Message aux jeunes | Pour devenir Frère il faut un temps de formation |
Di Fr. Fernando Cob. 1. Dimensione genuina della vita religiosa e sua perdita
La vita religiosa laicale o vita religiosa di Fratello, come preferisce chiamarla Vita Consecrata, affonda le sue radici, nel messaggio stesso del vangelo: la carità fraterna. Il modo di relazionarsi gli uni con gli altri come fratelli è quanto qualifica i primi cristiani. Sentirsi figli di uno stesso Padre e fratelli di Cristo e trattarsi come tali, devono essere i segni di identità che inorgogliscono l’essere cristiano.
Qualunque altro titolo che denoti distinzione o superiorità è fuori da quanto esige Gesù: “Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli” (Mt. 23,8-12).
Così lo compresero i primi cristiani, e per questo motivo non sorprende che le prime forme di vita religiosa siano nate nell’ambito laicale, senza nessuna aggiunta ministeriale o di autorità. Si tentava di accentuare e testimoniare in mezzo al mondo ed i suoi valori la forza della fraternità, la testimonianza dei valori più genuini del Vangelo e l’imitazione della forma storica di vita del Maestro in modo radicale.
Ma la tendenza alla sacralizzazione dei diversi ambiti della vita ecclesiale e la conseguente clericalizzazione del monacato primitivo e di certe forme di vita religiosa, pesarono fortemente nella storia della vita religiosa e della Chiesa fino a sottovalutare, col passar del tempo, questa forma di vita religiosa ed arrivare a sfigurare in molte occasioni la sua identità e la sua essenza.
Non deve sorprendere che le prime forme di vita religiosa siano nate nell’ambito laicale,
senza nessuna aggiunta ministeriale o di autorità.
Si tentava di accentuare e testimoniare in mezzo al mondo ed ai suoi valori la forza della fraternità.
2. Recupero della fraternità
Furono, soprattutto, San Francesco di Assisi nel sec. XIII e posteriormente San Giovanni Battista de la Salle, nel sec. XVIII coloro che recuperarono con diverse prospettive la forza della fraternità che la vita religiosa primitiva aveva ricercato. Le Congregazioni di Fratelli sorte nel sec. XIX riprenderanno questo principio evangelico e lo porranno come sigillo della loro identità e centro dell’organizzazione delle loro comunità.
Le difficoltà per comprendere la “vita religiosa di Fratello” continuano ancora oggi in certi settori della Chiesa e della stessa Vita religiosa. Facilmente si tenta di capire la nostra vita dall’angolatura del lavoro e della professionalità o di definirla per quello che non si è: non siamo sacerdoti. Questa visione è ancora presente in ampi settori del Popolo di Dio.
Le difficoltà per comprendere la vita religiosa di Fratello
rimangono ancora oggi in settori della Chiesa e della stessa Vita religiosa.
3. Il Ven. Fratel Gabriele Taborin: Un Fondatore che vive e muore come Fratello
Il Venerabile Fratel Gabriele, Fondatore dei Fratelli della Sacra Famiglia, scoprì nella sua storia personale la vocazione di Fratello. Da giovane visse come Fratello nelle sue prime esperienze apostoliche quando esercitò nel suo paese natale il ruolo di maestro e catechista e lottò per la scelta evangelica della fraternità come modo di vita per sé e per i suoi Fratelli, di fronte alle pressioni per clericalizzare la sua scelta vocazionale.
Soffrì come tanti l’incomprensione storica della vocazione religiosa laicale. Però la sua condizione di Fondatore laico lo condusse a vivere questa difficoltà con maggior forza. La sua perseveranza nel fondare la Congregazione rimanendo nella sua condizione di Fratello gli procurò non pochi dispiaceri ed incomprensioni da settori sociali ed ecclesiali. Delle venti congregazioni di Fratelli fondate in Francia nel sec. XIX, quella dei Fratelli della Sacra Famiglia è l’unica nella quale il suo fondatore muore come religioso laico. Tutte le altre sono state fondate da sacerdoti, o da laici che furono poi ordinati sacerdoti.
Senza dubbio essere sacerdote gli avrebbe facilitato il cammino della fondazione e gli avrebbe evitato molte sofferenze. Nella società rigidamente gerarchizzata e nella Chiesa fortemente clericalizzata del secolo XIX non risultava facile farsi largo con un progetto di vita ed iniziare una fondazione da laico. Tuttavia, fedele a sé stesso e alle sue convinzioni, rimase Fratello nel suo vivere e nel suo morire.
