza per riuscire a mettersi dove sarebbe passato il Servo di Dio, Fr. Girolamo si trasformava nel suo alleato e faceva il modo che il Santo Cura andasse a vederlo; o, messaggero fedele e discreto, diceva al suo maestro le confidenze dolorose che gli confidavano e ritornava dai confidenti con la risposta che era un invito a pregare ed una promessa di consolazione. Quante sante commissioni di questo tipo fece il Fr. Girolamo durante i 10 anni che passò vicino al Parroco Vianney e questo non solo a voce ma anche per iscritto…
Scriveva un giorno a sua sorella Claudina: “Ho parlato al nostro buon Curato di tutte le cose che mi hai chiesto. Mi ha detto che in questo Natale devi fare una novena a Santa Filomena, poi mi ha dato per te una medaglia d’argento che aveva preso della scatola degli amici.”
Questa scatola degli amici della quale parla il Fr. Girolamo faceva felice molte persone. Il santo lanciava alla moltitudine medaglie di rame che portava nella sua tasca. Ma quando trovava un’anima privilegiata (era la “sfortuna” quella che gli concedeva questo titolo), prendeva una medaglia in una scatola particolare che spiritosamente aveva nominato la scatola degli amici. Fr. Girolamo aveva una meravigliosa abilità affinché l’aprisse. È certo che non appena la vedeva vuota, rinnovava la provvista ed il santo Curato non la trovava mai vuota.
I pellegrini incaricavano Fr. Girolamo di consegnare al Parroco Vianney medaglie, rosari ed altri oggetti di pietà. Ma questa generosità aveva spesso per oggetto ottenere, uno scambio. Un giorno ci disse: “Il Sig.. Curato non si serve per molto tempo dei vostri rosari: me li fa cambiare ogni 15 giorni e perfino più spesso.
Alcuni mesi prima della sua morte, il santo Curato fece chiamare Fr. Girolamo e gli disse: “Porti questo rosario a tale persona da parte mia, è l’unica della sua famiglia che non ne ha ricevuto uno da me.” Questa persona non se l’aspettava. Fr. Girolamo, cosciente dell’allegria che gli avrebbe causato, glielo portò e gli ripeté le parole del Parroco Vianney aggiungendo: “Questo rosario gli piaceva in particolar modo, perché i suoi grani venivano dalla Terra Santa!, Per 4 mesi, lo usò senza che io lo abbia potuto cambiare per quelli che me lo chiedevano!”. E finiva con la sua frase abituale che rivelava bene la consacrazione del suo cuore: “sono ben contento d’averti dato piacere.”
Il contatto di quest’anima tanto bene disposta con quella del Curato d’Ars aveva migliorato il religioso Fr. Girolamo. Era arrivato ad un punto d’abnegazione nel quale uno si sforza per morire a sé stesso così da rivivere per gli altri. Non aveva già più che un desiderio, più che un obiettivo: creare benessere. La carità era la norma della sua condotta ed era solo felice se aveva l’occasione di soddisfare il suo desiderio, fare qualche favore
11. Fr. Girolamo, icona vivente del santo
Nessun esempio, nessun dettaglio dei pellegrini gli scappava. Vedeva tutto con gli occhi del corpo e del cuore e quando arrivava la sera, quando gli si chiedeva per curiosità: – “Fr. Girolamo, quale novità oggi?”. Si ricevevano risposte molto interessanti, ed al giorno seguente tornava alla carica senza stancarsi mai. D’altra parte, il suo repertorio era inesauribile e quanti pellegrinarono ad Ars durante la vita del Parroco Vianney sapevano che ogni giorno c’erano nuove grazie.
Quante volte, ci ha raccontato il pentimento di queste anime deviate che trovavano il perdono e la pace! Venivano per curiosità ma cadevano nella trappola e ritornavano dopo essersi confessati piangendo di allegria, diceva ridendo Fr. Girolamo.
