Il documento ” Identità e missione del Fratello Religioso nella Chiesa” completa i tre cerchi che definiscono il nostro essere fratelli religiosi. L’esortazione Vita consecrata ci fornisce il riferimento al nostro statuto di religiosi, le nostre Costituzioni ci dicono come essere Fratelli della Sacra Famiglia, e il nuovo documento si situa tra i due. I tre formano una solida base per la formazione dei novizi e degli scolastici, nonché per la formazione continua di tutti i fratelli.
Noi indicheremo qui i tre ponti che permettono di passare da un documento all’altro per evidenziare l’armonia esistente tra di loro e l’unità profonda che li anima, come dovrebbe giustamente animare la nostra vita in ognuna delle sue fasi e situazioni.
Il nome
In risposta alla profonda intuizione e ai desideri di Fratel Gabriele Taborin (Nuova guida 6 e 7), le Costituzioni dicono: “I membri dell’Istituto sono tutti fratelli e si chiamano con questo nome. “(4). E a continuazione figura la citazione della bella sintesi di Vita Consacrata (60): “Questi religiosi sono chiamati ad essere fratelli di Cristo, profondamente uniti a lui, “primogenito tra molti fratelli “(Rm 8, 29); fratelli fra di loro, nell’amore reciproco e nella cooperazione allo stesso servizio di bene nella Chiesa; fratelli di ogni uomo nella testimonianza della carità di Cristo verso tutti, specialmente i più piccoli, i più bisognosi; fratelli per una più grande fratellanza nella Chiesa “. E questo dice anche il documento “Identità e missione” alla fine del primo capitolo.
Il nome, infatti, esprime già in gran parte l’identità e la missione ed è un modo pratico e facilmente riconoscibile per determinare l’identità delle persone, delle istituzioni. “Il nome di “fratelli” indica positivamente ciò che questi religiosi assumono come missione fondamentale della loro vita” (Identità e missione 11).
Senza rivendicare l’esclusività sull’utilizzo di un nome con un significato così ampio in scala umana ed ecclesiale, i religiosi fratelli si pongono nella “funzione di segno riconosciuto dal Concilio Vaticano II” alla vita consacrata per mantenere viva la memoria nei battezzati dei valori fondamentali del Vangelo, tra cui la fraternità.
D’altra parte il nome di fratello porta con sé alcuni atteggiamenti e uno stile di vita molto concreto nella vita quotidiana. Fratel Gabriel Taborin l’ha formulato così: “… il nome di fratello che porta il religioso della Sacra Famiglia, distingue naturalmente l’atteggiamento di dolcezza che deve avere verso tutti, soprattutto verso i ragazzi. “(Nuova Guida, 685).
La relazione
“…il Mistero che ci è stato rivelato in Cristo, è rivolto ad instaurare una relazione orizzontale fra Dio e l’umanità … Le relazioni di filiazione si trasformano così, simultaneamente, in relazioni di fraternità. ” (Identità e missione, 13). Questa è la base di una profonda comunione che, a partire delm’ambito della chiesa, mira a raggiungere i confini dell’umanità.
La prima parte dell’esortazione Vita consecrata presenta la vita consacrata come “confessio Trinitatis” (confessione della Trinità), e nella logica del dono ricevuto da condividere, afferma al numero 21. “Il riferimento dei consigli evangelici alla Trinità santa e santificante rivela il loro senso più profondo. Essi infatti sono espressione dell’amore che il Figlio porta al Padre nell’unità dello Spirito Santo. Praticandoli, la persona consacrata vive con particolare intensità il carattere trinitario e cristologico che contrassegna tutta la vita cristiana. “.
Allo stesso modo si pongono le Costituzioni quando dicono che: “La vita comunitaria si radica nella Trinità che introduce i fratelli nel suo mistero di amore mediante l’azione del Padre che li chiama, del Figlio che li unisce in sé, dello Spirito Santo che li lega vicendevolmente. “. (90 C.).
Tutto ciò ha conseguenze importanti nella vita della comunità che impegna ad accettare il fratello come un ” dono del Padre” e pure per la vita della comunità cristiana: “La fraternità dei religiosi fratelli è uno stimolo per tutta la Chiesa, perché, di fronte alla tentazione del dominio, della ricerca del primo posto, dell’esercizio dell’autorità come potere, rende presente il valore evangelico delle relazioni fraterne.” (Identità e missione, 7).
Il collegamento tra comunione e missione è una delle pietre miliari essenziali in tutti i documenti attuali della Chiesa. Dobbiamo ringraziare che la Chiesa oggi riconosce che “La fraternità nel servizio ha costituito un apporto fondamentale degli Istituti religiosi di fratelli alla vita consacrata e alla Chiesa” (Identità e missione 23). Tutto questo sostiene il principio stabilito dalle Costituzioni: “I fratelli esercitano l’attività apostolica soprattutto comunitariamente. “(C 117).
La storia
Dopo aver trattato della vita del Fratello in tutte le sue dimensioni nei primi tre capitoli, le Costituzioni, nel quarto capitolo, prendono un nuovo inizio: presentano le varie tappe di sviluppo della vita del Fratello per raggiungere la sua pienezza. Poiché: “La vita dei fratelli è un racconto, una storia di salvezza per i loro contemporanei, tra i quali specialmente i più poveri” (Identità e missione 32).
L’integrazione dei vari elementi della vita consacrata è realizzata in ogni persona in modo progressivo e dinamico, con alti e bassi, con progressi e battute d’arresto. La cosa importante è di scoprire e entrare nel gioco tra la grazia di Dio e la libertà umana: è l’intreccio di ogni storia personale.
Ma dobbiamo dire inanzi tutto che questa non è una strada da percorrere individualmente. “La domanda su cosa significhi essere fratello oggi suppone questa: chi è mio fratello“? (Identità e missione 33). E la risposta ha un aspetto comunitario e un altro aspetto che si realizza nella missione, stringendo la mano dell’altro nelle attività specifiche del carisma.
In questo stesso senso, va detto che ogni storia del singolo è parte integrante della storia collettiva della Comunità, della Provincia, dell’Istituto, della Chiesa … Attualmente il cammino di formazione permanente è spesso condiviso con altre vocazioni (laici, sacerdoti). “Il religioso fratello trova nella sua famiglia carismatica un ambiente propizio per lo sviluppo della sua identità. In questo contesto infatti, i fratelli condividono l’esperienza della comunione e promuovono la spiritualità di comunione, come vero sangue che dà vita ai membri della famiglia e da essa a tutta la Chiesa” (Identità e missione 38 – Vita consecrata, 51).
“Quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli.” (Rom., 8.29.)
“E’ il nome che Gesù Cristo, l’Agnello senza macchia immolato per la salvezza del genere umano, si scelse quando ha voluto esprimerci con una sola parola tutti gli eccessi della sua bontà e del suo amore.” (Nuova Guida 6).
Fratel Teodoro Berzal
Belley, gennaio 2016