Come eco di questo sforzo per mantenere la sua condizione laicale lasciò scritto ai suoi Fratelli: “Portate il dolce nome di Fratelli, non permettete che vi chiamino altrimenti. I nomi delle dignità ispirano ed impongono rispetto; questo, suggerisce al contrario solo semplicità, bontà e carità” (F. Gabriele. – Guida art. 112).
Il Fratel Gabriele lottò per la scelta evangelica della fraternità come modo di vita per sé e per i suoi Fratelli,
di fronte alle pressioni per clericalizzare la sua scelta vocazionale.
ESSERE FRATELLO OGGI
Oggigiorno la vocazione di Fratello per molti continua ad essere incompresa. Probabilmente una delle dimensioni di questa vocazione, quale il lavoro professionale, ha eclissato la parte più importante e significativa della vocazione religiosa laicale. In Vita Consecrata, in forma sintetica, viene presentato quanto vi è di più carismatico in questo modo di vita consacrata ed il suo apporto alla Chiesa: “Questi religiosi sono chiamati ad essere fratelli di Cristo, profondamente uniti a Lui “primogenito fra molti fratelli” (Rm 8, 29); fratelli fra di loro, nell’amore reciproco e nella cooperazione allo stesso servizio di bene nella Chiesa; fratelli di ogni uomo nella testimonianza della carità di Cristo verso tutti, specialmente i più piccoli, i più bisognosi; fratelli per una più grande fratellanza nella Chiesa»” (V.C.60).
Il valore evangelico della fraternità è, dunque, la messa a fuoco che rischiara l’identità e la missione di questa vocazione:
essere fratello di Cristo, essere fratelli tra di loro, e essere fratello di ogni uomo. 1. Fratelli di Cristo
Ogni vocazione cristiana fa riferimento alla relazione fraterna con Cristo. La Vita religiosa optando per una sequela radicale di Cristo ed imitando la sua forma storica di vita, rende più chiara la visibilità di questo aspetto cristiano, ed ancora più nella vita religiosa di Fratello. Il religioso Fratello si trasforma in Fratello di Cristo e passa a fare parte della famiglia di Gesù, semplicemente per “ascoltare il messaggio di Gesù e metterlo in pratica” (Cf. Lc 8, 21; Mt 12, 48-50). Non corre il rischio che i titoli di “Rabbí”, “Maestro” o “Direttore” occultino la dimensione più originale di questa relazione fraterna con Gesù e l’appartenenza alla sua famiglia.“
Per il Fratello della Sacra Famiglia, e non potrebbe essere altrimenti, Cristo è il Fratello Maggiore di chi si unisce a Lui, Lo segue e a Lui si configura:
Conformando la propria vita a quella di Cristo vergine, povero e obbediente come Egli l’ha vissuta nella vita pubblica e, soprattutto, a Nazaret con Maria e Giuseppe,il Fratello partecipa più intimamenteal mistero della morte e della risurrezione del Signore in cui è stato introdotto dal battesimo” (Costituzioni nº 20).
Il Fratello con la sua vita di preghiera e di relazione con il Padre, agisce in modo che non ricada su di lui la grave recriminazione che il vangelo lancia: “ Venne fra la sua gente ma i suoi non lo hanno accolto.” Il Fratello è convinto della grandezza che raggiunge, di quello che arriva ad essere con la sua consacrazione battesimale e religiosa: figlio di Dio e fratello di Cristo: “ A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome” ( Gv 1, 11-13).
2. Fratelli fra di loro
Gesù chiama fratelli coloro che appartengono alla sua famiglia, coloro che credono in lui e lo seguono: “Dite ai miei fratelli che vadano in Galilea; là mi vedranno (Mt 28,10)”. Per questo motivo non sorprende che i primi cristiani si chiamassero fratelli fra di loro, titolo che appare nel Nuovo Testamento in numerose occasioni per esprimere le relazioni tra i cristiani e di questi con Gesù.
Il parola Fratello, esprime l’esperienza profonda della grazia, mediante la quale si creano alcune relazioni nuove tra le persone che seguono Gesù: è la relazione della fraternità, basata sull’amore: “Amatevi sinceramente come fratelli, amatevi intensamente, di vero cuore, gli uni gli altri, essendo stati rigenerati dalla parola di Dio viva ed eterna” ( 1Pt 1,22 ).
