L’amicizia del Santo Curato d’Ars con Fratel Gabriele Taborin
Proponiamo la lettura di alcuni testi che ci ricordano la “santa amicizia” ( Positio, XV) del nostro Fondatore con il Curato d’Ars e l’importanza che questo ha per il nostro Istituto.
1) La prima lettera di Fr. Gabriele: comunicazione di una grande speranza e una petizione.
Belley, 14-05-1840
Venerato Sig. Curato:
La quaresima passata ebbi l’onore di vederla nel suo santo e tranquillo ritiro dove lavora giornalmente con tanto zelo e successo alla salvezza delle anime. Le esposi la povertà della nostra cappella del noviziato. Mi diede la speranza che avrebbe inviato qualcosa per adornarla. Una felice circostanza per il nostro Istituto mi porta oggi a rinnovare la mia domanda e, poiché ella cerca unicamente la gloria di Dio, sono convinto, Sig. Curato, che sarà accolta. La nostra Società è cresciuta in forma soddisfacente, in modo tale che la casa di noviziato di Belmont risulta piccola per ricevere tutti gli aspiranti che si presentano; le nostre risorse non ci permettono di ampliarla. Grazie al nostro degno Vescovo siamo usciti più o meno dalle difficoltà. S. Eccellenza ha trovato, nella sua saggezza e zelo ingegnoso per le buone opere, il mezzo di tirarci fuori dai guai. Installerà la casa del noviziato a Belley nell’antico convento delle Suore della Visitazione. La casa di preghiera sarà nuovamente in funzione. Questa casa venduta durante la rivoluzione, conviene perfettamente alle nostre necessità. È ampia ed è abbastanza in buon stato; la grande chiesa che le appartiene e che rimase abbandonata, sarà nuovamente consacrata al culto divino ed aperta alla fine del mese prossimo alla pietà delle persone consacrate a Dio nel nostro Istituto ed alla devozione dei fedeli. Ma questa chiesa non ha altare né ornamenti. Le nostre economie non ci permettono di comprare niente. Vengo, dunque, a nome della nostra Società, il cui fine le ispirerà interesse, a sollecitare con istanza dalla sua bontà, gli oggetti che non usa ormai più nella sua accogliente chiesa e che riceveremmo con piacere per provvedere a quella che sarà benedetta e della quale prenderemo finalmente possesso del mese prossimo…
Si degni onorarmi con la sua risposta ed accettare l’espressione del mio profondo ed affettuoso sentimento col quale sono di lei, venerato Sig. Curato, il suo umile ed ubbidiente servitore. Fr. Gabriele
2) La prima lettera del Santo Curato al Fr. Gabriele: espressione di soddisfazione e desiderio di continuità.
Ars 1849
Al molto degno Fratel Gabriele,
Superiore dei Fratelli della Sacra Famiglia,
a Belley.
Rispettabile Superiore
Sono molto contento per i nostri buoni Fratelli. Desidero conservarli per sempre.
Riceva l’espressione del mio rispetto.
Mi raccomando alle sue buone preghiere.
Vianney, parroco di Ars
3) lettera del Fr. Gabriele da Tamié: comunicazione dei suoi progetti
Tamié, 07-05-1856.
Al P. J. B. M. Vianney, curato d’Ars, per Trevoux – Ain – Francia.
Egregio Sig. Curato:
Penso che per l’interesse costante e benevolo che dimostra ai figli della S. Famiglia, sentirà gran piacere al sapere che finalmente ho potuto acquisire l’antico convento di Tamié. Le scrivo di lì approfittando della visita del Fr. Atanasio a questa cara solitudine, anteriormente abitata da santi e che ha dato 45 vescovi alla chiesa. Spero che questa magnifica casa che costò più di 600.000 frs. e che Mons. l’Arcivescovo di Chambery ci ha lasciato per 20.000, torni ad essere la porta del cielo per molte anime e per coloro che lei, caro Padre, voglia inviare quando le si presenti l’opportunità. Ho intenzione di aprire qui un noviziato della Società per la Savoia ed una casa di ritiro per gli uomini che sentano il bisogno di ritemprarsi nel bene per un tempo più o meno lungo. Le chiedo, stimato Padre, implori le benedizioni del cielo sull’opera.