12. Morte del Parroco Vianney
Il 29 Luglio di 1859, di notte il santo sacerdote era entrato nella sua curia, stanco ed estenuato per il duro giorno che aveva appena passato nell’esercizio del suo sacro ministero. Non poteva né parlare, né tenersi in piedi. Fece le sue preghiere e si coricò, lo lasciammo solo. Il Fratello Girolamo rimase, come di ordinario, per prestargli alcune attenzioni. Alla fine uscì dalla venerata stanza per rispettare il sonno del suo santo malato. Il 30, verso l’una del mattino, si alzò per andare alla chiesa ma neanche poté uscire dalla sua stanza. Chiese aiuto. E Catalina Lassagne ed il Fratello Girolamo tempestivamente andarono da lui.
A tutte le offerte di sollievo che gli fecero, rispose: “è inutile, vedo che è il mio povero finale.” Ritornò al letto da dove non si rialzerà più. Il Fratello, dietro ripetute suppliche, ottenne di potere aggiungere un materasso al miserabile pagliericcio sul quale i membri doloranti del santo uomo non potevano trovare riposo e appena l’avevano collocato su lui, il Parroco Vianney si lasciò cadere stremato. Non aveva avuto la forza di respingerlo.
Nonostante le attenzioni più assidue e gli aiuti dei medici, il Parroco Vianney, di 73 anni, 2 mesi e 27 giorni, nato il 8 maggio del 1786 in Dardilly, dopo avere ricevuto i sacramenti della Chiesa il 2 di agosto, con la fede viva che aveva animato tutta la sua vita, volò al cielo il giovedì 4 di agosto del 1859, alle 2 del mattino, senza agonia tra le braccia del Fratello Girolamo, mentre questo gli prestava un servizio che gli aveva chiesto. Il nome di questo buon Fratello fu l’ultima parola uscita della sua bocca.
Altre lettere di Fr. Atanasio
1. Il Sr. Curato Vianney receve la mozzetta (mantellina) da canonico
Mns. Georges Chalandon venne ad Ars il venerdì scorso. Impose la mantellina di canonico al nostro rispettabile e santo Curato, questo fu una gioia per tutti, eccetto per l’interessato la Sua accoglienza fu una scena curiosa che conterò in un’altra occasione, perché oggi non ho tempo, (24 ottobre1852).
Mns. Chalandon, in effetti, venne ad Ars per fare al Sig. Curato Vianney quello che questo chiamò un scherzo, cioè, per imporgli la mantellina di canonico. Nessuno conosceva l’obiettivo della visita di Monsignore Al giorno dopo del suo arrivo entrando Mons. nella chiesa ed essere ricevuto alla porta dal Sig. Curato Vianney, tirò fuori una mantellina che portava nascosta e si dispose a metterla al Cura Vianney. Vedendolo, questo si ritirò difendendosi con tutte le sue forze. Il Sig.. Poncet che accompagnava il Mns. col Sig.. Pernet, professore del Gran Seminario, presero il Sig.. Vianney per il braccio e lo mantennero fermo mentre Mns. imponeva la mantellina al Cura Vianney e gliela abbottonavano nonostante le sue proteste. Diceva: “Invece di darla a me, povero e piccolo Curato al quale non sta bene, datela al mio sostituto che si vedrà meglio.
Malvolentieri ottennero che la conservasse durante la messa e la catechesi che Mons. fece. Ma promise che sarebbe stata la prima ed ultima volta nella sua vita che lo avrebbe fatto giudicandosi indegno. Di tale modo mantenne quella posizione che al fondare due missioni, la vendette a Ricotier per 50 franchi. Tuttavia, rimase sempre in casa sua come il resto dei suoi mobili, 30 ottobre1852).
Il Sig.. Curato d’Ars fa risplendere sempre di più le sue virtù e la santità. Ieri ricevette il suo titolo di canonico. Ricevendolo, disse: “Ma sembra che non sia per ridere di me ma bensì per fare il bene che vogliono che sia canonico, io povero pastore di 3 pecore. Ma che bene ho fatto? Mons. si sbaglia, non otterrà mai che porti la mantellina perché “non la merito.”
Che umiltà! E manterrà la sua parola. Fu impossibile fare che si mettesse la sua mantellina nelle grandi solennità. (3 novembre di1852).