La Vita religiosa, fin dal principio si sentì erede e continuatrice di questa esperienza e la presentò come uno dei tratti distintivi di questo modo peculiare di vita cristiana. La vita di comunità intorno a Cristo come testimonianza della comunione fraterna della Chiesa è stata sempre uno degli elementi costitutivi della Vita Religiosa e dimostrazione dell’elezione particolare del Signore a vivere con lui ed a condividere il suo destino, insieme agli altri seguaci.
Nella vita religiosa laicale dei Fratelli, la vita di comunità acquisisce un’importanza vitale. Non è un modo di organizzarsi per poter vivere o una forma per garantire l’efficacia nell’apostolato. No; è una rivelazione di queste nuove relazioni che la Parola ha creato, è una manifestazione profetica del Regno che è già qui presente, tra gli uomini, superando le differenze che gli uomini creano a causa di ideologie, caratteri o posizioni sociali ed economiche.
È una maniera privilegiata di esprimere in modo visibile la comune dignità dei membri della Chiesa, la loro uguaglianza fondamentale di figli di Dio.
Il Fr. Gabriele Taborin qualificò queste relazioni tra i Fratelli, fondate sulla fraternità, come “spirito di corpo e di famiglia”. Facendo attenzione ai legami, “legami vitali”, che univano la Sacra Famiglia a Nazaret, volle che i suoi Fratelli riproducessero nei vari aspetti della vita questa comunione fraterna; che scoprissero il significato di Gesù, Maria e Giuseppe come familia.
Il Fratello della Sacra Famiglia costruisce la fraternità in particolar modo nella preghiera personale e comunitaria. È qui dove si scopre la fonte della fraternità e dove la si alimenta affinché cresca. Più che essere Fratello in un momento determinato, si arriva ad esserlo quando ogni giorno si costruisce la comunità, quando, insieme ad ogni Fratello, si condivide la stessa strada, quando si accetta ogni membro della comunità e si dialoga con lui, quando si cresce insieme, riconoscendo le qualità e superando i difetti dei Fratelli, quando svolgono il loro lavoro apostolico come “comunità” (Costituzioni 117).
Il Prologo delle Costituzioni dei Fratelli ha alcune parole molto belle per esprimere gli atteggiamenti che i Fratelli devono manifestare nelle loro relazioni.
“La tua vita religiosa non è soltanto coabitazione, ma comunione di persone.
I tuoi fratelli sono un dono del Padre.
Abbine cura.
Amali.
Anch’essi ti considerano un dono del Padre.
Davanti a Dio sei responsabile dei tuoi Fratelli.
La tua gioia sia anche la loro gioia.
Condividi le loro sofferenze, il loro ideale ed i loro sforzi.
Non indurli al male.
Sii tra loro una continua presenza di pace.
Sii aperto con loro, ed essi lo saranno con te.
Nel crogiolo del dialogo
i valori del passato, del presente e del futuro
assumeranno un volto riconoscibile e attraente”.
3. Fratelli di ogni uomo
Essere fratelli di Cristo e fratelli tra di loro, conduce inevitabilmente ad essere fratelli delle persone che il Signore mette sulla nostra strada. Essere figlio di Dio e fratello di Gesù, porta a considerare ogni uomo come fratello e preoccuparsi di lui, specialmente se è povero, debole e bisognoso.
Quando Gesù chiama i suoi discepoli li chiama non solo affinché l’ascoltino, bensì affinché condividano la sua vita; e sappiamo che la vita di Gesù fu al servizio dell’uomo. Detto in altro modo: la chiamata a seguire Gesù porta con sé anche la missione di stare tra gli uomini: “ Salì poi sul monte, chiamò vicino a sé quelli che egli volle ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici, perché stessero con lui e per mandarli a predicare e avessero il potere di scacciare i demoni” (Mc.3,13-15).
Specialmente per coloro che seguono “da vicino” Gesù, come i religiosi, il mandato di evangelizzare diventa più urgente e radicale. Il mandato ad estendere il Regno che ogni religioso ha in sé per il fatto di essere cristiano, radicato nel suo Battesimo e Confermazione, acquisisce maggiore esigenza e forza in base alla sua consacrazione religiosa.