Il Fr. Atanasio mi ha informato del suo progetto di costruzione per la scuola di Ars. Lo approvo totalmente, benché mi sembri più prudente, prima di incominciare, di sistemare bene le cose con le Suore e con il comune ed assicurarsi i fondi per costruire.
In quanto ai 1.000 frs. di Caterina per aumentare la sua fondazione della scuola di ragazzi, mi vedo nella necessità di ritirarli per aiutarmi a riparare ed ammobiliare Tamié. Le chiedo insistentemente: abbia la bontà di metterli a mia disposizione; è un favore particolare che chiedo in questo momento alla sua paterna bontà. Ho la convinzione che la Provvidenza verrà in nostro aiuto per la costruzione di Ars che mi interessa molto.
Penso di rimanere a Tamié questa estate per mettere in moto le cose; non mi manca l’entusiasmo per fare il bene al quale Dio mi stimola, ma ho bisogno della sua grazia; la prego, stimato Padre, mi aiuti ad ottenerla dal Signore con le sue preghiere, per poter far bene ogni cosa per la sua gloria e la salvezza delle anime per le quali lei lavora con zelo ammirabile.
Si degni accettare l’omaggio del mio profondo rispetto e la sicurezza della gratitudine del suo umile ed ubbidiente figlio. Fr. Gabriele
4) la morte del Santo Curato narrata dal Fr. Atanasio Planche
“Il giorno seguente ritornando verso sera al presbiterio era stremato dal duro lavoro della giornata che aveva appena trascorso nell’esercizio del suo ministero. Non poteva né parlare, né reggersi in piedi. Si coricò e ci chiese che lo lasciassimo solo. Il giorno 30 luglio, verso l’una della mattina, si alzò per ritornare in chiesa ma non poté uscire dalla sua stanza. Chiese aiuto ed arrivarono al suo fianco prima Caterina Lassagne e poi il Fratel Girolamo. A tutte le offerte di sollievo che gli fecero, rispose: “È inutile, vedo che si avvicina la mia fine.” Tornò a mettersi a letto da dove non doveva più rialzarsi. In effetti, nonostante le assidue attenzioni e l’aiuto di validi medici, il P. Vianney, all’età di 74 anni, con l’aiuto dei sacramenti della Chiesa che ricevette il 2 di agosto con la fede viva che aveva animato tutta la sua santa vita, restituì la sua bella anima a Dio, il 4 agosto 1859, alle 2 della mattina, senza agonia, tra le braccia del Fratel Girolamo, mentre questi gli prestava l’aiuto che gli aveva chiesto. Il nome di questo buon Fratello è stato l’ultima parola uscita della sua bocca. Il P. Toccanier, suo vicario, vari missionari, vari Fratelli della comunità di Ars, il Sig.. Conte di Garets erano presenti. Anch’ io ero lì. Monsignor de Langalerie, vescovo di Belley, l’aveva visitato e benedetto, la vigilia, verso le 6 del pomeriggio. Monsignore era nel castello al momento della morte e si premurò di venire a pregare davanti ai venerati resti, il 4 nella mattinata.
Fummo incaricati di vegliare il corpo e di lasciar toccare gli oggetti di pietà che ci presentavano durante i due giorni e le due notti in cui il corpo rimase esposto. È impossibile dire l’affluenza di persone che ci furono davanti ai suoi resti mortali. Siamo stati occupati senza interruzione, Fratelli ed alunni, a turni di 3 o 4, in questo pio ministero che sacerdoti e secolari c’invidiavano. Altre tre persone si incaricarono di far allontanar i visitatori, lasciandoli solo il tempo di dire un Padre Nostro ed una Ave Maria davanti al corpo del santo. La funzione funebre ebbe luogo il sabato di mattina. Fu presieduta dal vescovo di Belley”