2. Una delle fughe del Parroco Vianney:
Il parroco Vianney ha tentato d’andarsene da Ars questa stessa notte. Avvisati in tempo da alcune ragazze che si occupano di lui e per alcune parole che disse la domenica sera, al Fratello Girolamo e a me. Lo vegliammo ed all’una del mattino, lo fermammo alla porta della curia nel momento in cui metteva in prattica la sua intenzione. Il Missionario che avevamo avvisato per tempo, stava con noi. Con tutto non potemmo permettere che arrivasse fino al fiume che passa vicino alla casa dei Givre. In quello momento feci suonare le campane, Tutta la parrocchia si alzò e lo fermarono. Era il 4 settembre del 1853.
2. La Legione d’Onore:
Il Sig.. Curato è appena stato nominato, come glielo avevano annunciato, Cavaliere della Legione d’Onore. Prese questo onore con indifferenza. Il Cancelliere di questa Ordine gli scrisse, e tra le altre cose gli reclama 12 franchi per le spese. Il Sig. Curato non volle inviare neanche un centesimo. Lo avrebbe dato con più gusto ai poveri. (26 agosto1855).
3. Parte facoltativa (su JMBV)
Il Sig.. Curato di Ars è molto stanco. La sua salute ci preoccupa. Ieri ha perso sangue ma questo non gli impedisce di continuare nei suoi faticosi lavori. Nonostante la proibizione del medico, ieri ha confessato tutto il giorno, come di ordinario. Tossisce molto e sputa. Questo non lo aveva mai fatto. (10 febbraio1851)
Il Sig. Curato continua ad essere molto stanco. Tuttavia non smise di confessare durante la Missione e nonostante il suo stato di sofferenza confessa di mattino e di pomeriggio. Ma esce o lo si obbliga ad uscire spesso dalla chiesa per prendere il cibo o le medicine che gli ha prescritto il medico.
Il Sig.. Curato è molto stanco. Si è visto obbligato durante vari giorni a rimanere nella stanza e perfino a letto. La vigilia di Natale fu assistito da due medici. Si voleva che non dicesse la messa il giorno di Natale, ma insisté tanto che i medici consentirono e poté dirla all’una del pomeriggio. Ora va un po’ meglio. Si pensa che questa malattia non avrà conseguenze.
Si fecero tutti gli sforzi possibili affinché rimanesse in casa. Ma non appena vedeva qualcuno aspettando al confessionale, nessuno lo poteva trattenere. Il buon FR. Girolamo ed il Sig.. Raymond fanno il possibile per impedirglielo,( 30 dicembre1851).
Il Sig. Curato è stato un poco indisposto ma ora va meglio. (6 dicembre 1852)
Lo si è notato molto stanco questa domenica scorsa. Stette a letto tutto il giorno di lunedì ma ora sta meglio. Ritornò ai suoi lavori ordinari con lo stesso zelo e lo stesso entusiasmo del passato. (19 novembre1854).
Al Sig. Curato lo si vede un po’ stanco. Tuttavia confessa come sempre. (3 dicembre1854).
Il Sig. Curato va molto bene ora. Prova un’allegria molto grande da quando la Chiesa dichiarò articolo di fede l’Immacolata-concezione, (29 dicembre1854).
Stiamo bene. Non succede la stessa cosa col nostro santo Curato. Attualmente è stanco. Ma quello non lo ferma. È realmente intrepido. Vede che i pellegrini sono numerosi e questo muove ancor più la sua carità e il suo zelo.
Non si vide mai tanta gente in Ars come 15 giorni fa. Bisogna accettarlo perché il Sig. Curato lo sopporta bene nonostante la stanchezza che ciò suppone. È miracoloso.
Il Sig. Curato è stanco come tutti gli inverni. Teme il freddo. Tossisce molto e trema per la febbre. Ma grazie a Dio, non è allarmante. Questo non gli impedisce di seguire nei suoi lavori come fa ordinariamente. Il suo lavoro lo stanca molto soprattutto di sera dovuto alla febbre e al male di testa che soffre durante il giorno e qualche volta anche di notte. (1 di dicembre1855
Il Sig.. Cura va un po’ meglio, ma lo si nota stanco. Il suo stato cambia di giorno in giorno. Ma continua a confessare da molto presto. (6 dicembre1855).
Il nostro Curato continua soffrendo molto per la ferita alla gamba che si fece cadendo. Quello ci preoccupa molto. Avrebbe bisogno di un riposo completo per essere curarlo e non vuole prenderlo. (6 marzo1858).
H. Atanasio