Per il religioso Fratello, per il Fratello della Sacra Famiglia, il suo apostolato al servizio della persona supera la considerazione di un mero lavoro, o di un semplice appoggio pastorale, per trasformarsi in autentico ministero ecclesiale (Cf. Vita Consecrata nº 60). Riceve un mandato specifico ed un invio concreto per servire alla comunità cristiana.
Il Venerabile Fratel Gabriele Taborin così lo intuì e così lo ha vissuto fin dagli anni della sua giovinezza, nel suo compito di maestro, di catechista e di animatore liturgico nella sua comunità natale e così volle trasmetterlo ai suoi Fratelli. Il Fondatore dei Fratelli interpretava la missione dei Fratelli nelle scuole o nelle parrocchie, non solo come una collaborazione, bensì come un vero apostolato, formato da vari ministeri di animazione, per fortificare l’identità cristiana della comunità e farla crescere e maturare nei valori evangelici.
La comunione fraterna, punto centrale della vita comunitaria dei Fratelli della Sacra Famiglia, non si trasforma in un ripiegamento su sé stessa bensì in un’apertura verso gli uomini e le loro necessità ed una disponibilità maggiore per la missione: “All’interno della comunità e per mezzo suo, lo slancio, la formazione e l’azione apostolica trovano impulso e sostegno”. (Costituzioni 117).
- L’APOSTOLATO:
Sentire con la Chiesa universale, evangelizzare nella chiesa locale, incoraggiare la comunità cristiana locale.
- Fratelli in missione
L’essenza dell’identità del Fratello, come quella della Vita Religiosa, bisogna vederla in quello che è: consacrazione e testimonianza dei valori del Regno, missione apostolica e testimonianza personale, attività umanizzatrice e dedizione generosa. Tutto questo non lo si può separare dall’identità del Fratello e dalla sua consacrazione; è parte di essa. I Fratelli della Sacra Famiglia abbiamo molto presente che per noi, come religiosi Fratelli, “ l’attività apostolica è dimensione essenziale della consacrazione a Dio e al Regno e come espressione di amore verso il prossimo ” (C. 115).
I Fratelli condividendo il carisma del Fondatore, il Venerabile Fr. Gabriele Taborin, siamo stati chiamati ad evangelizzare nella Chiesa locale, specialmente tramite le tre espressioni tanto care e vissute da lui:
- l’educazione cristiana,
- la catechesi
- e l’animazione liturgica.
Ogni comunità di Fratelli è inviata ad una chiesa particolare ed in essa evangelizza con la sua testimonianza di vita e la sua attività apostolica. Come il Venerabile Fratel Gabriele che amava sempre la Chiesa dove esercitava il suo apostolato e i suoi pastori, noi Fratelli ci sentiamo membri vivi della Chiesa particolare dove il Signore ci ha inviati. La Chiesa locale con le sue peculiari caratteristiche religiose e culturali costituisce lo spazio geografico ed umano nel quale viviamo la nostra vocazione e realizziamo la nostra missione.
L’evoluzione della società, lo sviluppo della stessa Chiesa, la progressiva incorporazione del laico alla vita della Chiesa, cosciente delle implicazioni del suo battesimo, la sparizione di alcune carenze sociali e la nascita di altre, il contesto culturale, economico, sociale e religioso dei diversi paesi nei quali si trovano i Fratelli ha fatto sì che il carisma e l’apostolato del Fratello si incarni in modo eterogeneo in ogni posto, senza perdere l’intuizione primigenia del Venerabile Fr. Gabriele.
La persona che visitasse attualmente tutte le comunità dei Fratelli nel mondo, osserverebbe un grande ventaglio di opzioni e servizi nell’apostolato e nel modo di portarli avanti. Potrebbe trovare Fratelli che educano in scuole e collegi, Fratelli che dirigono o collaborano in scuole di catechisti e di pastorale; Fratelli che impartono catechesi in parrocchie, scuole o gruppi giovanili, Fratelli in centri professionali. Scoprirebbe Fratelli in chiese e santuari che animano la liturgia o accompagnano e formano giovani in case di formazione e centri d’accoglienza.
Essere figlio di Dio e fratello di Gesù, porta a considerare ogni uomo come fratello e a preoccuparsi per lui,
specialmente se è povero, debole e bisognoso.
2. Con stile nazareno
“Lo spirito di famiglia contrassegna lo stile della loro azione, li guida nella missione verso gli uomini, caratterizza la loro opera educativa e rafforza i legami di solidarietà umana, ovunque essi siano inviati” (Costituzioni nº 14).
Gesù, Maria e Giuseppe sono “il modello e il sostegno” di ogni iniziativa che i Fratelli intraprendono per favorire lo sviluppo dell’uomo. La fraternità e familiarità, frutto del nostro spirito di famiglia, segnano il nostro stile nelle relazioni con le persone con le quali lavoriamo.
Soffermiamoci ora agli ambiti principali di apostolato. Ispirandoci all’azione del Padre che “scelse la Sacra Famiglia per dare suo Figlio agli uomini” (Costituzioni 116).
3. Educazione: La sfida di evangelizzare la cultura
“ I Fratelli si dedicano principalmente all’educazione cristiana … Orientano i valori della cultura all’annuncio della salvezza, per aiutare gli alunni a realizzare in se stessi l’unità viva tra cultura e fede.” (Costituzioni 124).
Nella Congregazione, e soprattutto, nella provincia spagnola, l’educazione è stata sempre presente come espressione privilegiata del nostro carisma e del mandato del Venerabile Fratel Gabriele che svolse con gran zelo e pedagogia la sua vocazione di educatore cristiano. Dalle prime scuole rurali che si aprirono, fino alla creazione delle scuole attuali, l’educazione cristiana ha configurato la storia e l’organizzazione dei Fratelli.
Il Fratello è convinto che l’educazione, basata sui valori evangelici, è un mezzo privilegiato per creare l’uomo nuovo, l’uomo evangelico. È uno degli areopaghi moderni dove si prepara il futuro della società. Il Fratello educatore unisce l’aspetto strumentale e funzionale delle conoscenze con quello dei valori e delle virtù, la formazione della mente con quella della coscienza. Il lavoro di educare fu sempre appassionante ma difficile; la “emergenza educativa” che viviamo attualmente nella società si fa più complessa e difficoltosa. Ma, proprio per questo motivo diventa oggigiorno più necessaria.
Il Fratello educatore è persuaso dell’efficacia dello “spirito di famiglia” come metodo educativo, spirito che favorisce la relazione tra i diversi componenti dell’educazione: professori, genitori ed alunni.
Il Concilio Vaticano II ricordò al mondo che “Il futuro dell’Umanità sta nelle mani di chi sa dare alle generazioni future ragioni per vivere e ragioni per sperare” (GS) 31. E senza dubbio la faccenda educativa realizzata dai valori cristiani ha questa finalità: dare al giovane di oggi, tante volte disorientato, motivi per vivere e motivi per sperare e costruire un mondo migliore, più umano, più degno.
4. Catechesi: La bellezza di annunciare la Buona Notizia
“Nelle attività apostoliche i Fratelli danno il primato alla catechesi, seguendo in ciò l’esempio del Fondatore. Proclamano, nel nome di Cristo, il messaggio della salvezza e l’appello alla conversione”. (Costituzioni 122).
Il Venerabile Fratel Gabriele Taborin mostrò sempre una grande stima per questo compito. Fin da piccolo fece da catechista in numerose parrocchie, e in varie occasioni, dal 1824 al 1829, fu catechista itinerante. Scriveva ai Fratelli dicendo loro che “non c’è attività più bella, più rispettabile e più meritoria di quella di catechista, se la si esercita con fede… perché insegnano la stessa cosa che Gesù Cristo venne ad insegnare sulla terra” (Fr. Gabriele. Nuova Guida nº 896). Aveva ben meritato il titolo di “Catechista Apostolico” che gli concesse il papa Gregorio XVI.
I Fratelli si sono mantenuti fedeli a questa preziosa eredità del loro Padre. La catechesi intesa come l’annuncio esplicito del messaggio evangelico è stata sempre presente nel loro apostolato. Senza dubbio, il Fratello come laico e consacrato, è molto qualificato per questa responsabilità ecclesiale di iniziare alla fede ed avviare alla vita cristiana. Avvicinare i cuori a Dio affinché accolgano nel cuore la persona e il messaggio di Gesù è un bel compito ed un ministero chiave nell’evangelizzazione che onora il Fratello che lo svolge.
I Fratelli esercitano attualmente principalmente questo ministero nelle opere educative. Le lezioni di Religione, l’approfondimento della fede nelle comunità e nei gruppi cristiani, i momenti forti di esperienze di fede e vita come Pasque, Accampamenti, Festival vocazionali e l’ambiente educativo intriso di cultura cristiana sono i principali mezzi sui quali contiamo.
Nell’ambiente scolastico delle nostre opere, il Dipartimento di Pastorale ha un ruolo particolarissimo per garantire ed incoraggiare questo compito della catechesi scolastica.
Anche le parrocchie nelle quali sono inserite le comunità hanno costituito tradizionalmente spazi dove i Fratelli hanno impartito la catechesi.
5. Liturgia: L’invito ad adorare Dio in “spirito e verità”
“ Eredi dello zelo ardente del Fondatore i Fratelli si impegnano a promuovere la vita liturgica, della quale sono partecipanti attivi e animatori. “(Costituzioni nº 123).
Tutta la vita del Venerabile Fratel Gabriele fu segnata dalla liturgia. Da un lato incoraggiava i fedeli a partecipare alle cerimonie liturgiche delle parrocchie ed ad apprezzarle e dall’altra svolse attività in relazione con esse che nella sua epoca avevano un buon significato come quella di sagrestano, cantore, sorvegliante dei templi …
Nelle diverse versioni delle sue Regole, descrivendo la missione apostolica dell’Istituto, dedica sempre una parte importante ad orientare i Fratelli su come vivere la Liturgia e come animarla. Raccomanda loro caldamente che esercitino “così rispettabili e sante funzioni” con fede viva, zelo apostolico per la gloria di Dio, edificazione per la gente, merito per la loro anima ed onore per la loro Congregazione (NG 844).
L’espressione “animazione liturgica” raccolta dalle nostre Costituzioni traduce, da un lato la partecipazione che come battezzato e consacrato corrisponde al Fratello nel suo vivere il mistero cristiano e la vita della Chiesa e dall’altra, i diversi compiti che può svolgere con l’animazione.
Oggigiorno, la maggiore presa di coscienza della missione dei laici nel condividere la vita della Chiesa, nelle sue strutture e servizi e la perdita di valore di alcune funzioni che in altro tempo si consideravano importanti nella vita delle parrocchie, ha fatto sì che alcuni di questi compiti non si realizzino più o che vengano effettuati da qualsiasi fedele in virtù del suo battesimo e confermazione.
Nonostante questo, in base alla sua condizione di laico e di consacrato, per il Fratello, incoraggiare e motivare i giovani e gli adulti delle nostre opere educative e parrocchie a che diano culto a Dio in “spirito e verità” ed invitarli a partecipare e ad animare la vita di fede della loro Chiesa locale e ad inserirsi in essa, saranno sempre compiti attuali e necessari.
6. Il ventaglio dell’animazione della comunità cristiana
Come abbiamo già menzionato, il Venerabile Fratel Gabriele intese sempre la sua vocazione come animatore della comunità cristiana che comprendeva le tre manifestazioni del carisma. Più che le attività concrete che realizzava, gli importava la costruzione della comunità, della parrocchia, e che l’ambiente che si respirava nei paesi fosse cristiano. Da questa convinzione nacquero i distinti servizi che egli svolse e che trasmise ai suoi seguaci. Essere maestro, catechista, sagrestano, cantore o amministratore di una parrocchia; dirigere una scuola o un orfanotrofio … erano distinte dimostrazioni di un unico obiettivo: dinamizzare la comunità cristiana locale, farla crescere, mantenerla nella fede.
Sempre unì inseparabilmente la scuola ed il tempio, l’altare ed il banco, l’educazione cristiana, la catechesi e l’animazione liturgica, la parola “profana” proferita nella scuola e la parola “sacra” proclamata nella Chiesa.
L’apostolato dei Fratelli esercitato con vari servizi è come un raggio di luce decomposto in mille colori. Le circostanze concrete nelle quali vive il Fratello l’obbligano in pratica a dare priorità ad un aspetto del carisma su un altro, ma avrà sempre l’obbligo di ascoltare la voce dell’uomo contemporaneo con il quale vive, di ascoltare la Parola di Dio che dà senso alla sua esistenza e di unirle.
Il Fr. Gabriel intese sempre la sua vocazione come di animatore della comunità cristiana.
Più che le attività concrete che realizzava, gli importava la costruzione della comunità, della parrocchia